Benvenuto Lucano. Hai appena spalancato gli occhi senza vedere le
meraviglie della tua terra. Ma un giorno, molto presto, queste meraviglie
accarezzeranno il tuo sguardo incuriosito. Sorriderai e spalmerai i prati con
le tue capriole di primavera. Sentirai il suono dei torrenti copiosi di acqua
sorgente. Un giorno proverai le emozioni del terriccio umido sulla tua pelle.
Scalzo sulla sabbia di Metaponto, vorrai tuffarti nel mare che fu di Pitagora.
E il sole, quel bel sole di giugno, quando il grano ormai scoppia, bacerà la
tua fronte ingenua e promettente. Salterai sugli alberi di ulivo e sognerai
l’avventura. Giocherai a nascondino tra i filari della vigna fino a quando
sarai alto quanto una vite matura di aglianico. E allora raccoglierai da solo i
frutti degli alberi. Attraverserai colline luminose e terre aride. Pianure
fiorenti e montagne boriose. E quando ti fermerai a pensare sulla riva di
un fiume ferito, che sia l’Agri o il Basento, il Sinni o il Bradano, ti chiederai
qual è la tua strada. Sei nato in Basilicata, Lucano, quindi non hai scelta. O
usi le ali verso la libertà, o cammini verso la prigionia. Per usare le ali
devi avere il potere. Ma sta attento, puoi ingannare te stesso e gli altri. Il
potere reale è l’esercizio pieno della libertà. Non credere mai che il potere
sia nel denaro, o nella capacità di influenzare gli altri con ogni mezzo, o
nella legittimazione a decidere per loro. Il potere è nella libertà di essere
umano. Se non hai la libertà di dire “no”, se devi chiedere il permesso a un
tuo simile per agire nella giustizia, se devi mostrare riconoscenza a qualcuno
per benefici ricevuti a danno di qualcun altro, allora non hai potere. Non hai
potere, perché non sei libero. Se devi limitarti nel parlare, se sei
costretto a tacere il tuo pensiero autentico per timore di essere punito,
allora non sei libero, perciò non hai potere. Se la tua coscienza è cieca e
sorda non sei libero, perciò non hai potere. Per camminare verso la prigione
devi fare il contrario. Non devi cercare il potere, ma il potente che ti
protegge. Devi deporre le ali, abdicare al silenzio, chiudere gli occhi e
serrare ogni istinto di ribellione. Vedrai che in prigione starai benissimo.
Colazione, pranzo e cena. Lavoro raccomandato ma dignitoso. Ferie garantite e
il padrone premuroso che coltiva i suoi voti nella tua testa confusa. Ma non
potrai più spalmare i prati con le tue capriole. Non potrai sentire i suoni dei
torrenti copiosi di acqua sorgente. Non potrai più raccogliere da solo i frutti
sugli alberi. Perché la prigione non prevede prati e fiumi, alberi e
frutti. La prigione fa marcire la coscienza, e senti solo puzza. Aria
pesante. Acredine di egoismo al posto della fragranza del pane caldo, lacrime
da fumo al posto dei pianti di gioia. In prigione ti porteranno dei giornali da
leggere. Non il nostro. Potresti evadere. La nostra libertà a te non costerebbe
niente. A noi tantissimo. Mentre la tua prigionia, goduta nel nome del supremo
interesse individuale, noi la pagheremmo a caro prezzo. Costerebbe decenni di
sottosviluppo, di inquinamento, di ingiustizie. Decenni di inganni e di
ruberie. Decenni di futuro al macero. Scegli la libertà, non la prigione. Ma
devi sapere che non è facile. Qui, bambino mio, ci sono molte gabbie in cerca di
uomini liberi.
Michele Finizio Basilicata 24