mercoledì 30 maggio 2012

Il terremoto in Emilia e gli aspetti indotti in Basilicata


  
Ritorniamo sulla questione del terremoto con un ottima nota di Antonio Nicastro , non per fare facile allarmismo ma per chiedere prevenzione. Intanto subito il comune deve darci certezza della Tenuta sismica dei Locali pubblici in primis le scuole , poi Comune prefettura e Provincia tutte ogni uno per le proprie competenza pubblicare sui propri siti i PIANI DI EMERGENZA ; PERCHE' I CITTADINI LI DEVONO CONOSCERE PER METTERLI IN PRATICA; Prevenzione significa preparare le persone 

INOLTRE CHIEDIAMO A VOI LETTORI DI QUESTO BLOG , DI SUGGERIRCI INIZIATIVE DI SOLIDARIETà PER DARE UNA MANO ALLE PERSONE COLPITE DAL TERREMOTO IN EMILIA.  

Il tragico terremoto che ha colpito l’Emilia, un area fino ad oggi ritenuta simicamente tranquilla, i gravi danni arrecati al patrimonio artistico e monumentale, ci hanno particolarmente impressionati, il pensiero è andato alla sera del 23 novembre 1980 e si sono risvegliate paure ormai sopite.
Una notizia, fra le tante provenienti dall’epicentro del sisma, merita un doveroso approfondimento.
In Emilia stava per essere creato il primo deposito sotterraneo di gas metano in Italia, nonostante l’opposizione delle popolazioni, dei sindaci, della stessa Regione Emilia Romagna, l’iter autorizzativo era quasi completato e la società Erg Rivara Storage era pronta a stoccare a 2.800 metri di profondità 3,7 miliardi di metri cubi di metano in 19 pozzi.
La terribile scossa del 20 maggio scorso ha avuto come epicentro proprio l’area dove è previsto il maxideposito di gas, fra gli effetti sul suolo causati dal terremoto sono ben evidenti le spaccature nel terreno per cui il fronte di chi si oppone alla realizzazione del deposito è tornato a rumoreggiare evidenziando che se il sottosuolo a cavallo delle province di Modena, Ferrara e Bologna fosse stato “riempito” di gas con ogni probabilità si sarebbe verificata una immane tragedia. Per questo motivo il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha dichiarato di voler sospendere il rilascio delle autorizzazioni.
Le vicende del terremoto emiliano devono essere occasione di dibattito in Basilicata, regione notoriamente classificata altamente sismica, in relazione ai progetti che prevedono, fra l’altro, la realizzazione in Valbasento di un deposito da 1,4 miliardi di metri cubi tra Grottole, Ferrandina, Pisticci e Salandra a cura del colosso russo Geogastok.
Qui in Basilicata, al contrario di quanto accade in Emilia, le autorità locali sono favorevoli alla realizzazione del deposito di gas, i sindaci dei comuni in cui ricadono i pozzi svuotati dal gas estratto negli anni passati hanno più volte sollecitato la Regione Basilicata ad accelerare le pratiche per concedere le autorizzazioni.
A cercare di resistere alcune associazioni ambientaliste, non tutte (Legambiente, per esempio non si è mai occupata di queste faccende) e pochi cittadini particolarmente sensibili.
In Basilicata, dunque, regione ad elevatissimo rischio sismico, non si è affrontato il problema deirischi indotti che la realizzazione di un deposito sotterraneo di gas può causare. Strano davvero. Nell’Emilia, erroneamente ritenuta zona a basso rischio il problema è stato affrontato in maniera molto incisiva con assemblee pubbliche con la partecipazione di eminenti scienziati, geologi, esperti della materia per cui il fronte dell’opposizione ha avuto ragione in virtù di quanto accaduto con la forte scossa del 20 maggio.
In Basilicata si tende a banalizzare le proteste dei cittadini e delle associazioni ambientaliste, non ci si sofferma a studiare i possibili rischi derivanti da un sisma di intensità elevata, non si sa cosa succederebbe ai tanti kilometri di gasdotti che dovrebbero attraversare la nostra regione per stoccare il gas nelle viscere della terra. Si sorvola su un aspetto fondamentale afferente la salute dei lucani, ignorando il principio di precauzione presente nella nostra Costituzione e si spera di creare sviluppo con l’obolo delle compagnie che vengono ad “investire” in Basilicata.
Il passato ed il presente non hanno insegnato nulla agli amministratori lucani che ancora credono alla favola delle royalties.
Senza strumentalizzare alcuna vicenda degli ultimi anni della storia della Basilicata, limitandoci a leggere la realtà sociale, c’è da rimanere interdetti.
Fallito il progetto di industrializzazione, nei poli chimici in Valbasento e a Tito scalo, rimangono i segni di un devastante inquinamento che tarda ad essere eliminato, centinaia di lavoratori ammalatisi nelle fabbriche che utilizzavano l’amianto, migliaia di metri quadri di terreni resi inutilizzabili perché irrimediabilmente contaminati, non sono stati risparmiati i corsi d’acqua.
Dal sogno industriale infranto si è passati a quello “energetico”. Ed ecco il famoso accordo con l’ENI che ha autorizzato le estrazioni petrolifere in un’area a forte vocazione agricola e turistica senza pretendere il rispetto degli accordi sul monitoraggio ambientale e sanitario, una  macchia della politica nostrana che in tutti questi anni ha dormito alla grande. Dopo quindici anni di estrazioni la Valdagri non è diventata il Texas lucano, anzi…… tutti i Comuni ai margini dei pozzi hanno le stesse problematiche di tutti i comuni dell’interno della Basilicata e devono fare i conti con unospopolamento spaventoso e con una economia collassata.
Possiamo affermare, senza temere di essere smentiti, che il petrolio non ha portato lo sviluppo promesso. Ha però contribuito a devastare l’ambiente e le condizioni di salute di molti lucani.
Un altro polo petrolifero si sta realizzando nella valle del Sauro, un nuovo centro oli è in costruzione, nuove condotte attraverseranno la regione per congiungersi all’oleodotto che arriva a Taranto, il tutto in una zona sismica fra le più importanti d’Italia e dove le sole “prove” di nuove estrazioni creano già allarmi e preoccupazione ed anche oggi, come ieri,  si opera senza che le Istituzionioperino un benché minimo monitoraggio ambientale.
Alla luce di quanto poteva succedere nella pianura padana non sarebbe il caso di verificare se tutte le installazioni presenti e future presenti in Basilicata potranno reggere in presenza di eventuali, tocchiamo ferro, nuovi terremoti? Sperando che le notizie di stampa di questi giorni che parlano di “probabili” scosse di una certa importanza che potrebbero interessare l’Appennino meridionale e la Sicilia nel giro di un anno, siano destituite di ogni fondamento.

http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/pericolos_d0.pdf

http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=27506

http://www.palermomania.it/news.php?id=38594

PS interessante il commento di Enzo Palazzo che dice :  
Ti sbagli, caro Astronik, non hai letto la gazzetta di domenica .... il prof Doglioni, geologo numero 1 in Italia ha detto che è tutt'apposto. Dormi tranquillo. Dimenticavo, gli studi di Doglioni sono stati usati dalla Erg per giustificare la presenza del deposito di gas in emilia romagna, quello che la Regione Emilia non ha autorizzato e dove i cittadini, quando questi prof (c'era anche Boschi e non so se c'era anche Doglioni) sono passati gli hanno gridato "venduti ... venduti ... venduti". Occorre ricostruire le regole di questa nazione inserendone una per prima: o si è prof universitari o si è consulenti di enti pubblici e società private ... o si è procuratori o si è consulenti della Regione .... di banche eccetera eccetera. 

Anche questa è la basilicata.
QUINDI NOI NON CI FIDIAMO

3 commenti:

  1. CHIUDETE L'OSPEDALE DI VILLA D'AGRI


    Il diktat ENI e il pozzo vicino all’ospedale


    Alcuni cittadini di Villa d’Agri segnalano alla Ola che sono in atto i lavori per l’approntamento della postazione dove, entro qualche settimana, è previsto il montaggio della torre di trivellazione del pozzo ENI ALL2. Si tratta -. ricorda la Ola – del pozzo situato a poche centinaia di metri dall’ospedale di Villa d’Agri e proprio a ridosso del popoloso centro abitato che vedrà svettare l’imponente struttura petrolifera sulle proprie case e strutture pubbliche. Il presidente della Regione Basilicata, Vito De Filippo, dopo le manifestazioni di protesta, si era impegnato a delocalizzarlo lontano dall’area ove invece oggi fervono i lavori. ENI, preoccupata solo di non perdere tempo, e denaro, per non richiedere nuove autorizzazioni e per realizzare l’allacciamento al limitrofo oleodotto, ha chiesto ed ottenuto di realizzare il pozzo Alli 2 nel punto stabilito. Il diktat della compagnia ha trovato evidentemente consenzienti il sindaco di Marsicovetere, Claudio Cantiani abbagliato da promesse occupazionali, e il governatore lucano impossibilitato evidentemente a dire no all’ENI. Essi hanno acconsentito infatti che il pozzo Alli 2 sorgesse proprio di fronte all’ospedale di Villa d’Agri e nel centro abitato di Villa d’Agri. La Ola continua oggi a sostenere la sua delocalizzazione poichè altamente rischioso per la salute e l’ambiente dei residenti. I pozzi – ricorda la Ola – possono esplodere, così come è già accaduto al pozzo Monte Alpi 1 Or, in Val d’Agri, o possono causare emissioni di gas tossici, così come accade presso il pozzo Gorgoglione 2 della Total. E’ da irresponsabili – ribadisce la Ola – non evitare questi rischi e fidarsi ciecamente delle logiche imposte dalle compagnie petrolifere dove ENI, per il pozzo in questione, ha previsto inutili azioni di mimesi che non incidono minimamente sui rischi ambientali e di impatto sanitario, quali la colorazione della torre di trivellazione per mimetizzarne l’impatto visivo e luci soffuse forse per non disturbare le visioni notturne dei valliggiani.


    http://www.olambientalista.it/il-diktat-eni-e-il-pozzo-vicino-allospedale/

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  2. http://www.brucialanotizia.it/2012/05/30/terremoti-e-petrolio-ce-di-mezzo-il-fracking/

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  3. De Filippo ci sta mandando in rovina... Cosa si può fare per mandarlo via!!!

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