giovedì 10 maggio 2012

Basilicata in recessione. Crolla l'economia

Quattro anno di recessione e il 2012 sarà peggio con il Pil in calo di due punti. Perdono industria e servizi, record negativo per il commercio. Poco export, le imprese innovano poco: i dati Unioncamere


E' una recessione stagnante quella in cui si trascina la Basilicata ormai da quattro anni, non interrotta nemmeno dalla parziale ripresa che il Paese ha conosciuto nel 2010, e che non abbandonerà la regione nemmeno nel 2012, con la previsione di un Pil in calo di due punti percentuale. 
L’economia locale paga lo scotto di due fattori principali: la bassa propensione all'export delle aziende (le poche imprese esportatrici si mostrano quelle maggiormente in grado di reggere alla crisi) e la minore propensione da parte delle imprese all'innovazione. Chi esporta e innova, soprattutto medie e grandi imprese, è più propenso ad assumere nuovo personale. E' questo quanto emerso dal rapporto di Unioncamare presentato ieri nella sede della Confcommercio, in occasione della decima giornata dell'economia, che dipende un quadro a tinte fosche per il tessuto economico locale. Anche nel 2011 è stata registrata una pesante caduta dell'attività industriale, «mai riuscita a risollevarsi dall'inizio della crisi, a differenza di quanto osservato a livello nazionale». I volumi di produzione delle piccole e medie imprese manufatturiere sono diminuiti del 4,3 per cento. Contrazioni aggravatesi negli ultimi mesi del 2011, a dispetto di un parziale contenimento della parte iniziale dello stesso anno. A fine anno la recessione ha interessato il 58 per cento delle imprese manifatturiere. Il fatturato ha ceduto di 3,7 punti. I settori più colpiti sono quelli dell'industria del legno e del mobile, del tessile, della chimica e delle materie plastiche. Ma la situazione più critica rimane quella dell'edile dove è stata registrato il maggior numero di posti di lavoro andati in fumo. In grossa crisi il mercato immobiliare residenziale che perde più dell'otto per cento in un anno. Un 2011 nerissimo per il commercio con una flessione record del 9 per cento. Ma il calo pronunciato ha riguardato tutto il settore dei servizi. E per la prima volta il settore al netto del commercio è stato interessato (trasporti, logistica e servizi alle imprese) da un calo occupazionale. Tiene bene, invece, il turismo che si conferma settore trainante per l'economia lucana. 
A riprova della profonda crisi del sistema produttivo lucano il galoppare della cassa integrazione che nel 2011 è arrivata a sfiorare i 10 milioni di ore autorizzate. Sul fronte dell'occupazione, secondo i dati Istat ci sarebbe un certo miglioramento (più 1,3 per cento) rispetto al 2010, grazie alla domanda del settore industriale e agricolo. Tendenza però interrotta nel secondo semestre, con numeri nuovamente negativi negli ultimi tre mesi del 2012. Ma si tratta di «dati da leggere con cautela», specifica il rapporto in ragione delle «stime approssimative che se ne potrebbero dedurre». L’Istat comprende infatti nello “status” di occupato anche chi ha lavorato per una sola ora. Il rapporto tiene dunque conto delle indicazioni che arrivano dall'Inps, secondo le quali continua a registrarsi una flessione del numero dei lavoratori dipendenti Anche se - è specificato nel rapporto - «i tassi di decremento si sono dimezzati rispetto all'anno precedente». La crisi occupazionale investe anche il settore dei servizi mentre si ridimensionano i fenomeni di espulsione di manodopera nell'industria manifatturiera. Ma la congiuntura negativa spinge a un maggiore ricorso a forme di lavoro temporaneo, sempre più in crescita. «Ciò spiega - si legge nel rapporto - il dato apparentemente anomalo di una tendenziale riduzione della disoccupazione che interessa quelle componenti dell'offerta più propense ad accettare impieghi a tempo parziale, mentre le persone che perdono il posto di lavoro sono sempre più in aumento». Quindi, meno posti di lavoro, più instabili e precari. Cresce poi quella che viene definita la “disoccupazione nascosta”, ovvero che comprende coloro che sono disponibili a lavorare ma non cercano un posto di lavoro. Non aiuta, poi, la stretta creditizia, che si fa sentire anche in Basilicata, aggravata dall'emergenza insolvenze tutta lucana, aumentata del 60 per cento negli ultimi dodici mesi. E le previsioni, per il 2012, non sono affatto rosee: oltre a un calo del Pil di mezzo punto percentuale in più rispetto a quello nazionale, si registra un clima di fiducia tra gli imprenditori ai minimi storici. 
«La crisi c'è. E' ampia, profonda, trasversale - è la premessa del presidente Unioncamere Basilicata, Angelo Tortorelli che ha aperto i lavori insieme al presidente della Confcommercio, Pasquale Lamorte - Non risparmia niente e nessuno, coinvolge imprese, famiglie, mette arischio la spina dorsale dell'economia lucana. I dati ci dicono che nel lungo tunnel dell'economia luca c'è ancora tanto buoio, ma che la debole luce che s'intravede in fondo non si è ancora spenta». 
Quotidiano della Basilicata


Mariateresa Labanca