Di PARIDE LEPORACE
A liste presentate nei 26 comuni lucani chiamati alle urne per il rinnovo dei municipi emerge un dato politico abbastanza evidente. La crisi di crescenza del Partito-Regione. Un gigantismo muscolare alle prese con i tagli delle poltrone nei consigli che ha aumentato il clima di guerra interna tra gruppi e sottogruppi e governato non sempre benissimo dal quartier generale centrale. La flessibilità del lavoro, il reddito delle famiglie, costi della politica e la corruzione non entreranno nelle agende locali; si parlerà poco di questi temi cruciali nei prossimi giorni, invece molti politici di professione si scontreranno con esperienze civiche, il Pdl tenterà l’eroica resistenza e qualche assalto all’arma bianca. Il termometro astensionista misurerà la forza del Partito-Regione e del suo maggior azionista di riferimento, quel Pd che contiene insieme esperienza democratica e carrierismo spinto, partecipazione dal basso e interesse personale.
Siamo sbigottiti per quanto accade a Rapolla. Il sindaco uscente, Michele Sonnessa, esponente di punta degli ex Ds, grande elettore congressuale del segretario Speranza e del presidente Vincenzo Folino, è stato pescato con le mani nella marmellata per aver copiato e incollato il programma elettorale del suo collega di Scandicci. La replica inviata ieri ai giornali dal sindaco Sonnessa per quanto accaduto è sconcertante; con piglio da marchese del Grillo, l’esponente democratico minimizza il fatto scrivendo di ascolto dei cittadini (trattati evidentemente come dei buoni selvaggi) e riempendo il foglio (si spera questa volta per suo ingegno) di concetti illuminati e progressisti. Il candidato in questione è uomo di rilievo del partito-Regione. Egli pratica l’accumulo della cariche senza infigimenti, essendo sindaco, consigliere provinciale, coordinatore dell’Area programma. Da mesi ha varato una campagna elettorale dal sapore berlusconiano riempiendo il Vulture di manifesti sei per tre per consolidare il suo vasto consenso. E’ immorale e poco sobrio che il Pd non abbia da dire nulla su questo stupro della democrazia. La riforma elettorale degli anni Novanta si caretterizzò molto sulla questione del programma. Una sorta di Bibbia laica dell’impegno con gli elettori. Presentare il programma di Scandicci a Rapolla è mortificante per quei cittadini, esecrabile poi che questa genialata venga da un sindaco uscente che dovrebbe presentare rendiconto analitico sul lavoro svolto e da completare, ma purtroppo per il sindaco Sonnessa questi sono inutili orpelli.
Ai dirigenti del Partito democratico lucano ricordiamo che in altre nazioni figure di primo piano sono state costrette a dimettersi per aver copiato una parte della loro tesi di laurea. Temiamo purtroppo che prevarrà la ragione di Regione e Sonnessa sarà cullato e riverito per il suo triste rimestare. A quel punto i cittadini siano arbitri del loro destino e del loro municipio, ben sapendo che l’esito potrà anche essere favorevole al manutentore del copia e incolla che tanti voti controlla e dispensa. Vuole dire allora che ce ne faremo una ragione andando a rileggere quell’antico testo di Proudhon che sbeffeggiava il valore del suffragio universale.
Per fortuna altro decisionismo il segretario Speranza e il suo collega Molinari hanno esercitato a Senise dove hanno commissariato immediatamente la sezione per uso improprio del simbolo del partito. In questo modo si è evitata una riproposizione del precedente di Pisticci. Qui sono stati gli amici di De Filippo a far le barricate a favore di Margherita Ferrara da presentare con l’insegna del partito: situazioni simili ma non coincidenti con quelle di Castelsaraceno e anche di Latronico dove il figlio del defunto Mitidieri è stato costretto al passo indietro lasciando il campo a due candidati dello stesso schieramento. Ben più grave la vicenda di Grassano. Era suonato strano che il Pd in quel municipio fosse impreparato come l’ultima civica nel raccogliere le firme necessarie. Ieri al nostro cronista, l’azzoppato e ricusato candidato Filippo Luberto conferma il sospetto che la questione sia stata una studiata “vacca” di chi ha perso le primarie. Materiale per la Commissione di garanzia del Nazareno a Roma mentre si annunciano dossier e denunce tutte interne al Pd.
A Policoro, quarta città della Basilicata, la partita è invece molto politica: qui si vota in seguito ad inchieste giudiziarie sulla corruzione che hanno messo in crisi il sindaco Lopatriello. Su questo versante aspettatevi fuochi d’artificio dal candidato Frammartino che conta di mobilitare testimonial legalitari molto illustri ma anche dall’avvocato Filippo Vinci che non lesinerà denunce pesanti.
Ma la partita vera, e che va oltre Policoro, è un’altra. E’ lo strappo della Lista Stella con il Pd che oltre a presentare il candidato Dimatteo, schiera il suo leader maximo come capolista. Il presidente della Provincia di Matera continua il suo risiko che ha come traguardo il futuro Parlamento oppure la presidenza della Regione. Il gigantismo muscolare del centrosinistra lucano
A liste presentate nei 26 comuni lucani chiamati alle urne per il rinnovo dei municipi emerge un dato politico abbastanza evidente. La crisi di crescenza del Partito-Regione. Un gigantismo muscolare alle prese con i tagli delle poltrone nei consigli che ha aumentato il clima di guerra interna tra gruppi e sottogruppi e governato non sempre benissimo dal quartier generale centrale. La flessibilità del lavoro, il reddito delle famiglie, costi della politica e la corruzione non entreranno nelle agende locali; si parlerà poco di questi temi cruciali nei prossimi giorni, invece molti politici di professione si scontreranno con esperienze civiche, il Pdl tenterà l’eroica resistenza e qualche assalto all’arma bianca. Il termometro astensionista misurerà la forza del Partito-Regione e del suo maggior azionista di riferimento, quel Pd che contiene insieme esperienza democratica e carrierismo spinto, partecipazione dal basso e interesse personale.
Siamo sbigottiti per quanto accade a Rapolla. Il sindaco uscente, Michele Sonnessa, esponente di punta degli ex Ds, grande elettore congressuale del segretario Speranza e del presidente Vincenzo Folino, è stato pescato con le mani nella marmellata per aver copiato e incollato il programma elettorale del suo collega di Scandicci. La replica inviata ieri ai giornali dal sindaco Sonnessa per quanto accaduto è sconcertante; con piglio da marchese del Grillo, l’esponente democratico minimizza il fatto scrivendo di ascolto dei cittadini (trattati evidentemente come dei buoni selvaggi) e riempendo il foglio (si spera questa volta per suo ingegno) di concetti illuminati e progressisti. Il candidato in questione è uomo di rilievo del partito-Regione. Egli pratica l’accumulo della cariche senza infigimenti, essendo sindaco, consigliere provinciale, coordinatore dell’Area programma. Da mesi ha varato una campagna elettorale dal sapore berlusconiano riempiendo il Vulture di manifesti sei per tre per consolidare il suo vasto consenso. E’ immorale e poco sobrio che il Pd non abbia da dire nulla su questo stupro della democrazia. La riforma elettorale degli anni Novanta si caretterizzò molto sulla questione del programma. Una sorta di Bibbia laica dell’impegno con gli elettori. Presentare il programma di Scandicci a Rapolla è mortificante per quei cittadini, esecrabile poi che questa genialata venga da un sindaco uscente che dovrebbe presentare rendiconto analitico sul lavoro svolto e da completare, ma purtroppo per il sindaco Sonnessa questi sono inutili orpelli.
Ai dirigenti del Partito democratico lucano ricordiamo che in altre nazioni figure di primo piano sono state costrette a dimettersi per aver copiato una parte della loro tesi di laurea. Temiamo purtroppo che prevarrà la ragione di Regione e Sonnessa sarà cullato e riverito per il suo triste rimestare. A quel punto i cittadini siano arbitri del loro destino e del loro municipio, ben sapendo che l’esito potrà anche essere favorevole al manutentore del copia e incolla che tanti voti controlla e dispensa. Vuole dire allora che ce ne faremo una ragione andando a rileggere quell’antico testo di Proudhon che sbeffeggiava il valore del suffragio universale.
Per fortuna altro decisionismo il segretario Speranza e il suo collega Molinari hanno esercitato a Senise dove hanno commissariato immediatamente la sezione per uso improprio del simbolo del partito. In questo modo si è evitata una riproposizione del precedente di Pisticci. Qui sono stati gli amici di De Filippo a far le barricate a favore di Margherita Ferrara da presentare con l’insegna del partito: situazioni simili ma non coincidenti con quelle di Castelsaraceno e anche di Latronico dove il figlio del defunto Mitidieri è stato costretto al passo indietro lasciando il campo a due candidati dello stesso schieramento. Ben più grave la vicenda di Grassano. Era suonato strano che il Pd in quel municipio fosse impreparato come l’ultima civica nel raccogliere le firme necessarie. Ieri al nostro cronista, l’azzoppato e ricusato candidato Filippo Luberto conferma il sospetto che la questione sia stata una studiata “vacca” di chi ha perso le primarie. Materiale per la Commissione di garanzia del Nazareno a Roma mentre si annunciano dossier e denunce tutte interne al Pd.
A Policoro, quarta città della Basilicata, la partita è invece molto politica: qui si vota in seguito ad inchieste giudiziarie sulla corruzione che hanno messo in crisi il sindaco Lopatriello. Su questo versante aspettatevi fuochi d’artificio dal candidato Frammartino che conta di mobilitare testimonial legalitari molto illustri ma anche dall’avvocato Filippo Vinci che non lesinerà denunce pesanti.
Ma la partita vera, e che va oltre Policoro, è un’altra. E’ lo strappo della Lista Stella con il Pd che oltre a presentare il candidato Dimatteo, schiera il suo leader maximo come capolista. Il presidente della Provincia di Matera continua il suo risiko che ha come traguardo il futuro Parlamento oppure la presidenza della Regione. Il gigantismo muscolare del centrosinistra lucano