mercoledì 25 aprile 2012

I sogni giù dal balcone

Direttore, Mi perdonerai se per una volta non ti scrivo per esprimere opinioni sulla politica locale ma per raccontarti di un pomeriggio che ho passato, triste, a riflettere. Leggo una notizia su un social network, una notizia di qualche giorno fa che sui giornali mi era sfuggita: una donna che scrive una lettera al Quotidiano di Calabria. E’ la mamma di Lucia, una ragazza di 28 anni di Cosenza, laureata in Ingegneria gestionale col massimo dei voti, che si è tolta la vita il 4 aprile scorso gettandosi dal balcone della sua abitazione. Dice la madre parlando di Lucia: “lei sì che si è sempre impegnata fiduciosa nei nostri insegnamenti, sicura che il merito avrebbe pagato. Laureata in ingegneria gestionale, in condizioni molto difficili, con il massimo dei voti, 110/110, si è trovata a doversi accontentare di un lavoro che non era il suo, poco retribuito, e a doversi prendere cura della sua piccolina di appena due anni, affrontando tutte le difficoltà che già conosciamo noi donne e noi donne del sud in particolare. Aveva un solo difetto: portare un cognome anonimo e credere nella meritocrazia". Ora, senza voler fare della inutile retorica, credo che banalizzare episodi come questi, che si ripetono con una certa frequenza negli ultimi tempi, riducendoli a suicidi dettati da debolezza caratteriale sarebbe un errore imperdonabile. Tanti suicidi: imprenditori che non ce la fanno, cittadini indebitati e giovani laureati col massimo dei voti che non vedono prospettive per il futuro. Io sento come un dovere quello di impegnarmi di più. Dobbiamo avvertire ogni tragedia che si consuma come una sconfitta di tutti, anche e soprattutto nostra, e parlo alla mia generazione, 30/40 anni, quella generazione che per tanti anni ha pensato solo agli affari suoi disinteressandosi della politica, della quale si è ricordata solo per chiedere favori o per tornaconti personali. Non sono un illuso e non ho la pretesa di cambiare il mondo con una lettera e nemmeno con una vita di impegno. Dico ai giovani: venite nei partiti, portate il vostro entusiasmo, le vostre idee, la vostra libertà; la politica è una cosa bella, non è la cosa brutta e sporca che alcuni, troppi, ne fanno, riappropriamoci del nostro futuro e costruiamolo insieme partendo da qui, ora, senza indugio . I partiti non sono proprietà privata di nessuno, sono degli spazi di democrazia. Alle persone più mature esperte e navigate ricordo una frase di Picasso: “si impiega tantissimo a diventare giovani”; cominciate a farlo prima che sia troppo tardi e la gioventù, non quella anagrafica, vi spazzi via. 


Giampiero Iudicello 

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