E alla fine ha avuto ragione No Scorie Trisaia! Nella diatriba tra il Pdl e il movimento antinucleare, sull’entità reale della “Bonus card benzina”, le speranze “saudite” dei lucani di recuperare un po’ di km. a costo zero, sono state sconfessate dal metodo di calcolo rivelato l’altro ieri dal Ministero per lo sviluppo economico. Una divisione del bonus benzina maturato (il 3 per cento del valore commerciale dei barili estratti ogni anno) con il numero dei patentati che hanno richiesto la card (circa 280 mila), detratte le spese di gestione dei servizi postali e di realizzazione delle stesse card magnetiche, la cui società editrice sembra l’unica, insieme ai petrolieri, finora a sperare di guadagnarci.
«Divisione che nelle tasche dei lucani ha prodotto né le 400 né le 600 euro spesso ventilate dal Pdl in questi mesi, ma – precisa No Scorie – la misera cifra di 100 euro a patentato all’anno. Circa 8,5 euro al mese. E nei prossimi anni andrà come abbiamo detto noi: intorno ai 170 euro nel 2012 e meno di 100 nel 2013. Un vero affare!». Un calcolo che prima ancora di deludere i lucani, ha sconfessato in primis le cifre enunciate dagli esponenti lucani del Popolo delle libertà, i quali, in più riprese hanno «enfatizzato un po’ troppo le speranze dei patentati lucani», sopportando lunghe code agli uffici postali per ottenere qualche pieno a sbafo in una regione dove si parla molto della ricchezza data dal petrolio, «ma la si vede poco!».
Al ritmo attuale di 90 mila barili estratti al giorno, a seconda del valore di borsa, nelle casse dei petrolieri entrano circa 8 milioni di euro al giorno dalle sole attività estrattive lucane (ai quali occorrerebbe però sommare i lauti guadagni che i petrolieri fanno con la raffinazione del greggio estratto). Per cui, «in 5 giorni pagano la card benzina, in una quindicina le royalties del 7 per cento a Comuni, Regione e Stato, e il resto (345 giorni) è mancia», dice No Scorie. Che denuncia il tentativo di far passare col Memorandum il raddoppio delle attività estrattive (fino a 180 mila barili al giorno) «illudendo la gente con la storia della benzina gratis, che come abbiamo visto non c’è; con la storia delle royalties, che nella realtà non ci sono, come ci insegna la condizione della Valbasento e l’emigrazione costante dei lucani; e con la storia di un ritorno occupazionale che non si è visto in questi 20 anni di estrazioni. Mentre si minimizzano i rischi di inquinamento e di gravi patologie da metalli pesanti. Argomenti buoni per fare opposizione politica, che in questa regione insolitamente la fanno i movimenti e non i partiti».
«Sarà inevitabile – ha continuato ad affermare No Scorie Trisaia – la nostra “denuncia” al Garante della comunicazione per la propaganda politica del Pdl intorno all’entità dei litri della card benzina, per evidente pubblicità ingannevole al fine di un tornaconto elettorale. Atteggiamento propagandistico che sarebbe ora di mettere da parte, ponendo dei confini invalicabili a questa maniera di far politica, soprattutto se l’argomento ha forti risvolti negativi verso l’ambiente che viviamo. Tali da rendere necessaria una moratoria sulle nuove estrazioni e non le bufale sul ritorno di ricchezza ai cittadini».
Enzo Palazzo
Se non nascondesse un senso di presa in giro e se non ci fosse indignazione della gente in questa regione ricca di petrolio e di emigranti, ci sarebbe da ridere a crepapelle: a Viggiano, capitale delle estrazioni minerarie in Italia, distributore cittadino Eni, metà di ottobre, prezzo alla pompa della senza piombo, 1,655 al litro, il diesel a 1,556/l. A Taranto, dove il greggio lucano viene raffinato in benzina e diesel, al primo distributore Erg/Total di viale Magna Grecia, direzione Martina Franca, metà di ottobre, senza piombo a 1,587/l., il diesel a 1448/l.; distributore Agip, sempre viale Magna Grecia, direzione Lama, senza piombo a 1590/l., diesel a 1442/l; Esso, poco prima dell’Agip di prima, 1539/l. e 1,489/l.
Una casualità? No, niente affatto: è una regola che assegna alla Basilicata la palma del luogo dove la benzina è più cara alla pompa. Un’inchiesta giornalistica nazionale di un anno fa, aveva già svelato la “curiosità” che a Potenza, capoluogo della regione più petrolifera della Penisola, c’era il distributore più caro d’Italia. Gli autori dell’inchiesta non conoscevano però Viggiano e questa terra di petrolieri i cui cittadini ricevono un esiguo benefit con la card benzina, da restituire agli stessi petrolieri col primo pieno di benzina. Facendo due conti veloci, fare il pieno a Taranto rispetto a Viggiano, potrebbe comportare un risparmio di circa 11 centesimi a litro. Ogni 10 litri, fa 1,10 euro di sconto, ogni 100 litri ne fa 11 e ogni 1000 litri fa 110 euro di sconto. Dunque a Taranto, ogni 1000 litri di carburante, va in dote agli automobilisti jonici una bonus card benzina. e.p.
In Norvegia le compagnie minerarie lasciano al territorio, tra varie forme, non il 7, ma l’80 per cento del valore dei barili estratti. Inoltre, perforano solo in mare a oltre 50 km dalla costa e mai in terraferma. Pagano un’infinità di tasse: una ordinaria del 28% e una speciale del 50% del ricavato, una sulle emissioni di CO2 (50 euro la tonnellata) e sul NOX (2000/t.), sul gas serra, sullo sviluppo della zona, sulla licenza petrolifera, sull’immondizia tossica e sull’effetto serra, più una diretta allo Stato (la Sdfi). A tutti i cittadini va anche un fondo pensione, una “petrolpensione”, per cui, appena nasci, hai già 60 mila euro di dote e non, come in Italia, 20 mila di debito pubblico in eredità. [Enzo Palazzo - La Gazzetta del Mezzogiono
Ma che vuoi commentare, mancano ormai pure le parole...
RispondiElimina02.11.2011 l'asilo nido è ancora chiuso, il nostro sindaco dice che tutto va bene, le persone lo amano, gira per le case e tutto vca bene.
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