venerdì 12 agosto 2011

Basilicata, i soldi del bonus benzina se li prende Tremonti

Non sarebbe il Veneto il vero vincitore nella bizzarra vicenda del bonus benzina per la Basilicata bloccato dal Tar Lazio, ma il ministro dell’economia Giulio Tremonti. La Regione del Nord Est ha presentato il ricorso e ottenuto la sospensiva. Ma è tutt’altro che chiaro se e in che misura riuscirà a beneficiare dei fondi royalty.
Ad oggi invece, nelle more di un ricorso «urgente» annunciato dal governo (ma a non ancora presentato, per quanto al Ministero dello Sviluppo Economico si stiano dando un gran da fare) i 38,5 milioni derivanti dall’aumento del 3% delle royalty sull’estra - zione di petrolio e gas si trovano nelle casse del ministero dell’Economia. E lì rischiano di restare. Spieghiamo perché. Il primo aspetto riguarda il contenzioso: per Tar e Consiglio di Stato sbrogliare la matassa potrebbe non essere semplice e sicuramente richiederà tempo. È vero, infatti, che il legislatore si è dimenticato di inserire nella legge 99/09 un’apposita royalty in capo al rigassificatore veneto di Porto Viro (Rovigo), l’unico con le caratteristiche previste dalla legge. Per questo finora alla Regione del Nord Est non è andato nulla, cosa che ha fatto imbestialire la Giunta di Luca Zaia.

Tuttavia l’art. 45 attribuisce il gettito delle royalty anche ai veneti ed è una legge dello Stato. I giudici amministrativi dovranno tenerne conto e la decisione ultima pare tutt’altro che scontata, così come i tempi di conclusione dei diversi gradi di giudizio. Secondo punto: il ministero dell’Economia può tenersi i soldi, magari per destinarli a uno dei tanti capitoli doloranti del Bilancio? Una legge destina quelle risorse a un uso molto preciso, ridurre i costi del pieno ai lucani e agli abitanti di altre sei regioni, quindi in teoria no. Di fatto però qualcosa del genere è già successo, e in più di un'occasione.

Due esempi per tutti. Primo: nel 2004 e nel 2005, con Tremonti al ministero dell’Economia, le leggi finanziarie hanno dirottato sul Bilancio dello Stato complessivi 135 milioni di euro di fondi destinati allo smantellamento delle vecchie centrali nucleari italiane. Soldi pagati in bolletta dai consumatori elettrici italiani per uno scopo e poi prelevati per un altro.
Altro esempio: a fine 2006 il governo Prodi ha introdotto un programma pubblico di finanziamenti alla ricerca, il cosiddetto progetto Industria 2015. Dotazione iniziale 990 milioni. Bene, a marzo 2010 il sottosegretario allo Sviluppo economico Stefano Saglia ammetteva in Parlamento che, tra la legislatura attuale e la precedente (in questo caso il dirottamento è stato bipartisan), 344 mln avevano preso il volo, «prelevati» dal Tesoro per scopi vari tra cui il salvataggio di Alitalia. A ciò va aggiunto che nell’ultima legge di Stabilità (l’ex-Finanziaria) è stato espressamente previsto che i fondi inutilizzati a fine anno tornino nella disponibilità del ministero del Tesoro, che può decidere se riassegnarli allo scopo per cui erano destinati o incamerali.

La gravità dei tempi è ormai nota a tutti come è risaputa la fame di entrate del Tesoro. Dicembre 2011 quindi diventa una data barriera entro cui l’impasse deve essere superato, verosimilmente per via politica vista l’incompletezza normativa che caratterizza la questione veneta e perché, in ogni caso, non ci sarebbe royalty, economicamente compatibile con il funzionamento del rigassificatore, che possa garantire qualche euro a tutti i Veneti, che sono molto più numerosi dei lucani. Del resto, la scelta di prevedere il sistema delle card solo per la Basilicata è stata presa proprio perché solo per Lucania l’ammontare delle royalty sarebbe stato in grado di assicurare un vantaggio tangibile e diretto per gli abitanti. Quest’ultimi, anche se un po’ delusi per l’ammontare del bonus, si sono messi pazientemente e numerosamente in fila presso gli uffici postali, tanto che spesso sono stati predisposti degli appositi sportelli. Ora, se si tiene conto che solo per fare una richiesta – oggi che gli impiegati delle poste hanno preso sufficiente dimestichezza con le carte – sono necessari (almeno) dieci di minuti che moltiplicati per i beneficiari della tessera (più di 350 mila) fanno una montagna di tempo. E sarebbe davvero un peccato – per tutti – se franasse nel nulla.
Tratto dalla gazzetta del Mezzogiorno
ANTONIO SILEO *
GIONATA PICCHIO *