Ieri mattina con l’accusa di corruzione, abuso d’ufficio e accesso abusivo a sistema informatico i militari delle Fiamme Gialle hanno arrestato la dottoressa Lucia Moscaritola, che resterà nel carcere di Potenza a disposizione del gip. Il suo interrogatorio è stato già fissato per lunedì, mentre gli altri raggiunti dall’ordinanza di misure cautelari, in questo caso si tratta arresti domiciliari, verranno accompagnati in Tribunale mercoledì. I primi due sono imprenditori edili: Domenico De Vivo e Maria Antonietta Albini. Il terzo è proprio il commercialista Rocco Tramutola. Poi c’è il genero di Domenico De Vivo, Michele Pergola, che è stato interdetto temporaneamente dall’esercizio di attività d’impresa.
Le indagini sono state coordinate dal pm Francesco Basentini della procura della Repubblica del capoluogo, che ipotizza l’esistenza di un vero e proprio “protocollo Muscaridola”, collaudato nel tempo ed esportato verso la Puglia dopo il trasferimento della stessa alla direzione barese dell’Agenzia dell’entrate. Le sue infallibili consulenze sarebbero state pagate a peso d’oro. Non che si parli di mazzette vere e proprie, ma regali, sconti, favori e favoretti.
Ispirava amicizia, la dottoressa, nel senso che era meglio esserle amici perchè in caso contrario minacciava di trasformarsi nel peggiori dei mastini del fisco e il suo sarebbe stato un atteggiamento sistematico, questa è la cosa grave e il motivo per cui l’inchiesta negli ultimi mesi si è allargata a dismisura arrivando persino negli uffici della Provincia di Matera, Acquedotto pugliese e Università di Bari (leggi l'articolo a pag. 11 sul Quotidiano di oggi in edicola).
Lei prendeva di mira qualcosa e - stando all’accusa - avviava accertamenti privati sul proprietario e la sua situazione patrimoniale. Poi spingeva il funzionario competente dell’Agenzia dell’entrate a contattare il commercialista del malcapitato intimandogli di offrire quel bene a un prezzo di favore, e lo acquistava.
Quando un imprenditore amico aveva un problema, interveniva negli accertamenti spendendo agganci con la direzione centrale, coltivati grazie alla sua fama di esperta di livello nazionale. Le pratiche si fermavano all’improvviso e lei incassava omaggi di grande valore.
Tanto valeva piegarsi e affidarsi in toto alla sua bravura, come clienti di uno studio commerciale riservato a un circolo di pochi fortunati. Se da una parte c’era un costo da sostenere per quei consigli, almeno il pericolo di un contenzioso micidiale era scampato una volta per tutte.
I soggetti finiti sotto la lente dei militari del Gico di Potenza ai comandi del tenente colonnello Roberto Maniscalco, sono decine. Titolari di boutique del centro storico del capoluogo, altri commercialisti e imprenditori nei settori più disparati, persino l’agroalimentare. Il punto è che muovendosi tra la Puglia e la Basilicata con incursioni in Campania e altrove, l’inchiesta rischia lo spezzatino per questioni di competenza territoriale. Ma non è escluso che nelle prossime settimane le varie sedi giudiziarie interessate procedano per conto loro. Al vaglio degli inquirenti c’è una mole di documenti scottanti e gli accertamenti proseguono anche in queste ore.
Leo Amato
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