di FABIO AMENDOLARA «Elisa, vorremmo dirti di uno Stato che con le istituzioni è stato a volte assente, e quando c’è stato è stato indegnamente rappresentato.Vorremmo parlarti, con tanta sofferenza nel cuore, di chi ha preferitobisbigliare piuttosto che gridare, dimenticare piuttosto che manteneresveglia l’attenzione, invocare carità e per dono contrapponendole allagiustizia». Mentre pronuncia queste parole nella mente di don MarcelloCozzi scorrono i nomi e i cognomi di quelle tante perso ne che hannoomesso, che hanno depistato, che si sono girate dall’altra parte. Sono anni che don Marcello sostiene la famiglia Claps. E Gildo,Luciano, mamma Filomena e papà Antonio hanno voluto far celebrare a lui i funerali. C’è anche don Luigi Ciotti, leader dell’associazione Libera. Assente il vescovo. Don Marcello invoca Dio durante la sua omelia. Dice: «Ma tu lo sai Signore, la verità è sempre più spesso oggetto di barattoin questo mercato delle apparenze, ostaggio di mille mediazione di interessi ricattatori. E anche noi, signore, anche noi come Chiesa, quante volte ingabbiamo il tuo messaggio in u n’infinità di giri di parole e preferiamo restare un passo indietro, arroccati e fermi nelle nostre dinamiche sempre più incomprensibili. Eppure tu ce lo hai detto con disarmante chiarezza: “Non c’è nulla di nascosto che non debba essere svelato e di segreto che non debba essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo alla luce e quello che ascoltate all’orecchio gridatelo sui tetti”. In Basilicata, invece, la verità viene lasciata sotto i tetti. Come è stato fatto con Elisa. Perdono, Signore, perdono». È diretto don Marcello e, tra gli applausi, si rivolge all’assassino: «Caino, fratello nostro che hai barbaramente spezzato la vita di Elisa, togli la pietra dinanzi a quel sepolcro di menzogne e di falsità nel quale ti sei condannato a vivere per sempre». La pietra. Il ricordo di chi si è occupato del caso Claps va subito a una scritta anonima apparsa nel parco di Montereale. Qualcuno, forse l’assassino, aveva scritto: «Avevo una gatta di nome Alice, cantava troppo, l’ho uccisa. Elisa l’ho fatta sotterrare con una pietra sopra. Ho solo la mia gatta sulla coscienza Elisa dov’è?». Elisa era davvero sepolta sotto pietre e cocci di tegole. «Togliete la pietra - dice don Marcello - voi, uomini e donne senza nome ma dai nomi innumerevoli che avete coperto e nascosto il fuggiasco Caino. Fatevi svegliare dal ruggito del rimorso; le uniche parole che oggi abbiamo per voi sono quelle di Giovanni Paolo II: “Convertitevi. Per amore di Dio, convertitevi. Un giorno verrà il giudizio di Dio e dovrete rendere conto delle vostre malefatte”. Togliete quel macigno che ha nascosto Elisa per 18 anni e fate uscire tutta la verità». Quella parte di verità che ancora manca. |