lunedì 4 luglio 2011

La toccante omelia di don Marcello Cozzi: «Un baratto la verità sulla morte di Elisa»


di FABIO AMENDOLARA

«Elisa, vorremmo dirti di uno Stato che con le istituzioni è stato a volte assente,
e quando c’è stato è stato indegnamente rappresentato.Vorremmo parlarti, con
tanta sofferenza nel cuore, di chi ha preferitobisbigliare piuttosto che gridare,
dimenticare piuttosto che manteneresveglia l’attenzione, invocare carità e per
dono contrapponendole allagiustizia». Mentre pronuncia queste parole nella
mente di don MarcelloCozzi scorrono i nomi e i cognomi di quelle tante perso
ne che hannoomesso, che hanno depistato, che si sono girate dall’altra parte.
Sono anni che don Marcello sostiene la famiglia Claps. E Gildo,Luciano, mamma
Filomena e papà Antonio hanno voluto far celebrare a lui i funerali. C’è anche
don Luigi Ciotti, leader dell’associazione Libera. Assente il vescovo. Don Marcello
invoca Dio durante la sua omelia. Dice: «Ma tu lo sai Signore, la verità è sempre
più spesso oggetto di barattoin questo mercato delle apparenze, ostaggio di mille
mediazione di interessi ricattatori. E anche noi, signore, anche noi come
Chiesa, quante volte ingabbiamo il tuo messaggio in u n’infinità di giri di parole
e preferiamo restare un passo indietro, arroccati e fermi nelle nostre dinamiche
sempre più incomprensibili. Eppure tu ce lo hai detto con disarmante chiarezza:
“Non c’è nulla di nascosto che non debba essere svelato e di segreto che non debba
essere manifestato. Quello che vi dico nelle tenebre ditelo alla luce e quello che
ascoltate all’orecchio gridatelo sui tetti”. In Basilicata, invece, la verità viene lasciata
sotto i tetti. Come è stato fatto con Elisa. Perdono, Signore, perdono».
È diretto don Marcello e, tra gli applausi, si rivolge all’assassino: «Caino, fratello
nostro che hai barbaramente spezzato la vita di Elisa, togli la pietra dinanzi a quel
sepolcro di menzogne e di falsità nel quale ti sei condannato a vivere per sempre».
La pietra. Il ricordo di chi si è occupato del caso Claps va subito a una scritta anonima
apparsa nel parco di Montereale. Qualcuno, forse l’assassino, aveva scritto:
«Avevo una gatta di nome Alice, cantava troppo, l’ho uccisa. Elisa l’ho fatta sotterrare
con una pietra sopra. Ho solo la mia gatta sulla coscienza Elisa dov’è?». Elisa era davvero
sepolta sotto pietre e cocci di tegole. «Togliete la pietra - dice don Marcello - voi,
uomini e donne senza nome ma dai nomi innumerevoli che avete coperto e nascosto
il fuggiasco Caino. Fatevi svegliare dal ruggito del rimorso; le uniche parole che oggi
abbiamo per voi sono quelle di Giovanni Paolo II: “Convertitevi. Per amore di Dio,
convertitevi. Un giorno verrà il giudizio di Dio e dovrete rendere conto delle vostre
malefatte”. Togliete quel macigno che ha nascosto Elisa per 18 anni e fate uscire
tutta la verità». Quella parte di verità che ancora manca.