domenica 29 maggio 2011

“Brogli elettorali a Scanzano Jonico” concluse le indagini. Intervista all’avv. Filippo Vinci

Post tratto dal ilmetapontino.it

Scanzano Jonico - Sono passati 6 anni da quando 15 persone, il 14 giugno del 2005, furono arrestate con l’accusa di “Brogli elettorali” riferiti alle elezioni regionali del 17 e 18 aprile dello stesso anno a Scanzano Jonico. Alcuni di loro furono assolti per altri invece il sostituto procuratore della Repubblica, Alessandra Susca, ha dichiarato chiuse le indagini preliminari solo il 23 maggio 2011. Ma andiamo con ordine.

Ricordiamo che nella vicenda la Direzione distrettuale antimafia di Potenza chiese ed ottenne la custodia cautelare in carcere per le persone indagate anche con l’aggravante del “metodo mafioso”. Dopo appena 15 giorni, però, ci fu la remissione in libertà per tutti, tranne che perMario Altieri, ex sindaco di Scanzano, e Sabatino Casulli, suo vice. Il 14 luglio dello stesso anno Giuseppe Galante, procuratore della Dda, ricorse in Cassazione per chiedere l’annullamento dell’ordinanza di remissione in libertà. Il 23 dicembre 2005, la Suprema Corte rigettò il ricorso ritenendo corretta l’ordinanza pronunciata dal Tribunale del Riesame. Il 16 settembre 2005, il Pubblico ministero del Tribunale di Matera notificò l’informazione di garanzia a 8 indagati. Il 23 maggio 2011, il PM, nella persona del sostituto Procuratore della Repubblica, Alessandra Susca, notifica la conclusione delle indagini preliminari a dieci indagati: Mario Altieri, Pasquale Malvasi, Vincenzo Milano, Antonio Greco, Salvatore Imperio, Donato De Luca, Arcangelo Gallicchio, Vittorio Guida, Katia Ferrara e Claudio Stincone.

Per chiarire meglio la vicenda abbiamo intervistato l’avvocato Filippo Vinci (nella foto), del Foro di Matera, difensore di alcuni indagati nel processo in questione.

- Avvocato, come mai un lasso di tempo così lungo, 6 anni, per la conclusione delle indagini preliminari?
- “E’ una domanda che non dovrebbe rivolgere a me ma alla competente Procura della Repubblica, la quale sin dal settembre 2005 aveva notificato un’informazione di garanzia agli indagati e che ha evidentemente concluso le indagini solo il 23 maggio 2011, data in cui ha notificato i relativi avvisi agli attuali indagati”.

- Viene contestato ancora il “metodo mafioso” agli indagati?
- “No, ricordiamo che il metodo mafioso è stato escluso dal Tribunale del Riesame di Potenza già dal 15 giugno 2005. Fu lo stesso Tribunale, accogliendo all’epoca la tesi difensiva degli indagati, a ritenere del tutto insussistente l’aggravante del metodo mafioso e a disporre l’immediata remissione in libertà degli indagati che erano stati, evidentemente, ingiustamente arrestati”.

- Però, avverso questa decisione, il Procuratore distrettuale antimafia, propose ricorso, ritenendo che il Tribunale del Riesame avesse errato nel negare la sussistenza dell’aggravante del metodo mafioso.
- “E’ vero che il Procuratore impugnò l’ordinanza in Cassazione, non si dimentichi però che la stessa Corte, prima sezione penale, rigettò il ricorso della Procura Distrettuale di Potenza poiché, come noi difensori avevamo sempre sostenuto, il Tribunale del Riesame del capoluogo escluse la sussistenza dell’aggravante in esame con motivazione più che corretta ed immune da vizi logici. La Cassazione quindi statuì l’assoluta ingiustezza della carcerazione preventiva sofferta da persone rinchiuse nelle carceri senza valide regioni giuridiche.

-Quindi, a suo dire la carcerazione fu ingiusta?
- “Non lo dico io, che pure potrei avere un interesse defensionale. Lo hanno detto il Tribunale del Riesame prima e la Corte di Cassazione dopo. Lo stesso avviso di conclusione delle indagini, nel quale non sono contestati reati collegabili a metodi mafiosi, ne è una prova evidente”.

- C’era bisogno di attendere 6 anni per arrivare alla conclusione che non vi fosse metodo mafioso?
- “L’esclusione del metodo mafioso non fa altro che consolidare le nostre tesi difensive. Non posso però sottrarmi dall’affermare, senza alcuna ipocrisia, che essa è giunta con grave ed imperdonabile ritardo. Tanto perché questa affermazione tardiva risulta oggi priva di senso, quanto meno dal profilo umano che non è affatto marginale rispetto a quello giuridico. Una giustizia lenta come la nostra non ha senso per l’imputato, per le parti offese e per la società e crea, paradossalmente, ingiustizia e disvalore”.

- Cosa succederà ora, con la conclusione delle indagini?
- “Il PM, che è l’unico titolare dell’azione penale, valuterà se chiedere l’archiviazione o il rinvio a giudizio delle persone coinvolte nell’indagine”.


In settimana metteremo in linea un video con l'intervista all'Avv.to Vinci ed all'ex sindaco di Scanzano Altieri.

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