Dopo quello che é accaduto in Giappone fare delle supposizioni non è un semplice esercizio della fantasia.
Nel 1997 ho visitato, insieme ad altri operatori dell’informazione, le piscine in cui sono conservate le 64 barre radioattive provenienti dal reattore nucleare Elk River degli Stati Uniti.
Prima di entrare ci venne fatto indossare un camice bianco munito di dosimetro, con ogni probabilità un camice piombato per proteggerci dalle radiazioni, e dovemmo calzare dei copri scarpe simili a quelli che si utilizzano nelle sale operatorie All’ingresso ci venne misurato il livello di radioattività che in quel momento misuravano il nostro corpo ed i nostri indumenti.
Ci trovammo improvvisamente catapultati in uno scenario adatto a girare un film di fantascienza di Stanley Kubrick. Dominava un silenzio irreale ed un’atmosfera fredda, priva di umanità.
Le barre sembravano, a noi profani, delle innocue ed insignificanti sbarre di ferro che stavano immobili sott’acqua, degli oggetti insignificanti e privi di qualsiasi motivo per essere osservate.
Quello che più spaventa della radioattività non è forse questo suo essere non percepibile (invisibile, inodore ed incolore), ma devastante nei suoi effetti letali per l’uomo?
Ci venne ironicamente consigliato che anche se eravamo all’inizio della bella stagione e l’acqua in cui erano le barre erano sepolte incredibilmente cristallina, non era consigliabile farvi il bagno. All’uscita ci venne misurato nuovamente il livello di radioattività per verificare se che la quantità assorbita era stata come previsto irrilevante.
L’impressione che avemmo fu di una grande professionalità e diligenza del personale, ci colpì l’attenzione che veniva posta e la consapevolezza della delicatezza del compito.
Appena dopo ci venne fatto visitare un capannone contenente dei fusti al cui interno erano state cementifiche delle scorie radioattive. Al nostro interlocutore chiedemmo quanto tempo quel sistema di smaltimento e di messa in sicurezza garantiva dalla fuoriuscita di possibili radiazioni, ci venne risposto per una ventina d’anni, dopo, ci dissero, si rende necessario un ritrattamento o il seppellimento definitivo in luoghi idonei.
Ne sono già passati 14 e l’unica notizia di cui siamo a conoscenza è quella relativa ad un ampliamento di quella struttura, che secondo gli antinuclearisti è ingiustificato nelle dimensioni e crea il sospetto di voler candidare il sito della Trisaia per la provvisoria-definita allocazione dei rifiuti radioattivi più pericolosi, quelli di III categoria
Lo scorso anno il Movimento NoScorie Trisaia ha fatto notare alle istituzioni che sulla base di un contratto stipulato negli anni ’60, quando le barre arrivarono per essere riprocessate alla Trisaia con il ciclo uranio-torio, era prevista la riconsegna al proprietario originario, cioè agli Stati Uniti. Allo stesso modo noi dovremmo riprenderci nel 2017 il combustibile della centrale nucleare di Caorso mandato a riprocessare in Francia.
Gli esponenti del movimento hanno fatto anche sapere che negli anni ’90 ci fu una causa indetta dal governo italiano contro gli Stati Uniti per la restituzione della barre, ma il giudice americano Stanley Sporkin se ne lavò le mani ed affidò la risoluzione della questione alla diplomazia dei due Stati. Ecco come forse si spiega il tentativo di Gianni Letta, di cui ha dato notizia l’espresso, di rimandare le barre in america.
Il centro Enea della Trisaia si trova a due passi dal mare e dal fiume Sinni. Se non si assumono provvedimenti risolutivi alle prossime generazioni lasciare una pesante eredità.
Dopo quello che é accaduto in Giappone fare delle supposizioni non è un semplice esercizio della fantasia.
Proviamo ad immaginare che cosa accadrebbe nell’ipotesi di un’alluvione o di un terremoto dalle dimensioni impreviste e con un incidente alla più grande diga in terra battuta d’Europa, quella di Monte Cotugno che si trova a monte della Trisaia.
Che fine farebbe il sistema di sicurezza per la conservazione delle barre e delle scorie cementificate? Quali conseguenze si avrebbero? E ancora, va messo in conto anche un atto terroristico sia sulla diga che alla Trisaia, derivante da una politica estera oscillante tra i baciamani ai dittatori e la partecipazione al loro bombardamento.
Non a caso i due siti sono stati nella guerra all’Iraq definiti sensibili e sorvegliati.
Il disastro nucleare in Giappone e le notizie relative al Centro della Trisaia che sono state filtrate, pongono interrogativi ed esigono risposte e soluzioni non più rinviabili.
VINCENZO MAIDA
La società che si occupa dello smantellamento degli impianti nucleari e della gestione dei rifiuti radioattivi, la Sogin, ha iniziato le sue attività all’interno dell’impianto Itrec della Trisaia, E la politica locale ha subito captato le tante opportunità lavorative a disposizione.
RispondiEliminaSpartizione, lottizzazione, familismo amorale?
È sufficiente leggere alcuni nomi dei dipendenti Sogin o dell’altra società controllata dallo stesso gruppo, la Nucleco, per rendersi conto della situazione.
Considerata la delicatezza delle operazioni legate al nucleare, se alla professionalità viene preferita la vicinanza al sistema politico, il rischio concreto potrebbe essere quello di trovarsi di fronte a lavoratori impreparati a gestire eventuali circostanze di pericolo con possibili conseguenze per la salute dei cittadini e per l’ambiente. Non sarebbe il caso di portare anche la "questione assunzioni" sul prossimo tavolo della trasparenza? Prima che sia troppo tardi... Nelle anticamere
di molti politici impotanti si stanno "affilando le armi" già da molto...
OTTAVIO, MASSIMA ATTENZIONE SU QUESTO ASPETTO...
UNO CHE SA_
Prima di tutto vorrei chiedere come fa una persona a confondere un camice di carta da un camice piombato...perchè di carta sono i camici che si danno ai visitatori dell'impianto!
RispondiEliminasecondo perchè dire che è un ambiente macrabo se in effetti tutti i lavoratori sono coscienti e orgogliosi del lavoro che fanno!
Terzo ipotizzando la rottura della diga di Monte Cotugno,ti sei mai chiesto cosa succederebbe ai paesi come VALSINNI,POLICORO e ecc....
Secondo me,chi ha questi blog deve utilizzarli per dare informazione giusta e precisa e non mettendo paura alle persone.....e poi concludo dicendo che io conosco gente che lavora lì e sono orgogliosi di questo per la professionalità e garanzia.
Poi chiedo perchè non ci si occupa di Tarnto che inquina davvero?perchè non si parla dei tumori di quella zona.....non si parla delle morti ed incidenti sul lavoro?
E soprattutto come si fanno a fare le fragole a Gennaio?gli insetticidi che inquinano....dei rifiuti degli agricoltori che abbandanano i contenitori degli insetticidi ai bordi dei fiumi?
Secondo me bisogna insegnare alla gente alla cultura e ad avere rispetto della natura...questo è il grande problema..
grazie