sabato 13 novembre 2010

Matera, la lunga storia di una macchina medica acquistata ma inservibile

FILIPPO MELE

L’acquisto della macchina per la Risonanza magnetico nucleare all’ospedale Madonna delle Grazie è stato al centro di una udienza della Sezione seconda centrale di Appello della Corte dei Conti, presieduta da Stefano Imperiali. Sezione chiamata ad esprimersi sui ricorsi presentati da Vito Angiulli, componente della commissione di collaudo, e da Donato Vincenzo Pafundi, presidente della commissione, per l’annullamento della sentenza della Sezione della Basilicata n.97 del 21 giugno 2007. Sentenza con cui i ricorrenti erano stati condannati a pagare rispettivamente 320.805,55 e 23.763,37 euro. Con loro erano stati anche condannati Vincenzo Dragone, ex direttore generale della Asl n.4 di Matera, deceduto il 13 febbraio scorso, a pagare 178.225 euro; l’ex direttore sanitario, Giuseppe Lonardelli, e la terza componente della commissione di collaudo, Maria Camela Iannuzziello, a pagare entrambi 23.763,37 euro.

Il fatto ebbe inizio quando la Regione approvò il programma per l'acquisto delle attrezzature per il nuovo ospedale. Effettuato l’appalto, il 25 maggio 2000 l'Asl stipulò con la Tecnomedical srl il contratto per l'acquisto della Rmn per 2.760.738.484 lire. La macchina, consegnata nel febbraio 2001, fu installata alla fine dell’anno. Dopo che era già stata pagata per la gran parte il collaudo fu effettuato il 5 dicembre 2001 e fu autorizzata la liquidazione del residuo di 110.429.539 lire.

Ma la Rmn, attivata nell'estate 2002, manifestò un consumo anomalo di elio ed una perdita di campo magnetico. Fu riparata tre volte sino a quando l’Unità operativa di Radiologia, il 14 luglio 2003, dichiarò di aver sospeso l'uso della macchina e il 2 ottobre successivo relazionò: «Può essere documentata la patologia grossolana mentre non vi sono garanzie sulla qualità delle immagini per le patologie più fini».

All’Asl non restò che risolvere il contratto con la Tecnomedical e deferire la controversia ad un collegio arbitrale. Ma la vicenda finì davanti alla Corte dei Conti che emise la sentenza del 21 giugno 2007. Sentenza contro cui proposero appello tutti i condannati. Dragone, Lonardelli e Iannuzziello, proposero anche istanze di definizione dei giudizi, che furono accolte. Fu dichiarata, pertanto, dopo i pagamenti nelle misure ridotte stabilite dalla legge, la definizione dei gravami nei loro confronti. Così, anche per Pafundi. È rimasto in piedi il solo ricorso dell’ingegner Angiulli. E la Sezione seconda centrale di appello della Corte dei conti, accogliendo in pieno le tesi sostenute dal suo difensore, l’avvocato Massimo Vernola, che ha chiesto il rigetto della domanda di condanna della Procura regionale per il suo assistito, ha ritenuto Angiulli esente da responsabilità per i fatti a lui addebitati dalla Procura. ( tratto dalla Gazzetta del Mezzogiorno)

1 commento:

  1. be la regione alla destra e il governo alla sinistra ma con buovi nomi cosi le cose non vanno adentrambe le parti vogliamo una legge elettoraledove si scrivi il nome e non questa che con una croce che di norma si fa per pregare perloro significa potere...

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