mercoledì 15 settembre 2010

L’erosione della costa jonica è un disastro annunciato»


«Così sta scomparendo la spiaggia a sinistra della foce dell’Agri»
Un operatore turistico denuncia l’erosione costiera a Terzo Madonna
FILIPPO MELE
• SCANZANOJONICO.Allarme erosione della costa sul litorale del comune del Metapontino. Terzo Madonna, la spiaggia posta a sinistra della foce dell’Agri, sta scomparendo. Questo il “g rido” lanciato da operatori turistici e frequentatori di quel tratto di litorale. Alla Gazzetta, nei giorni scorsi, si è rivolto Vincenzo Toscano, concessionario di uno dei tre stabilimenti balneari ubicati su quel lido: «Ho letto sul vostro giornale, il 9 settembre, che un professore dell’Universtià di Basilicata, Giuseppe Spilotro, ha asserito che la zona di Terzo Madonna di Scanzano Jonico è rimasta intatta. Ora, io invito voi, gli amministratori comunali, quelli provinciali e regionali, lo stesso professore, a venire qui a rendervi conto di persona di quel che sta accadendo». E noi abbiamo accolto l’invito. Toscano ci ha accompagnati lungo l’arenile verso la foce Agri. «Potete scattare le foto. Qui, tra il mare e la pineta c’erano almeno 70 – 80 metri di spiaggia. Ora, non ci sono più. Vedete questo tronco? È caduto nell’acqua. Vedete questi alberi con le radici che pescano nello Jonio? Prima non era così». E noi abbiamo scattato fotografie osservando da vicino un fenomeno erosivo che a detta dell’operatore turistico è iniziato un paio di anni fa. Come confermato da una persona incontrata nel nostro sopralluogo. «Tento di pescare qualcosa – ha detto Giuseppe De Stefano – ma oggi non ho preso nulla. Qui c’erano almeno 70 - 80 metri di spiaggia in più. Ora, il mare sta distruggendo mese dopo mese la pineta». Insomma, al ritmo dei due inverni scorsi, oltre 30 metri l’anno, il rischio che lo Jonio invada la piana di Terzo Madonna, a forte insediamento agricolo, è reale. C’è di più. Ancora Toscano dopo che siamo ritornati al lido e mentre i suoi dipendenti stanno smontando lo stabilimento balneare: «Io ho una concessione demaniale su una determinata particella. Essa, però, si è dimezzata. Questa estate sono stato costretto ad avvicinarmi alla strada provinciale. La prossima, probabilmente, la mia particella non ci sarà più. Cosa dovrò fare?». Ma, quali, a suo giudizio, anche se egli è un operatore turistico e non un geologo, a suo parere, le cause? «Ho visto quel che è accaduto a Metaponto dopo la costruzione del porto degli Argonauti. Qui è successa la stessa cosa dopo la costruzione del porto di Marinagri». Che fare? «Non lo so. So solo, e lo dico al professor Spilotro, a cui rinnovo l’invito a venire qui di persona, che alle Maldive alla riva del mare ci sono le palme mentre qui abbiamo gli alberi della pineta. Prima che lo Jonio li inghiotta del tutto».
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ANGELO MORIZZI
• M E TA P O N TO. Erosione costiera a Metaponto. Per le associazioni "Ola" (organizzazione lucana ambientalista) e Comitato "Sos costa jonica" si tratta di "un disastro annunciato". Il perché è stato spiegato nel corso di un incontro con la stampa da alcuni esponenti delle due associazioni. In primo piano la denuncia di "omissioni e incoerenze". Sotto accusa, in particolar modo, il problema legato alla costruzione dei porti lungo il litorale jonico.
«È il caso – ha sostenuto Pino Passarelli, di "Sos costa jonica" – della spiaggia di Metaponto che, per la costruzione del porto degli Argonauti, ha subìto un ulteriore, pesante arretramento costiero». Gli attivisti dell'ambiente hanno quindi presentato un dossier in cui si evince come da recenti studi e conferenze, ultima quella del prof. Giuseppe Spilotro nel luglio scorso all'Università di Basilicata, siano riscontrabili, in Italia, altri esempi di presenze portuali con conseguente arretramento delle c o s t e.
Si è provveduto, quindi, a mostrare alcune foto di Margherita di Savoia. Il caso del centro pugliese era stato segnalato, secondo i Comitati, «già nel 2006 , all'Agrobios di Metaponto, dal prof. Antonio Petrillo, durante un con vegno sul tema, alla presenza del presidente della Regione, Vito De Filippo, e dell'ex sindaco di Bernalda Francesco Renna». Frattanto, nel nuovo studio universitario, presentato in questi giorni, con due mesi di anticipo sui tempi previsti, sono state segnalate problematiche e possibili soluzioni. Ma per "Ola" ed "Sos costa jonica" non basta. «Gradiremmo conoscere – si chiedono le associazioni – se lo studio commissionato dalla Regione abbia tenuto conto della presenza del porto degli Argonauti e se la ricerca sia stata estesa anche al litorale di Pisticci, senza concludersi alla foce del Basento, lato Metaponto». Da qui l'interpellanza ai massimi referenti istituzionali lucani. «Abbiamo girato i nostri interrogativi – ha proseguito Passarelli – direttamente all'assessore regionale alle Infrastrutture, Rosa Gentile - chiedendo di sapere se, durante la costruzione del Porto degli Argonauti, sia stato effettuato il monitoraggio dell'erosione costiera, e se la Regione intenda applicare o meno, nei confronti dei privati, la clausola fidejussoria prevista per i danni ambientali, dovuti alla presenza di porti. Una possibilità, quest'ultima, peraltro inclusa nella variante al piano paesistico, pubblicata sul Bollettino ufficiale regionale sin dal lontano marzo 2004. A tutt'oggi attendiamo ancora risposte precise». (Brani tratti dalla Gazzetta del Mezzogiorno)


1 commento:

  1. Non ci sono dubbi, la causa di tutto ciò è dovuta ai due grandi pennelli realizzati in mare per consentire l'accesso alla darsena di marinagri. Naturalmente chi è preposto a valutare gli effetti sulla natura a causa di opere antropiche non adempie al suo compito. Ricordo che in ogni ruolo lavorativo ci sono le responsabilità e spesso sono associate conseguenze penali. Fuori i responsabili di questo e di altri interventi sul territorio lucano

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