venerdì 30 luglio 2010

Si torna ad indagare sulla morte di De Mare

Dopo Elisa, Ottavia e i fidanzatini un’altra storia «rispolverata»

FILIPPO MELE
• «Occorrebbe indagare su quanto avveniva nella centrale del latte di Terzo Cavone, riascoltare l’ispettore Franco Ciminelli, capire perché il procedimento Ostuni (a carico di Pietro Ostuni, a capo del locale commissariato di Polizia nel 1994, ndr) si bloccò, e sapere perché Ciminelli fu all’improvviso trasferito». Lo ha detto don Marcello Cozzi, coordinatore regionale dell’associazione antimafia Libera, nel corso della serata «Ricordando Vincenzo De Mare» svoltasi nel centro del Metapontino in occasione della ricorrenza dell’assassinio. Così, di fatto, il caso dell’omicidio De Mare, avvenuto in un podere di contrada Terzo Caracciolo, il 26 luglio 1993, 17 anni fa, è stato riaperto dopo la sua seconda archiviazione come «delitto commesso da ignoti». Una riapertura, si badi bene, «civile» a cui serve il crisma istituzionale. Un appello in tal senso è stato rivolto alla magistratura dai partecipanti all’iniziativa. Una ricorrenza, tra l’altro, che ha sancito la riappacificazione tra la famiglia dello scomparso e la municipalità ionica con una stretta di mano tra Daniela De Mare, la figlia avvocato di Vincenzo, ed il sindaco Salvatore Iacobellis. In passato, i De Mare avevano sempre denunciato l’omertà di Scanzano. E le istituzioni locali avevano rimosso il fatto di sangue. «Chiediamo scusa – ha detto Iacobellis – per quanto avvenuto in questi anni in cui questa realtà non ha ascoltato il grido di aiuto della famiglia di un uomo onesto morto per mano assassina». Una riappacificazione ritenuta importante da don Cozzi: «La presenza di Daniela, ma anche di Stella e di Amedeo, sorella e fratello di Vincenzo, è essenziale. Per noi combattere insieme alla famiglia significa avere più forza nella ricerca della giustizia». Ed importante è stato ritenuto dal coordinatore di Libera, rappresentata nella serata anche da Franco De Vincenzis, il dato che Daniela ha acquisto il carteggio dell’inchiesta archiviata nel luglio 2009: «Quando un familiare prende le carte per studiarle siamo ad un buon punto. La storia di De Mare, come quella di Elisa Claps e di Luca Orioli e Marirosa Andreotta, non finisce qui». Una frase ripetuta anche da Iacobellis, De Vincenzis, e Daniela. Quest’ultima, tra la commozione, dopo aver ricordato la perdita, a 18 anni, del suo papà, ed il grande dolore vissuto con la mamma, Nicolina Di Nuzzo, scomparsa senza conoscere il volto degli assassini del marito, e con il fratello Davide, ha chiesto che la magistratura «riprenda i fili dell’inchiesta raggiungendo, qualunque essa sia, la verità». Ma è stato don Cozzi ad indicare i nuovi elementi che spingono per la riapertura delle indagini: «Occorrerebbe chiarire come mai nel decreto di archiviazione abbiamo ipotetici mandanti e killer ma si dice che non si è proceduto perchè un teste non ha verbalizzato le sue dichiarazioni. Ed il movente va cercato all’interno della centrale della Latte Rugiada spa per cui lavorava De Mare. Occorrerebbe riascoltare quanti vi lavoravano all’epoca dei fatti». Ed anche qualche inquirente. «Sì, - ha convenuto don Cozzi. forse bisognerebbe riascoltare l’ex ispettore Franco Ciminelli (che per primo indagò sulla pista dei traffici di rifiuti, ndr), e capire perché il famoso procedimento Ostuni si fermò all’im - provviso. E perchè Ciminelli fu mandato via? Che cosa aveva scoperto di così scottante? La magistratura riaprirà il caso». (tratto dalla gazzetta del mezzogiorno)

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