mercoledì 21 luglio 2010

Pertusillo inquinato? Le autorità ammettono: «Forse c'entrano gli scarichi abusivi»


di Massimo Brancati

«Nelle acque del Pertusillo non c'è nulla di anomalo nè di pericoloso per la salute». È il 25 maggio quando il direttore generale dell’Arpab, Vincenzo Sigillito, minimizza il fenomeno del lago colorato di rosso. Colpa dell’alga «cornuta», conosciuta con il termine scientifico di «Ceratium hirundella»: «Queste alghe - sottolinea Sigillito - non sono tossiche e la loro presenza è stata determinata esclusivamente da fattori meteoclimatici».

Dichiarazioni che in un mese sono state frantumate dall’evoluzione dei fatti. Al punto che lo stesso Sigillito comincia a cambiare le carte in tavola, se è vero che nei giorni scorsi - come abbiamo riferito nell’edizione di martedì - ha parlato di un fenomeno probabilmente collegato al cattivo funzionamento di depuratori o a scarichi abusivi. Proprio ciò che aveva segnalato, all’inizio del 2010, un ufficiale della polizia provinciale, Giuseppe Di Bello (di cui riferiamo a parte). Ed è anche l’allarme lanciato dalla Ola (Organizzazione Lucana Ambientale) lo scorso 2 giugno allargando il raggio d’azione oltre il Pertusillo, toccando il fiume Agri e la diga di Senise.

Nel ricordare che Acquedotto Lucano gestisce in Basilicata ben 173 depuratori, di cui 123 in provincia di Potenza e 50 nel Materano, la Ola segnalava che all’ente la legge affida l’attività di controllo igienico e sanitario che condiziona anche la qualità delle acque di balneazione e dell’acqua per scopi potabili ed irrigui. Sul sito web di Acquedotto Lucano la Ola ha appreso come lo stato di conservazione e di gestione dei depuratori rappresenti la maggiore criticità gestionale ereditata da Acquedotto Lucano sin dal 2003. Uno stato divenuto oggi «comatoso» che si sta rilevando nefasto per la tutela degli ecosistemi fluviali, lacuali e costieri in Basilicata.

Sempre Acquedotto Lucano fa risalire questa situazione all’eccessivo numero di piccoli impianti di depurazione (circa 270) ereditati, difficilmente gestibili, sia per le problematiche tecniche, sia (soprattutto) per i costi elevatissimi. Sulla base di queste considerazioni, la Ola chiedeva alla Regione di intervenire per risolvere lo stato dei depuratori delle acque reflue che, per stessa ammissione di Acquedotto Lucano, non funzionano o funzionano male.

Gli effetti cominciano ad essere visibili nel Pertusillo, con la morìa di pesci che genera timori e inquietudini. L’Arpab e la Regione continuano a rassicurare sui livelli di inquinamento, ma ciò che sta accadendo e l’informazione lacunosa (volutamente lacunosa?) sulla vicenda seminano dubbi e sospetti. Innanzitutto, come è finita lì l’alga «cornuta»? È solo un fatto legato all’innalzamento delle temperature come ha detto Sigillito in un primo momento?

Per capirne di più, la Gazzetta si è rivolta alla professoressa Patrizia Albertano, ordinario di botanica all’Università Tor Vergata di Roma ed esperta di alghe: «Quello delle temperature - dice - è una sciocchezza. Tutte le alghe, e in particolare quella trovata nel Pertusillo, cresce anche a temperature non molto elevate». E allora? «È un problema - spiega Albertano - che stiamo riscontrando in diversi laghi in giro per l’Italia. È inequivocabilmente frutto dell’inquinamento. Le alghe crescono e si sviluppano in presenza di nutrienti. Se è vero che nel Pertusillo è stata riscontrata una presenza di azoto e fosforo, ecco che tutto torna. Sono elementi, sintomo di un problema di contaminazione da scarichi, che aiutano l’alga a svilupparsi».

Secondo Albertano, non è poi così scontato che la morte dei pesci sia collegata alla presenza delle piante: «Non è detto che ci sia un legame diretto. L’unica risposta certa può arrivare dalle analisi dei pesci per vedere se al loro interno ci sono tossine prodotte dall’alga». Quanto ai possibili rischi sulla salute umana, la biologa preferisce non esporsi più di tanto, anche perché non conosce i valori riscontrati nel Pertusillo: «Ma un fatto è certo - conclude -. Se quell’acqua è destinata anche ad uso potabile è necessario segnalare il tutto all’Istituto Superiore della Sanità. Non farlo è da criminali».

L’alga apparsa nel Pertusillo si trova anche nel lago di San Giacomo di Fraele, un piccolo bacino sulle Alpi, in provincia di Sondrio, a 1949 metri sul livello del mare. La sua acqua è utilizzata solo per produrre energia: stop all’uso potabile da quando l’alga «cornuta» ha messo radici. Vorrà dire qualcosa, o no? (gazzetta del mezzogiorno)

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