martedì 18 maggio 2010

Basilicata: l'energia del vento potrebbe tramutarsi in una tempesta giudiziaria


Vento in Poppa", "Nà Volta", "Eolo 3W", "Serre dei Venti" ed anche "Via Col Vento", nomi di imprese napoletane, siciliane ed alcune anche del Trentino Alto Adige, che insieme ad altre decine di società, hanno messo gli occhi sul grande business dell'eolico. Ed i titolari di molte di queste società sono indiziati mafiosi, camorristi e 'ndranghetisti, già sfiorati o finiti anche in galera nelle inchieste di alcune procure italiane. L'eolico insomma interessa tutti perché ci sarebbero soldi per tutti, faccendieri, politici, funzionari pubblici ed imprenditori. Le ultime procure che stanno provocando un vero e proprio terremoto politico e che hanno già coinvolto il coordinatore del Pdl, Denis Verdini, iscritto nel registro degli indagati, sono quelle di Roma e di
Cagliari. Due inchieste che partono dalla Sardegna e dal Lazio e che sono finite nel mirino del procuratore aggiunto di Roma, Giancarlo Capaldo che ha intercettato mezzo mondo scoprendo un vero e proprio reticolo di interessi, politici e finanziari, che coinvolgono decine di persone molte delle quali avrebbero costituito una vera e propria "cricca" simile a quella degli ormai
noti Balducci, De Santis, Anemone e Della Giovanpaola, finiti in galera per mano delle procure di Firenze e Perugia. Dall'inchiesta sembrerebbe coinvolta anche la basilicata con accuse che vanno dalla corruzione alla turbativa d'asta. L'inchiesta tra l'altro riguarderebbe non solo le fonti di energia rinnavabili ma anche gli appalti dei rifiuti e e quello della gestione delle acque.. Si parla di un vero e proprio comitato d'affari che ha potuto godere degli appoggi di politici , funzionari statali e pezzi importanti delle istituzioni. Ricordiamo in proposito che nel 2007 il Corpo Forestale dello Stato ha sequestrato a Grottole (Matera) un parco eolico in corso di realizzazione con 27 generatori in 14Km ed erano stati imputati reati come l'assenza di autorizzazioni e violazione delle norme ambientali, urbanistiche e di tutela idrogeologica. Il provvedimento fu allora disposto dal sostituto procuratore Cazzetta e furono emesse allora 5 informazioni di garanzia ai titolari delle imprese, residenti in Trentino-Alto Adige, Campania, Puglia e Basilicata, che stavano realizzando l'opera.

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