venerdì 30 aprile 2010

Omicidio di Luca e Marirosa: la madre di lei «Credo alla pista degli scherzi»


La mamma di Marirosa ripercorre le tappe del caso che ha sconvolto Policoro

Di Fabio Amendolara

POLICORO - Ha ripercorso tutto ciò che è accaduto da quando è tornata a casa. Da quando è entrata in bagno e ha visto Luca a terra e Marirosa nella vasca. Morti. Ha ricordato chi per primo disse che era stato un incidente. E ha avanzato anche qualche ipotesi. Ma inutilmente. Perché la procura della Repubblica di Matera ritiene che il giallo dei fidanzatini di Policoro si sia risolto in un incidente domestico: elettrocuzione o avvelenamento da monossido di carbonio che sia. Antonia Giannotti, 67 anni, è la mamma di Marirosa.
Il 15 gennaio del 2008 era negli uffici del commissariato di polizia di Scanzano. Il verbale - che il Quotidiano ha potuto vedere in eslcusiva - è trascritto solo parzialmente. La causa: «Una verosimile smagnetizzazione della minicassetta usata per la registrazione», annotano i detective della squadra investigativa e giudiziaria del commissariato.
E’ presente il pubblico ministero Rosanna De Fraia, che ha coordinato le indagini.
La mamma di Marirosa arriva al dunque verso il dodicesimo minuto. «Qualcuno, forse, è entrato, essendo l’acqua defluita, può darsi che ha visto questo sangue e ha pensato.». Pm: «Poi lei non è entrata più nel bagno?». Lei: «Io sono stato sola con i carabinieri, con il maresciallo soprattutto. Trifoglio. che cercava di calmarmi. E questi carabinieri purtroppo non hanno fatto nulla. nulla hanno fatto fare questi rilievi, loro dovevano bloccare le persone, tutte quelle che sono arrivate. dovevano bloccare.».
Perché in quel bagno entrarono dieci persone e, sostengono gli esperti dell’Unità di analisi crimini violenti della polizia di Stato, «almeno quattro modificarono la scena del crimine».
Pm: «Ma queste persone entravano nel bagno e uscivano, oppure si intrattenevano? Lei: «No, ma là non si poteva trattenere nessuno. Luca era un ragazzo alto, nel bagno non si poteva sostare perché non c’era spazio». Pm: «Però qualcuno ha fatto qualcosa.». Lei: «Come sono entrata io.». Pm: «Siccome sono stati trovati questi asciugamani a terra, vuol dire che qualcuno è entrato e ha fatto cose insomma. e lei non è in grado di dire chi può essere stato?». Lei: «No, chi può essere stato. io penso che siano entrati prima dell’arrivo dei carabinieri, quando c’erano anche i carabinieri. Non lo so. dopo una mezzora che sono arrivati i carabinieri». Pm: «Da chi sono stati chiamati?». Lei: «Da don Salvatore». Pm: «Quindi dopo mezzora è arrivato il maresciallo Trifoglio e due carabinieri?». Lei: «Sono entrati in casa, nel corridoio. Il maresciallo Trifoglio, siccome ci conoscevamo e naturalmente penso anche toccato da questa tragedia immane, cercava di calmarmi. e io continuavo a ripetere che. poi è stato chiamato anche il medico e lui. chi lo ha chiamato non lo so. E lui. poi è arrivata.». Pm: «Chi ha parlato per primo della corrente?». Lei: «Il medico». Pm: «Il dottor Giuseppe Loconte?». Lei: «Loconte, sì». Pm: «Che è stato chiamato dai carabinieri o da...». Lei: «Questo non lo so.». Pm: «Non lo sa. quindi il medico è arrivato ed è entrato nel bagno?». Lei: «Sì. è entrato nel bagno. Però è entrato anche il padre di Luca. Una persona gli ha fatto mettere una giacca per tirare la spina, quindi il caldo bagno è stato spento dal padre di Luca che era elettrotecnico e aveva più competenza di me. Nessuno gli ha detto di andare via, nessuno lo ha ostacolato. Lui poteva benissimo rendersi conto se era vero che era stata la corrente ma.». Pm: «Il dottor Loconte ha subito sposato la tesi che era stata la corrente». Lei: «Sì, il filo acquoso che aveva fatto andare. creato questo corto circuito, con Luca scesa dalla vasca con i piedi avrebbe.». Pm: «Ma ne ha parlato subito o subito dopo?». Lei: «Lui ha sempre sostenuto questa tesi. il dottor Loconte. Prima perché la luce era accesa e la stufa era funzionante. Se era successo un corto circuito doveva staccarsi questa luce. Io una volta lavavo i capelli al bambino e mentre asciugavo i capelli c’era anche l’altra mia figlia insieme, il bambino con le forbici ha tagliato il filo del phon e subito la corrente si è interrotta.». Pm: «Signora, questa è una percezione che ha avuto subito benché stravolta, come era comprensibilissima la cosa, ha subito percepito la cosa.».
Lei: «Sì, che non era stata la corrente». Pm: «Ma lo ha detto ai carabinieri?». Lei: «Sì l’ho detto ai carabinieri, glielo gridavo. lo dicevo la notte.». Pm: «E lei cosa ipotizzava?». Lei: «Ma in quel momento non ho ipotizzato niente.». Pm: «Diceva solo che non è possibile?». Lei: «Sì. Non è possibile. non è possibile. Perché c’era l’impianto a norma. C’era la messa a terra». Pm: «Lei poi ha visto arrivare anche la mamma di Luca poi?». Lei: «Sì, l’ho vista arrivare». Pm: «Vi ha parlato?». Lei: «No. No. No. Mi sono alzata e volevo andarle incontro. Ma poi non ce l’ho fatta. Non ce l’ho fatta». Poi avanza la sua ipotesi: «Perché mia figlia è stata vittima. cioè, posso dire la mia idea, per quello che ho pensato? Io ho sempre pensato a uno scherzo finito male. Che si è risolto in una tragedia. perché la persona che io. ma dopo non in un primo momento, io non mi sono rassegnata ad accettare l’ipotesi della corrente, quando mi è stato detto dopo una ventina di giorni, ma neanche direttamente alla persona, che era stata vista questa macchina uscire a retromarcia dal mio cancello. Allora è scattato. Ho detto, ma io la macchina (una Fiat Panda nera ndr) l’avevo lasciata in piazza, non potevo essere io a quell’ora a uscire da casa mia. Allora dentro di me ha cominciato a farsi strada.».
Pm: «Signora, mi scusi, lei ha detto che è uno scherzo finito male.». Lei: «Uno scherzo finito male, perché questa persona che noi ipotizziamo era una persona che faceva degli scherzi pesanti. e li ha fatti anche a Luca quando erano ragazzi o prima della tragedia. Li ha fatti anche ad altri ragazzi, mi è stato anche riferito dopo questo fatto. Lui era una persona avvezza a fare questi scherzi...».
Pm: «Voglio dire. non so in quale pagina del fascicolo si dice che questo Walter Mazziotta (all’epoca indagato e poi scagionato dalle accusa ndr) era solito ogni volta che Luca e Marirosa si incontravano presentarsi e fare degli scherzi. Io voglio capire da dove, siccome glielo abbiamo chiesto alla mamma di Luca e ci ha detto che non lo sapeva, ora lo chiedo a lei e mi dice che non lo sa.». Lei: «Io penso che mia figlia si sia spaventata e abbia battuto la testa sulla vasca. Questo è il mio pensiero. Poi Luca chissà. si sarà ribellato, perché lui a Mazziotta, qualcuno lo ha fatto entrare. Qualcuno. perché lui era stato prima con l’amico diciamo alle cinque, che si era visto con l’amico. con Luca. in seguito, dopo i funerali, lui ha avuto un ruolo che non ha avuto nessun ragazzo. Cioè andava e veniva. Andava a casa degli Orioli e veniva a casa mia. Riferiva cose e andava a riferire là e tra queste cose, un giorno mi ha detto, signora, mi ha battuto la mano sulla spalla, adesso che arriva il malloppo da Napoli (le lettere che Luca e Marirosa si scambiavano ndr), lo restituisca alla signora Orioli, altrimenti la signora Orioli le fa vedere. come se mi avesse fatto una minaccia.».
Pm: «Le risulta per caso che Luca e Marirosa si erano già lasciati. quando è successo il fatto?». Lei: «A me non risulta». Pm: «Perché c’è stato qualcuno che ha riferito questo.». Lei: «Se si erano lasciati lui che cosa ci è andato a fare a casa mia?».


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