Giorgio Napolitano
Il Presidente della Repubblica ha rinviato al Parlamento il disegno di legge di riordino del settore. L'estrema eterogeneità della legge e il controverso articolo sugli arbitrati all'origine della decisione
Il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, non ha firmato il disegno di legge presentato dal governo in materia di lavoro, approvato da Palazzo Madama all'inizio del mese. Il provvedimento tornerà dunque in Aula per essere riesaminato.Il Quirinale ha sintetizzato in una nota le ragioni alla base del rinvio, operato nell'esercizio di una delle prerogative riservate dalla Costituzione al Capo dello Stato. Nel comunicato si legge infatti che il Presidente "è stato indotto a tale decisione dalla estrema eterogeneità della legge e in particolare dalla complessità e problematicità di alcune disposizioni - con specifico riguardo agli articoli 31 e 20 - che disciplinano temi, attinenti alla tutela del lavoro, di indubbia delicatezza sul piano sociale".
Il disegno di legge, partito con un impianto ridotto a soli nove articoli, era in effetti lievitato fino a contenerne una cinquantina. L'art. 31 a cui Napolitano fa esplicito riferimento riguarda la possibilità di ricorrere all'arbitrato nelle controversie di lavoro, rendendo superfluo il ricorso al Tribunale. Per questo motivo, nelle scorse settimane la Cgil in particolare - assieme alle opposizioni - aveva denunciato il tentativo da parte dell'esecutivo di aggirare di fatto la norma contenuta all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori, che impone il ricorso al giudice in caso di controversie sul licenziamento. Nei primi anni duemila, il tentativo di abrogare tale articolo aveva indotto i lavoratori a una mobilitazione fra le più larghe che la storia del movimento sindacale ricordi.
Napolitano, rilevando la "indubbia delicatezza sul piano sociale" di tali interventi legislativi ha dunque "ritenuto opportuno un ulteriore approfondimento da parte delle Camere, affinché gli apprezzabili intenti riformatori che traspaiono dal provvedimento possano realizzarsi nel quadro di precise garanzie e di un più chiaro e definito equilibrio tra legislazione, contrattazione collettiva e contratto individuale".
Soddisfazione per la decisione del Presidente della Repubblica è stata espressa dalla Cgil, dal Partito Democratico e dall'Italia dei Valori. Il ministro dell'Interno, Roberto Maroni, ha dichiarato di non aver nulla da obiettare circa l'operato del Colle, in quanto Napolitano ha esercitato una delle sue prerogative. Il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, ha detto che il governo terrà conto dei rilievi mossi da Napolitano, proponendo alcune modifiche che però "mantengano in ogni caso l'istituto che lo stesso Presidente della Repubblica ha apprezzato".
L'altro articolo del Ddl espressamente citato dal Quirinale è il numero 20, che disciplina l'applicazione della legge sulla prevenzione antinfortunistica anche ai lavoratori dei navigli di Stato. Nella sua ampiezza, il disegno di legge tocca, fra gli altri, temi come apprendistato, aspettative per i dipendenti pubblici, regolamentazione di permessi e certificati di malattia, collaborazioni coordinate e continuative, conciliazione a arbitrato, contributi figurativi e molti altri aspetti non sempre collegabili. Anche da qui nascono le perplessità che hanno indotto Napolitano al rinvio del testo alle Camere.
per fortuna!
RispondiEliminae il pd dorme, adesso è facile gridare allo scandalo sull'approvazione del 1167/B, fu depositato un anno fa.Bersani invece di rempirsi la bocca di problemi cs'ha fattoNiente!
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