lunedì 1 marzo 2010

Nuova pista sulle scorie della Trisaia Forse sono nascoste in Calabria


Le scorie radioattive provenienti dal Centro Enea di località Trisaia a Rotondella, dove è avvenuto il riprocessamento di combustibile nucleare, sarebbero state seppellite in Calabria. Quegli scarti di lavorazione di materiale radioattivo sarebbero stati stoccati in fusti e in parte fatti sparire in Somalia. L’altra parte, invece, sarebbe stata nascosta in Calabria. La Commissione d’inchiesta sul ciclodei rifiuti, presieduta da Gaetano Pecorella, il 10 marzo tornerà in Calabria per una serie di sopralluoghi. «Abbiamo avuto segnalazioni che consideriamo attendibili sui luoghi nei quali potrebbero essere nascoste queste scorie radioattive – spiega Pecorella all’agenzia Ansa –e così andremo a fare delle verifiche in Calabria». La notizia arriva però dopo la chiusura dell’inchiesta della procura antimafia di Potenza. Di quei fusti radioattivi si è parlato anche nell’indagine sul delitto dell’inviata della Rai Ilaria Alpi e del suo operatore Miran Hrovatin. «Una parte di queste sostanze radioattive - ha spiegato Pecorella - sulle cui tracce sarebbero stati anche la Alpi e Hrovatin, sarebbe stata sepolta in Italia, l’altra parte in Somalia». Secondo le informazioni di cui è in possesso la commissione il luogo dello smaltimento sarebbe la Calabria. Di quei veleni nascosti sottoterra avevano parlato il pentito di ’ndrangheta Francesco Fonti detto don Ciccilino da Bovalino e il faccendiere legato ai servizi segreti Guido Garelli, accomunati da un periodo di detenzione comune nel carcere di Ivrea. Ma mentre alle dichiarazioni di Fonti sui fusti interrati in provincia di Matera non è stato trovato alcun riscontro, le indicazioni di Garelli sono state, invece,confermate dalle indagini della Dda di Potenza. I servizi segreti inglesi avrebbero condotto attività infoinvestigativa sull’Enea durante il periodo di ricerca e scambio informativo in
ambito nucleare da parte dell’Italia e di Paesi mediorientale, con stages di tecnici iracheni che frequentavano il centro. Gli 007 al servizio di sua maestà britannica – secondo Garelli – avevano ipotizzato l’esportazione di armi, tecnologie e materiali radioattivi dall’Italia verso il Medio Oriente (reati per i quali procedeva la procura antimafia di Potenza). Un’operazione che avrebbe potuto consentire a Paesi come l’Iraq e il Pakistan di dotarsi di armi nucleari. Sospetti che avrebbero nutrito anche la Cia e il Mossad. Dopo oltre 30 anni, però, secondo i magistrati
della procura di Potenza, è impossibile stabilire con certezza cosa è accaduto. Ora ci proverà la commissione diPecorella.
f.Amendola (tratto dal Quotidiano)

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