giovedì 1 ottobre 2009

Policoro:«Siamo inguaiati forte»

Così il prefetto Morcone premeva su Chiorazzo.
Lopatriello e la giunta chiedano scusa a Rifondazione Comunista.
L'inchiesta sulla cooperativa Auxilium racconta uno spaccato della partita tutta economica che si è giocata sulla pelle di questa città e degli emigranti. Tutte le ipotesi che noi denunciavamo su questa storia si stanno confermando. Fummo allora tacciati di strumentalizare questa storia strumentalmente contro questa amministrazione , dileggiati con parole infamati , addirittura accusati di razzismo da qualche moralista occassionale di questa amministrazione. I fatti , al di la della loro rilevanza penale invece confermano che avevamo ragione noi , quando dicevamo che quella struttura era inadeguata a ricevere un solo immigrato, ma che dietro c'era solo una partita economica rilevante che non aveva niente a che fare con la solidarietà e gli interessi di Policoro . Lopatriello e la sua amministrazione ci dovrebbero chiedere scusa. Ma questo a noi non basta, perché ancora ( così come emerge anche dall'inchiesta) deve alcune risposte: Se l'ufficio tecnico ha fatto delle verifiche per accertare l'idoneità dei Locali?- se sono stati fatti , quale sono gli atti prodotti dall'ufficio , visto che i ros hanno contestato l'idonietà della struttura?
quante e quali rapporti ci sono stati tra il sindaco e la cooperativa? Se è vero che il sindaco e alcuni componenti della maggioranza hanno raccomandato delle persone vicino a loro affinché fossero assunte nel centro?
LAGONEGRO - «Ma non è che poi stanno uno sopra all’altro?». La funzionariadel ministero dell’Interno è a telefono con Pietro Chiorazzo da Senise, un quarantenne single che viaggia in suv e ha amici nel centrosinistra lucano. Pietro Chiorazzo in quel momento è il presidente di Auxilium,
una società che ha fiutato un affare da un milione di euro. Ci sono 200 esuli eritrei che il ministero non sa dove mettere. E lui, secondo il pm
Henry John Woodcock, il magistrato che prima di lasciare la procura di Potenza coordinava le indagini (ora è competente la procura di Lagonegro),
ha le conoscenze giuste per aggiudicarsi l’appalto. O meglio: per ottenere l’incarico con il sistema della «trattativa privata». Le condizioni
economiche dell’affare, sostengono gli investigatori, «sono risultate essere tra le più onerose registrate». Il pm ha appena scoperto che Pietro
Chiorazzo ha un fratello, Angelo. Ha 35 anni e, come imprenditore, ha fatto più fortuna. E’ il vicepresidente della cooperativa “La Cascina”.
A Senise ricordano «che qualche anno fa organizzò un grande convegno con Andreotti». E si vocifera che il divo Giulio sia proprio il suo testimone di nozze. Da sempre sulle posizioni di Comunione e liberazione, è da poco transitato nel Pdl. «Da quando ha lasciato Clemente Mastella», dicono. «Di Clemente era
così intimo da aver organizzato più di un incontro con il cardinale Tarcisio Bertone». Un’attività che nel vecchio Udeur gli era costata il soprannome
di «vaticanista». Ma è anche uno che dà del tu a Gianni Letta, come dimostrato dalla telefonata intercettata dagli investigatori e pubblicata dal Quotidiano la scorsa settimana. Sarebbero state relazioni come quella con Letta, secondo gli investigatori, a spianare la strada ad Auxilium. Al ministero sembrano
tutti disponibili. C’è solo una funzionaria che appare preoccupata. Si chiama Isabella Alberti e lavora nella direzione centrale degli Interni. Il
suo capo ufficio è il prefetto Giuseppe
Forlani. Dice a Pietro Chiorazzo: «C’è tutto per un’accoglienza dignitosa? Non è che stanno uno sull’altro?». Chiorazzo risponde: «No, no, no. Lì è un albergo quindi... anzi... molto dignitosamente...». La funzionaria è curiosa: «Senta, mi può spiegare una cosa? Ma la proprietà è della curia?». Chiorazzo: «Sì, sì, sì».
E lei continua: «Della curia di dove? Di Matera o di Policoro?». Chiorazzo precisa: «No, diocesi di Tursi-Lagonegro ». Scrivono gli investigatori:
«Dal tenore delle informazioni sembrerebbe che l’elemento qualificante di Auxilium e titolo preferenziale della sua scelta quale gestore sia da
attribuire alla asserita disponibilità della struttura di Policoro, dichiarata da Auxilium idonea all’accogli - mento di immigrati richiedenti asilo.
Nonostante l’importanza assegnata alla circostanza nessuna tempestiva verifica preventiva è stata eseguita o disposta dal ministero
per accertare che effettivamente la struttura fosse nella disponibilità di Auxilium e destinabile all’uso dichiarato, nonché per accertare il
possesso di tutti i requisiti necessari per garantire la sicurezza e la salubrità dei luoghi e per soddisfare le altre esigenze, testualmente previste
dalla normativa di riferimento: indagini effettuate poi dalla locale prefettura solo il giorno precedente
alla stipulazione della convenzione
».
Fabio Amendolara
f.amendolara@luedi.it
LAGONEGRO - Secondo gli investigatori - l’inchiesta è stata coordinata dal pm Woodcock - «il tenore della covenzione» tra Auxilium
e il ministero dell’Interno per il centro di raccolta per immigrati a Policoro «corrobora gli esiti delle intercettazioni telefoniche
». Ecco una telefonata tra Angelo Chiorazzo e il prefetto Mario Morcone, responsabile del dipartimento per l’immigrazione al Viminale.
Chiorazzo: «Buon giorno prefetto
». Morcone: «Ciao».
Chiorazzo: «Scusi il disturbo...».
Morcone: «Allora che hai trovato?».
Chiorazzo: «No, guardi, noi su Potenza un’ipotesi ce l’abbiamo... tra l’altro...».
Morcone: «Sì, no... facciamole rendere concrete, perché siamo inguaiati forte...».
Chiorazzo: «Sì, sì».
Morcone: «Allora, cel’abbiamo?».
Chiorazzo: «Abbiamo un ostello che è da 200 posti...».
Morcone: «Dove?
Chiorazzo: «A Policoro e potremmo averne un altro a fianco che dovrebbe essere da 300... 350. Ma ancora non l’ho visto».
Morcone:«Il 200 posti quando lo possiamo attivare? Subito? Domani?».
Chiorazzo: «Potremmo attivarlo proprio subito. Una quindicinadi giorni...». Morcone:
«No, che 15 giorni?».
Chiorazzo: «Prima? Allora...».
Morcone: «Due giorni, tre, non di più».
Chiorazzo: «Va bene, perfetto, l’unica cosa è, le volevo chiedere una cortesia... dato che sabato ho parlato a lungo col dottore, siamo
stati proprio... volevo passare un attimo a trovarla, cinque minuti... a rubarle...».
Morcone: «Venga, venga, venga...».
f. a

4 commenti:

  1. Ma dove li prendi ste cazze di notizie?

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  2. lettera dell'ex pm, ora eurodeputato dell'Idv, su "Il Fatto"
    De Magistris lascia la magistratura
    e attacca il Capo dello Stato
    «Non serve più uccidere i giudici per fermarli. E Lei signor Presidente, ha lasciato soli i servitori dello Stato»

    Luigi De Magistris (Ansa)
    Luigi De Magistris, ex pm di Catanzaro, ora eurodeputato dell'Italia dei valori, annuncia il suo addio definitivo alla magistratura (si era messo in aspettativa) in una lettera al capo dello Stato e presidente del Csm, Giorgio Napolitano, pubblicata sul quotidiano «Il Fatto», in cui usa toni duri contro il presidente della Repubblica. «È una lettera che non avrei mai voluto scrivere- spiega De Magistris - è uno scritto che evidenzia quanto sia grave e serio lo stato di salute della democrazia nella nostra amata Italia. È una lettera con la quale le comunico, formalmente, le mie dimissioni dall'ordine giudiziario». L'esponente Idv sottolinea: «Ho avuto la fortuna di fare il magistrato, il mestiere che ho sognato» perché «la magistratura è nel mio sangue. Per questo, ho deciso di prendere le funzioni di Pm in una sede di trincea, di prima linea nel contrasto al crimine organizzato: la Calabria».

    ISOLAMENTO - Un lavoro, continua a cui «ho dedicato gli anni migliori della mia vita, dai 25 ai 40 anni», al prezzo di «sacrifici enormi, personali e familiari, ma nessun rimpianto. Parallelamente al consolidarsi dell'azione investigativa svolta si rafforzavano le attività di ostacolo che puntavano al mio isolamento». Attività che «talvolta - denuncia - provenivano dall'esterno delle Istituzioni, il più delle volte dall'interno: dalla politica, dai poteri forti, dall'interno della magistratura». Secondo l'ex pm, «gli ostacoli più micidiali all'attività dei servitori dello Stato sono i mafiosi di Stato».

    LO STOP ALLE INDAGINI - E per fermare «questi servitori dello Stato- osserva l'eurodeputato- oggi non è più necessario ucciderli» perchè «si può raggiungere lo stesso risultato con modalità diverse: al posto della violenza fisica si utilizza quella morale, la violenza della carta da bollo, l'uso illegale del diritto o il diritto illegittimo, le campagne diffamatorie della propaganda di regime». La lettera prosegue: «Ebbene signor presidente, lei dovrebbe conoscere, sempre quale presidente del Csm, le attività che sono state messe in atto ai miei danni» e condotte «al solo fine di bloccare indagini che avrebbero potuto ricostruire fatti gravissimi commessi in Calabria (e non solo) da politici, di destra, di sinistra e di centro, da imprenditori, magistrati, esponenti dei servizi segreti e delle forze dell'ordine».

    «PRESIDENTE, NON E' STATO VICINO AI SERVITORI DELLO STATO» - De Magistris chiede a Napolitano, «perchè, signor Presidente, non è stato vicino ai servitori dello Stato che si sono imbattuti nel cancro della democrazia, nelle collusioni più terribili tra criminalità organizzata e poteri deviati? Non ho mai colto alcun segnale da parte sua in questa direzione, anzi». E conclude: «Ebbene, signor Presidente io credo che lei abbia errato in questa vicenda» e «ricordo bene il suo intervento dopo che furono eseguite le perquisizioni da parte dei magistrati di Salerno. Rimasi amareggiato, ma non meravigliato». Sulla scelta di lasciare la toga, infine chiarisce: «Un'azione inaccettabile quale quella condotta contro di me può strapparmi le amate funzioni» ma «non piega la mia dignità», tanto che «nel cuore e nella mente sarò sempre magistrato» e «in politica, quella con la P maiuscola, porterò gli stessi ideali con cui ho fatto il magistrato». Ed è per questo che «con grande serenità, mi dimetto dall'ordine giudiziario nella consapevolezza che non mi sarebbe più consentito esercitarlo dopo il mandato politico», con un impegno però: «Cercherò di fare in modo che quello che è successo a me non accada più a nessuno».

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  3. Non non ci fossi bisognerebbe inventarti

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  4. La sinistra è sinonimo di verità.Ogni rivoluzionario ha il compito di dire la verità

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