E’ stato un esercizio interessante leggere i titoli dei maggiori quotidiani italiani all’indomani dei tragici fatti di Messina. Ne citerò due. Liberazione: “In Sicilia si sa tutto dei suoli, ma non si fa niente.” Repubblica: “Messina una strage annunciata”.
Barbara Spinelli, in un articolo intitolato “Il Sacco dell’Italia”, ha giustamente attribuito i morti di Messina alla dilagante illegalità “che uccide l’Italia politica e anche quella fisica”.
Mario Tozzi, dalla prima de La Stampa, in un articolo intitolato “Non diteci che nessuno sapeva”, ha scritto : “E’ proprio un paese bizzarro l’Italia, pensate che d’autunno piove, qualche volta a lungo, i fiumi straripano e le tempeste mangiano le spiagge. E pensate che, se avete costruito nel letto di un fiume, ci sono buone probabilità che la vostra casa venga spazzata via per colpa delle alluvioni.” Il fiume di inchiostro che è stato versato dopo i fatti di Giampileri, riecheggia le stesse parole, le stesse riflessioni, che abbiamo letto e ascoltato dopo i fatti di Soverato e quelli di Sarno. In Italia il 48% del territorio è a rischio frane; in Italia si verifica uno smottamento ogni 45 minuti; in Italia dal 1918 al 2009 ci sono state 15000 frane gravi e oltre 5000 alluvioni. E giù a ricordare il Vajont e i morti di Longarone, il fango che travolge Sarno, il campeggio di Soverato. E ancora, dati che raccontano del rischio idrogeologico, noto, arcinoto, con 7 comuni italiani su dieci a rischio. E poi il documento “Ecosistema a rischio”, redatto dalla Protezione civile in collaborazione con Legambiente, dove troviamo la fotografia dei tanti disastri annunciati: 1700 comuni a rischio frana, 1285 comuni a rischio alluvione, 2596 comuni a rischio frana e alluvione. C’è un intero territorio da mettere in sicurezza, eppure si continua a costruire nella fascia di pertinenza fluviale dei fiumi. Hanno ragione da vendere Bonino e Zamparutti quando affermano che il Piano casa e i progetti di new towns all’italiana non vanno certo nella direzione degli auspici espressi da Guido Bertolaso. Occorre una politica di governo del territorio, che non c’è, e bisognerebbe iniziare a rottamare, come afferma Loris Rossi, l’edilizia priva di qualità. Messina, Sarno, Soverato, il Vajont, tutte tragedie attribuibili a quel dissesto idrogeologico, figlio del dissesto ideologico, di cui parla il leader Radicale Marco Pannella. Nel nostro j’accuse, intitolato “La peste italiana”, in cui raccontiamo del sessantennale tradimento del dettato costituzionale di un paese che è stritolato e oppresso dall’assenza di Stato di diritto, legalità, democrazia, c’è un capitolo dedicato al dissesto idrogeologico. In quel capitolo ricordiamo che L’Agenzia europea per l’ambiente ha documentato un progressivo aumento delle catastrofi naturali in Italia. Oggi, il 38% delle vittime di alluvioni in Europa sono italiane.
Le cause? La risposta è semplice: una diffusa cementificazione delle aree adibite un tempo alle piene dei fiumi. Una dissennata gestione del territorio con deviazioni di fiumi, cementificazione degli argini e deforestazione. Ma veniamo a noi, alla nostra terra di Basilicata, che in base a quanto descritto dal rapporto redatto dalla Protezione Civile vanta 56 comuni a rischio frana, 2 comuni a rischio alluvione e 65 comuni a rischio frana e alluvione, per un totale di 123 comuni a rischio. I comuni lucani, gioverà ricordarlo, sono 131. Nel 1986, a Senise una frana causò la morte di 8 persone e la distruzione di decine di case. Negli anni successivi sono stati spesi 32 miliardi delle vecchie lire, di cui 26 per opere di consolidamento. Eppure, nella Basilicata a rischio idrogeologico si è consentita l’edificazione di un megavillaggio turistico nella fascia di pertinenza fluviale del fiume Agri, nell’area golenale di un fiume. Il villaggio Marinagri, con la sua laguna, sorge a poche decine di metri dalla battigia. Attualmente il villaggio è sottosequestro per disposizione dell’autorità giudiziaria. C’è da sperare che il passato, anche recente, abbia insegnato qualcosa. La città di Policoro è stata più volte soggetta ad inondazioni; la più devastante fu quella del 1959, che provocò anche un morto. Non vorremmo che tra dieci o cinquanta anni qualcuno debba scrivere, in relazione alla Venezia sul Mar Ionio: Tutti sapevano
Barbara Spinelli, in un articolo intitolato “Il Sacco dell’Italia”, ha giustamente attribuito i morti di Messina alla dilagante illegalità “che uccide l’Italia politica e anche quella fisica”.
Mario Tozzi, dalla prima de La Stampa, in un articolo intitolato “Non diteci che nessuno sapeva”, ha scritto : “E’ proprio un paese bizzarro l’Italia, pensate che d’autunno piove, qualche volta a lungo, i fiumi straripano e le tempeste mangiano le spiagge. E pensate che, se avete costruito nel letto di un fiume, ci sono buone probabilità che la vostra casa venga spazzata via per colpa delle alluvioni.” Il fiume di inchiostro che è stato versato dopo i fatti di Giampileri, riecheggia le stesse parole, le stesse riflessioni, che abbiamo letto e ascoltato dopo i fatti di Soverato e quelli di Sarno. In Italia il 48% del territorio è a rischio frane; in Italia si verifica uno smottamento ogni 45 minuti; in Italia dal 1918 al 2009 ci sono state 15000 frane gravi e oltre 5000 alluvioni. E giù a ricordare il Vajont e i morti di Longarone, il fango che travolge Sarno, il campeggio di Soverato. E ancora, dati che raccontano del rischio idrogeologico, noto, arcinoto, con 7 comuni italiani su dieci a rischio. E poi il documento “Ecosistema a rischio”, redatto dalla Protezione civile in collaborazione con Legambiente, dove troviamo la fotografia dei tanti disastri annunciati: 1700 comuni a rischio frana, 1285 comuni a rischio alluvione, 2596 comuni a rischio frana e alluvione. C’è un intero territorio da mettere in sicurezza, eppure si continua a costruire nella fascia di pertinenza fluviale dei fiumi. Hanno ragione da vendere Bonino e Zamparutti quando affermano che il Piano casa e i progetti di new towns all’italiana non vanno certo nella direzione degli auspici espressi da Guido Bertolaso. Occorre una politica di governo del territorio, che non c’è, e bisognerebbe iniziare a rottamare, come afferma Loris Rossi, l’edilizia priva di qualità. Messina, Sarno, Soverato, il Vajont, tutte tragedie attribuibili a quel dissesto idrogeologico, figlio del dissesto ideologico, di cui parla il leader Radicale Marco Pannella. Nel nostro j’accuse, intitolato “La peste italiana”, in cui raccontiamo del sessantennale tradimento del dettato costituzionale di un paese che è stritolato e oppresso dall’assenza di Stato di diritto, legalità, democrazia, c’è un capitolo dedicato al dissesto idrogeologico. In quel capitolo ricordiamo che L’Agenzia europea per l’ambiente ha documentato un progressivo aumento delle catastrofi naturali in Italia. Oggi, il 38% delle vittime di alluvioni in Europa sono italiane.
Le cause? La risposta è semplice: una diffusa cementificazione delle aree adibite un tempo alle piene dei fiumi. Una dissennata gestione del territorio con deviazioni di fiumi, cementificazione degli argini e deforestazione. Ma veniamo a noi, alla nostra terra di Basilicata, che in base a quanto descritto dal rapporto redatto dalla Protezione Civile vanta 56 comuni a rischio frana, 2 comuni a rischio alluvione e 65 comuni a rischio frana e alluvione, per un totale di 123 comuni a rischio. I comuni lucani, gioverà ricordarlo, sono 131. Nel 1986, a Senise una frana causò la morte di 8 persone e la distruzione di decine di case. Negli anni successivi sono stati spesi 32 miliardi delle vecchie lire, di cui 26 per opere di consolidamento. Eppure, nella Basilicata a rischio idrogeologico si è consentita l’edificazione di un megavillaggio turistico nella fascia di pertinenza fluviale del fiume Agri, nell’area golenale di un fiume. Il villaggio Marinagri, con la sua laguna, sorge a poche decine di metri dalla battigia. Attualmente il villaggio è sottosequestro per disposizione dell’autorità giudiziaria. C’è da sperare che il passato, anche recente, abbia insegnato qualcosa. La città di Policoro è stata più volte soggetta ad inondazioni; la più devastante fu quella del 1959, che provocò anche un morto. Non vorremmo che tra dieci o cinquanta anni qualcuno debba scrivere, in relazione alla Venezia sul Mar Ionio: Tutti sapevano
Non discutere mai con un idiota, ti trascina al suo livello e ti batte con l'esperienza!
RispondiEliminaL'idiota è chi pensa e non reaggisce.
RispondiEliminaben detto!!!
RispondiEliminaPerché non invitate questi esperti che avete citato (Tozzi, Bertolaso, ecc.) e non fate una tavola rotonda, aperta al pubblico, sull´argomento? Ovviamente invitate anche l´Autorita´di bacino. E´cosí banale la cosa che sembra impraticabile? O é tanto bello speculare sull´argomento che non ha senso farla?
RispondiEliminaparole sante
RispondiEliminachissa' se i comunisti le capiscono ...
e chi sa se uno di questi giorni non sia proprio un rettore di una università del nord a dare un propio prestigioso parere su questo?
RispondiEliminaRisulta che un docente universitario della Basilicata, sostiene che vi sono pericoli reali?
RispondiEliminase si ci fate saperi chi è, e perche sostiene questa tesi.
Saviano
idiota e chi pensa?
RispondiEliminabravi voi.
ben detto era riferito al primo commento.... non al secondo....frammartino non mistificare!
RispondiEliminasolo sul sito di frammartino si può discutere scrivendo il verbo reagire con due "g". Da questo si evince il livello e si capisce come persone autorevoli e che hanno studiato non potrebbero mai partecipare a queste discussioni che non portano da nessuna parte o lasciare un commento in merito. Non c'è riscontro con gli ignoranti!
RispondiEliminaEsiste in italia una legge che dice.."A MENO DI 300 METRI DAL BAGNO ASCIUGA NON SI COSTRUISCE".. solo a policoro non la conoscono..perchè? I migliori geologi di livello mondiale,..."e non con falsi titoli,"dicono..NELL'ALVEO..NEL LETTO... E NEL DELTA DEI FIUMI O TORRENTI NON SI COSTRUISCE...ma solo a policoro e possibile...perchè..? ...ecc.ecc..VERGOGNATEVI..perchè veramente marinagri poteva essere una realtà..bastava costruirla in modo onesto...
RispondiEliminaCerto che non si riesce più a ragionare. I soldi sono una brutta bestia. Forse bisognerebbe fermarsi un attimo e pensare davvero a cosa è giusto e cosa è sbagliato. Non pùò essere che quando le autorità preposte esprimono parere favorevole a marinagri è tutto ok, e se altrettante autorità (almeno fino a quando Silvio non abolirà la magistratura) indagano su marinagri allora c'è il complotto. Mi chiedo se i fans di marinagri non si sentano un po ridicoli nel voler sostenere a tutti i costi una tesi che fa acqua da tutte le parti? Attivatele queste sinapsi!
RispondiEliminaQuando e se un giorno verrà chiarita ogni vicenda e verrà provato che tutto era stato fatto nella legalità ed in sicurezza, diventerò il più accanito fans di marinagri. Per il momento........auguri.
La presunzione è figlia dell'ignoranza e madre della mala creanza.
RispondiEliminaAll'anonimo che dice che solo a Policoro non conoscono la legge che vieta di costruire a meno di 300 metri dal bagnasciuga, dico:
RispondiEliminae tutti i porti turistici che stanno costruendo in Italia oggi? Fatti un giro per le coste italiane nelle zone turistche e forse ti verrà il dubbio che stai dicendo stupidaggini.
Legge 8 agosto 1985, n. 431 (Galasso)
RispondiEliminaConversione in legge con modificazioni del decreto legge 27 giugno 1985, n. 312 concernente disposizioni urgenti per la tutela delle zone di particolare interesse ambientale.
art1
Sono sottoposti a vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29-6-1939, n. 1497:
i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare
Legge 8 agosto 1985, n. 431
RispondiEliminaSono sottoposti a vincolo paesaggistico ai sensi della legge 29-6-1939, n. 1497:
i territori costieri compresi in una fascia della profondità di 300 metri dalla linea di battigia, anche per i terreni elevati sul mare
Sempre all'anonimo che si diletta con l'urbanistica. Quella legge che hai citato è una legge programmatica ma i vincoli paesaggistici non sono una bibbia inderogabile. Per superarli basta una autorizzazione paesaggistica regolare, dico regolare e ciò avviene in tutta Italia, non solo a Policoro. Insisti nel far ipotizzare una violazione ciò che al contrario non esiste. Hai ridetto una stupidaggine, ma se non sei convinto vai a denunciare tutti i lidi della Basilicata, i villaggi di Scanzano, Pisticci, le costruzioni nel porto di Taranto, i porti della Toscana della Liguria, .... e continua a fare il presuntuoso.
RispondiEliminaPS la legge è del 1985 per cui anche il lungomare di Policoro, che è degli anni 90, è illegittimo. Per cui, per coerenza, non andare più a mare a Policoro, altrimenti diventi colluso.
Non capisco perchè i fan di Marinagri continuino a nascondersi dietro l'anonimato.
RispondiEliminaRagazzi, orsù, un pò di coraggio, mostrate le vostre facce.
Saludos
Ma perche' dovete fare ste figuracce citando leggi senza averle nemmeno "lette"
RispondiEliminauscite allo scoperto e dite quello che davvero pensate, almeno sarete intellettualmente onesti
Fate outing e ripetete con me:
Noi siamo Comunisti, da sempre invidiosi, sempre e comunque contro chi si adopera per fare, chi avvia una nuova iniziativa, chi cerca di migliorare la propria condizione, perche' se riesce nel suo intento dimostra che il nostro modello di societa' - basato sull'uguaglianza forzata - e' fallito sul nascere.
Per questo motivo useremo tutte le nostre forze per stroncare sul nascere qualsiasi iniziativa usando ogni pretesto, ogni mezzo, lecito o illecito, sostenendo solo i magistrati a noi favorevoli e condannando prima dei tribunali quando ci conviene.
Perche noi siamo comunisti, comunisti dentro
caro collega.. colluso... dell"urbanistica, non cercare di deviare tutto il casino marinagri con delle precisazioni su una legge piena di articoli da interpretare...perchè i problemi sono ben altri...e ricorda ancora che la struttura marinagri si poteva realizzare...BASTAVA SOLO COSTRUIRLA IN MODO ONESTO SOTTO MOLTI PUNTI DI VISTA..HAI CAPITO!!!!!Oppure aspettate che altri giudici con altre prove ve lo fanno capire...E inutile che molti interessati vanno CIANCIANDO frottole solo per prendere tempo e dare colpe a chi non c'e na'..anzi a chi marinagri sta più a cuore di chi a interesse diretto...chiaro collega "COLLUSO"
RispondiEliminaè evidente che non posso essere tuo collega, basta vedere come scrivi in italiano!
RispondiEliminaBe!!!io potro sicuramente imparare a scrivere l'italiano e quindi diventare un tuo collega...tu però coltiva pure il tuo saper scrivere.. cosi prima o poi capirai anche cosa significa costruire in modo onesto soprattutto quando si usano i soldi della collettività..
RispondiEliminaleone anche qui non dici niente grande moralizzatore?????
RispondiEliminaCOLLUSO E ALTRO CHE SCRIVI BENE GUARDA A PISTICCI CON IL PORTO ECC. DEGLI ARGONAUTI E POI PENSA ALLE FESSERIE CHE SAI SCRIVERE INDUBBIAMENTE BENISSIMO ...CIAO CIAO
RispondiElimina