lunedì 20 luglio 2009

Traffici e tumori, Woodcock indaga

Inquinamento e morti sospette. Contaminazioni, rifiuti, tumori. Nelle carte delle inchieste c’è un «parallelo» tra affari illeciti che stanno trasfromando angoli della verde Basilicata in bombe ecologiche. Casi emergono nell’ultima inchiesta di Woodcock (quella che sotto il nome Totalgate accanto al petrolio si occupa anche di sanità e rifiuti) e che potrebbero, per certi aspetti rappresentare la «dote» che il Pm anglonapoletano porterà con sè da Potenza a Napoli dove dovrebbe prendere servizio tra qualche settimana. Una «dote» che in parte ieri lo stesso Woodcock ha portato nella procura campana. Di certo, negli atti del procedimento penale 648/05 ci sono trascrizioni di conversazioni in entrata sull’utenza telefonica di Alfredo Romeo, l’imprenditore finito in carcere per essere ritenuto al centro dello scandalo «Global service» che ha scosso le fondamenta della giunta comunale partenopea. Ieri Woodcock ha versato nelle mani dei Pm titolari dell’inchiesta alcuni atti che sono ritenuti «interessanti» dai i sostituti della Dda campana D’Onofrio, Falcone e Filippelli che stanno seguendo quell’indagine perchè costituirebbero un «monitoraggio » sulle attività di Romeo antecedente le intercettazioni della procura napoletana (iniziate nel gennaio 2008).
Ma Woodcock potrebbe «versare» alla sua nuova procura anche notevole materiale riguardante il traffico di rifiuti. Nell’inchiesta, infatti, ci sarebbero diversi episodi di traffici di queste sostanze partite dalla Campania e arrivate in Basilicata e un reticolo di nomi, di persone come di aziende, che si occupano del settore. E la medaglia ha due facce: una quello dell’inquinamento creato in Basilicata (da qui l’indagine in Basilicata) l’altra sui traffici illeciti in stile «Gomorra » che, per questo aspetto, avrebbero al centro la Campania. In Basilicata rimangono elementi pericolosi e, forse, morti. È uno dei testimoni dell’inchiesta ad aprire questo scenario. Racconta di come alcune capre venute a contatto con i fanghi di perforazione siano morte, «A distanza di pochi anni - prosegue il racconto del testimone - per la precisione nell’agosto 1994, mio padre scoprì di avere un tumore al cervello e di tale malattia morì il 2 febbraio 1995 all’età d i 43 anni. Un particolare che ricordo con precisione è che al ritorno da quei pascoli l’alito di mio padre puzzava di uova marce». E non sarebbe l’unica morte sospetta. «un anno dopo la morte di mio padre morì di un tumore XXX (la persona che aveva in affitto il terreno dove erano stoccati i fanghi) è morto di tumore, credo all’intestino nel corso del 2007». Inoltre, un altro uomo con terreni nella zona si sarebbe «ammalato di un tumore ai testicoli». Morti sospette che si aggiungono ad altre morti sospette già emerse nell’inchiesta prima in mano al Pm di Matera Nicola Maria Pace e poi a quello della Dda di Potenza Francesco Basentini. Padre e figlio, chiamati a fare dei lavori urgenti di rimozione del terreno nei pressi della Trisaia di Rotondella dopo che ci sarebbe stato un incidente. Lavori di qualche milioni per rimuovere terreno, una manna per entrambi. Ma per entrambi, qualche anno dopo, la morte per cancro. (lagazzettadelmezzogiorno.it)

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