venerdì 12 giugno 2009

VOTO E LEGALITA' IN BASILICATA

Contro questa candidatura plebiscitaria si è registrato un voto di opinione carico di significati politici. Infatti tra i dieci più votati d'Italia troviamo l'ex pm Luigi De Magistris, Sonia Alfano, figlia di un giornalista siciliano ucciso dalla mafia e anch'ella candidata indipendente di Italia dei Valori, Rita Borsellino sorella del giudice Paolo, e Rosario Crocetta sindaco antimafia a Gela. Quest'ultimi due sono stati dei candidati indipendenti del Pd. Partito non abituato
a ricevere buone performance in Sicilia e che con queste candidature ha spinto molti cuori legalitari a votare per il partito di Franceschini. Pur se non nelle stesse proporzioni molti voti alla persona sono andati a Rosaria Capacchione, giornalista che vive sotto scorta per le sue cronache casalesi. Anche in Lucania la giornalista ha avuto buoni consensi come la Alfano. In questo ambito il boom è stato però di De Magistris con oltre 7000 voti. Si può affermare che le agitazioni promosse dall'associazione “Vittime di De Magistris” hanno avuto un effetto contrario a quello proposto se anche nella Policoro fiaccata dal sequestro di Marinagri l'ex pm ottiene ben 250 preferenze e IDv 755 voti. Ovviamente non si tratta di settori maggioritari. Ma questi voti sono la cartina di tornasole per un movimento tutto nuovo e trasversale che si batte per la difesa della Costituzione, dei diritti e della legalità e che vota non per ideologia ma per contenuti.
Postideologici, identitari sulla memoria, si battono per conoscere la verità sulle stragi del 1992 e nei singoli territori sono i portavoce di molti senza voce. Contestano i politici di professione, chiedono pulizia morale ed etica al Pd, sono disgustati dalle divisioni della sinistra radicale. In questa area a livello di personalità troviamo anche intellettuali illustri (Tranfaglia, Pardi, Giulietti, Vattimo, Magris) che hanno accettato di convivere con il populismo tribunizio di Di Pietro, il quale ha capito dove spira il vento e si prepara a cambiare il suo partito con allarme del segretario regionale lucano, Michele Radice. Al riguardo sarebbe interessante conoscere il pensiero dell'altro leader maximo Belisario. Al dato si vuole aggiungere una riflessione. I partiti e gli eletti che vogliono stare in questo campo dovrebbero meglio stare attenti a quello che accade. Nessuno di loro per esempio si è accorto che i militanti di Libera in Basilicata stanno presidiando
l'aula del processo Nibbio a Potenza per dare un sostegno ai testi che potrebbero inchiodare degli usurai pericolosi. Sono a rischio deposizioni che potrebbero rivelare importanti livelli occulti del riciclaggio di denaro sporco. In Basilicata ci sono persone che perdono casa, dignità e serenità per gli usurai. Don Marcello Cozzi ha spezzato il silenzio scrivendo:
“Non lasciamoli soli. La loro testimonianza potrebbe svelare scenari segreti, trame sotterranee, circuiti di malaffare finora sconosciuti”. Per il momento uno dei testi chiave risulta malato e non si è presentato a deporre. Registriamo il silenzio assordante della politica. Di tutta la politica. Anche di quella militante sul fronte legalitario, anche di quella abituata a confondersi con il giustizialismo più bieco. Da parte nostra con il diritto di cronaca continueremo a dare spazio a quello che accade in questo processo. Forse alcune notizie però potremmo presto essere costretti a non pubblicarle più. Perché ieri la Camera dei Deputati a larga maggioranza (con il convinto sostegno di franchi tiratori dell'opposizione) ha approvato un decreto legge che ad esempio ci impedirebbe di pubblicare un'intercettazione tra compari che hanno deciso di minacciare i testimoni del processo Nibbio. Potremmo presto essere costretti a pubblicare le rettifiche a questo articolo dagli avvocati di chi minaccia i testimoni senza poter replicare nulla, facendo diventare in questo modo verità assoluta la verità di parte. Siamo certi che ci riempiranno di rettifiche. E molti a quel punto non si occuperanno più di cronaca giudiziaria. Non potremmo più pubblicare i nomi dei pm. Che saranno quindi anonimi e potranno evitarsi il giudizio del loro operato. Perché accanto ai soliti sospetti di protagonismo ci sono anche molti magistrati che si sanno voltare dall'altra parte al momento giusto. Il decreto ora va al Senato. Editori e giornalisti ne chiedono la riforma. Il radicale Maurizio Bolognetti sostiene che c'è bisogno di disobbedienza civile su questo fronte. Forse è il caso di iniziarci a pensare considerato che si sente odore di regime.
Paride Leporace (Direttore Il Quotidiano della Basilicata)

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