venerdì 17 aprile 2009

VIAGGI TRUFFA, I RETROSCENA DELL’INCHIESTA SULLE GITE IN AMERICA E AUSTRALIA


Rocco Curcio è un vecchio comunista. Qualcuno sostiene che venga dalla scuola del presidente Giorgio Napolitano. Una carriera tutta a sinistra. Con il Pds, poi con i Ds, ora con il Pd. Si è seduto in parlamento, alla Camera, ma sono passati tanti anni. E’ compagno di partito di Maria Antezza. Lei è molto attiva al Senato e in politica, dicono, «è lanciatissima». Sono indagati. La truffa l’ha scoperta un magistrato che ora ha lasciato la procura di Potenza: Claudia De Luca. L’accusa, stampata su tre pagine di un atto giudiziario che il Quotidiano ha potuto vedere in esclusiva, è così descritta: Curcio e Antezza, in concorso con due funzionari della Regione Basilicata, «con artifici e raggiri» consistiti nel «rappresentare alla presidenza della giunta regionale di dover svolgere attività inerente alla funzione rivestita, inducendo in errore l’ente sulla legittimazione a chiedere e ottenere il rimborso per le spese sostenute, interrompevano il viaggio in Australia autorizzato e si recavano per motivi personali a Cairns e a Sidney», ritardando il rientro in Italia di dieci giorni. Il biglietto di ritorno, secondo la procura della Repubblica, l’ha pagato la Regione Basilicata che, ora, nel procedimento è la parte offesa. Correva l’anno 2006 e Maria Antezza presiedeva il consiglio regionale. Ora gode dell’immunità parlamentare e sulla notizia di questo procedimento si farà una risata. Anche perché il reato di truffa è di facile prescrizione. Rocco Curcio, invece, era ancora il presidente della commissione regionale dei lucani all’estero. Lui, sospettano in procura, questi giochetti truffaldini li faceva con più frequenza. E il fascicolo si è riempito di documenti acquisiti dalla polizia giudiziaria. Ci sono i biglietti, le autorizzazioni e le determine con i rimborsi per i viaggi in Brasile, Argentina, Uruguay e Paraguay. Con l’ex capo della procura Giuseppe Galante, invece, Curcio è andato a New York. Di quella storia s’interessò la Guardia di finanza di Catanzaro. Poi il sostituto procuratore Luigi De Magistris chiese l’archiviazione e il nome dell’ex capo della procura è finito tra quelli delle persone offese. E’ l’inchiesta sulle toghe lucane. In quel procedimento c’è un verbale del magistrato che ha condotto gran parte dell’indagine su Curcio. Claudia De Luca risponde alle domande del collega De Magistris. Racconta: «A un certo punto un tale Rocco Curcio fece una denuncia contro ignoti per sostituzione di persona. Curcio fino a qualche mese fa era il presidente della Commissione lucani all’estero, che ho scoperto essere una commissione che organizza dei viaggi pagati dalla regione, in base ad una legge regionale, che ho estratto da internet, molto recente, che prevede che questa commissione, presieduta da persone di fiducia della Regione, vada a portare sussidi e benefit ai lucani all’estero. Questa è l’intenzione della legge peraltro con dei benefici per il rientro dei lucani dall’estero, molto nobile come scopo. Poi bisogna vedere come è messa in pratica, ma questo è un commento mio. Questo Curcio fece una denuncia perché si era accorto… siccome uno dei viaggi che aveva organizzato la Commissione era New York e a quel viaggio aveva partecipato fra l’altro il procuratore della Repubblica con la moglie, qualcuno aveva aperto una email a nome di Rocco Curcio e aveva scritto all’agenzia di viaggi che aveva organizzato questo viaggio a New York, per chiedere di avere notizie dei partecipanti e dei pagamenti. Dopo, questo personaggio, che poi abbiamo scoperto essere Nicola Piccenna, il fascicolo è stato trasferito ovviamente.., anzi non ovviamente, le dico perché per competenza all’ufficio di Catanzaro. Questo Piccenna aveva aperto una email, fingendosi Rocco Curcio, per avere notizie su chi aveva effettivamente pagato o meno questo viaggio. Facciamo questa indagine, scopriamo che è Nicola Piccenna e iscrivo il fascicolo a modello 21. Questo pacchetto, Nicola Piccenna iscritto per sostituzione di persona e per diffamazione nei confronti del procuratore della Repubblica, é stato da me trasmesso alla procura di Catanzaro. Nel leggere le carte però di questa vicenda dei viaggi, mi sono resa conto che Curcio, in relazione proprio a quel viaggio, aveva presentato alla Regione, perché fosse liquidata, una fattura relativa a sette camere di albergo. Non alla sua, a sette, che erano i famosi dieci o 12, quanti erano, 14 partecipanti. E la Regione gliel’aveva rimandata indietro, dicendo: dicci quant’è la tua quota perché noi non paghiamo per tutti. Per cui io ho ritenuto di iscrivere questo procedimento per tentata truffa a carico di Curcio». Il fascicolo su Curcio nasce così. Parola di magistrato.
Fabio Amendolarada Il Quotidiano della Basilicata