martedì 27 gennaio 2009

DI SANZA SU SOLUZIONE CRISI ALLA REGIONE

"L’annunciata soluzione della crisi è tutt’altro che rispondente alle istanze che l’avevano generata e acuisce la difficile situazione politica e la coesistenza all’interno del PD. Essa nasce dalla crisi di sistema e non di governo - si è detto – e, in particolare, dalla incapacità di saper intercettare le istanze di una società cambiata che esige risposte immediate a bisogni aumentati”. A sostenerlo il consigliere regionale del Pd, Antonio Di Sanza, il quale afferma che “il Pd si è candidato, anche nelle dinamiche politiche regionali, a rappresentare il messaggio di novità che emergeva, con l’ambizione di ‘svestire’ la dimensione tradizionale del modo di fare politica. Ciò purtroppo appare non realizzarsi e, quando ci si sforza di far emergere quel nuovo, esso appare più vecchio, nei metodi, del peggior modo di fare politica”.“Alla richiesta rivolta, soprattutto dalla provincia di Matera: affinché l’esigenza dei territori fosse recuperata ad un maggior protagonismo all’interno della programmazione regionale e dissipasse la sfiducia di quanti nel frattempo non avevano colto in maniera appropriata l’azione del governo De Filippo – commenta Di Sanza - si risponde con una scelta ‘salvifica’ (una di prima fila per la Presidenza della Provincia di Matera e la novità di due Assessori alla stessa provincia) inadeguata e contraddittoria”. “Come si può infatti pensare ad un riequilibrio territoriale – si chiede il consigliere - sovrabbondando di rappresentanza la città di Matera? Come si recupera il divario con il centro-destra nel metapontino? Come si può avvalorare la scelta di un esterno, sia pur dignitoso e di grande storia, ma che di fatto delegittima una classe dirigente a cui si attribuisce, prima che lo facciano gli elettori, la patente di incapace?” “È chiaro allora – aggiunge Di Sanza - che più che le ragioni del territorio e della rappresentanza valgono ancora le ragioni antiche delle correnti e, in particolare, quelle degli ex (ds e margherita) che confermano quanto è difficile l’obiettivo di tenere insieme esperienze diverse in un contenitore che si è proposto per avere esattamente tale prerogativa. Così come ‘arruolare’ l’esterno e spuntare la non candidatura da parte di alcuni è la dichiarazione ufficiale che il non decidere è la regola, in barba ai quei bisogni che hanno necessità di avere risposta e che la ‘macchina’ si mette in marcia, stranamente, non con la prima ma con il ‘folle’.“Se questi sono i presupposti - sottolinea l’esponente del PD - è naturale mettere in discussione il proprio ruolo e il proprio voto, aprendo una necessaria dialettica interna che sappia recuperare quella dimensione di novità e concretezza a cui ci siamo rivolti nella costituzione di questo nuovo soggetto politico”. “A questo – conclude Di Sanza - lavorerò nei prossimi giorni, augurandomi che ancora sia possibile salvare un grande progetto politico e che attorno ad esso si aggreghino le forze necessarie per renderlo fattibile.”

2 commenti:

  1. antonio pensava che passando al rd avrebbe manovrato tutto come ha fatto a Policoro.I partiti fomatori del pd hanno grande storia(che nn condivido) che lui non ha e per questo non concepisce le lotte intestine. La questine del pd in basilicata è diversissima da quella nazionale. Unire cristiani e socialisti dove si arriva? Un antico proverbio recita "per nn fa piacer alla migghiera sa tagl....) cosi' accade al pd per non favorire ds o margherita si preferisce l'esterno.caro antonio le dinamiche vanno cambiate e non i partiti come fai tu?la tua storia di volatile la sappiamo!ammetti i tuoi limiti!

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  2. il moscone per farsi notare ronza intorno alla merda .... fino a che qulacuno che non lo sopporta più lo elimina con una pedata ... anche a costo di sporcarsi!!!

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