mercoledì 26 novembre 2008

POLICORO INCHIESTA WOODCOCK SUL PETROLIO, DUE TECNICI IN ESILIO PARLANO DEI RAPPORTI TRA L’ITALIA E IL LORO PAESE

“Si tratta di questioni internazionali”. Fatti che riguarderebbero i rapporti tra le due nazioni. Forse affari. Qualcuno sostiene che si tratti di petrolio. Ma al momento sono solo indiscrezioni. Fatto sta che i
carabinieri del Noe di Roma sono stati a Policoro.La fonte del Quotidiano preferisce rimanere anonima. Dice: “Nel Centro rifugiati richiedenti asilo (dove ci sono duecento immigrati che hanno chiesto asilo politico, creando numerose polemiche nel mondo politicondr) ci sono alcuni stranieri che dicono di conoscere questioni legate al petrolio”. I due - secondo indiscrezioni - sarebbero tecnici eritrei.E sarebbero già stati sentiti dagli uomini del colonnello Sergio De Caprio, l’ex “capitano ultimo” (è l’ufficiale che arrestò il 15 gennaio1993 il capo dei capi. Attorno alla figura dell’eroe che riuscì ad arrestare Totò Riina, dopo le stragi di Falcone e Borsellino, sono stati scritti libri e realizzate fiction televisive che hanno avuto record di ascolti. De Caprio, dopo aver avuto degli scontri con i suoi superiori, in particolare su come portare avanti le indagini, ha lasciato alcuni anni fa il Ros dei carabinieri ed è stato trasferito al Noe, il nucleo operativo ecologico). I carabinieri, che adesso starebbero anche cercando di capire i canali tramite i quali gli immigrati sono riusciti a raggiungere l’Italia, avrebbero poi ma è una indiscrezione ancora non confermata da alcuna fonte ufficiale relazionato alla procura. Titolare dell’indagine sarebbe il sostituto procuratore Henry John Woodcock.Non è la prima volta che il pubblico ministero anglonapoletano delega gli uomini del capitano ultimo. Sono loro infatti che hanno condotto le indagini sull’ex ministro dell’Ambiente Alfonso Pecoraro Scanio.Nell’ambito di quell’inchiesta sarebbero emersi elementi che hanno dato a Woodcock la possibilità di indagare sul petrolio. Sembra - ma sono sempre indiscrezioni - che il pm stia lavorando su un’ipotesi di corruzione. Avrebbe già ascoltato alcuni tecnici di compagnie petrolifere e anche amministratori locali. E cosa c’entrano gli eritrei con il petrolio? Forse è proprio quello che stanno cercando di capire gli investigatori. Una cosa è certa: l’Eritrea è un Paese povero e senza grandi risorse naturali.“Ma la manodopera è ben formata, parla l’italiano ed è abituata a lavorare con gli italiani”, dicono. La sua posizione è strategica: una sorta di ponte naturale fra l’Africa e l’Asia. “E poi, lì, gli imprenditori si muovono in un solco aperto per loro dalle buone relazioni che governo ed enti locali italiani manterrebbero con il regime eritreo”.( Fonte Lucanianews 24)

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