POTENZA - Ha “abboccato” alle foto di una delle tante bellezze che appaiono e scompaiono su Facebook, dietro cui spesso si celano persone diverse con intenzioni ben precise. Ha iniziato a chattarci, e a un certo punto ha deciso di mostrarsi via webcam proprio come mamma l’ha fatto. Solo che dall’altra parte del cavo è partita la registrazione. Poi quel video è stato caricato su Youtube, e lì è rimasto visibile da chiunque fino a quando i gestori non l’hanno rimosso. Per evidenti motivi.
E’ la disavventura capitata nei giorni scorsi a un membro della giunta comunale del capoluogo guidata dal sindaco Dario De Luca.
L’assessore, di cui non sveliamo il nome per ragioni di riservatezza (finché non saranno chiari i contorni di tutta la vicenda), ha spiegato al Quotidiano che il fattaccio risale «a una decina di giorni fa», di essere stato vittima di un «tentativo di fake», e di aver già denunciato l’accaduto agli organi inquirenti.
«Non ho fatto niente di male - ha aggiunto -, e comunque è qualcosa che attiene alla mia sfera privata». Poi ha persino negato l’esistenza del video. «Io ne ho visto solo alcuni “screensaver” - sono state le sue parole - e per quel che so potrebbe essere un montaggio».
Secondo il Quotidiano, che quel video è riuscito a visionarlo, è difficile che si tratti del lavoro di un esperto di effetti speciali, anche se la qualità delle immagini è bassa e la ripresa un po’ “scattosa”. Sullo sfondo si riconoscono dei mobili in legno scuro con degli oggetti depositati sopra. Né libri né faldoni di carte che lascino pensare a un ufficio del Comune. Tutti elementi che rafforzano l’idea di una sequenza filmata con una semplice webcam a bassa risoluzione.
La questione, che resta aperta, è piuttosto come sia potuta succedere una cosa simile e perché? Se si è trattato di una trappola per il politico, o di uno dei tanti ricatti di cui purtroppo restano vittime sempre più uomini allettati dall’idea della “conquista” via web. Anche perché a domanda sul punto il diretto interessato non ha escluso di aver ricevuto richieste di denaro, trincerandosi dietro il rispetto per il lavoro degli investigatori interessati del caso.
Spetterà quindi a loro cercare di risalire al computer da cui il video è stato caricato su Youtube, che con ogni probabilità è lo stesso da cui è gestito anche il finto profilo Facebook dell’“adescatrice” (già scomparso probabilmente a seguito di qualche segnalazione ai gestori del social network). Il passo successivo sarebbe scoprire l’identità di chi si celava realmente dietro il “fake”, ma non è escluso che abbia adottato qualche accorgimento per eludere questo tipo di controlli. Una forma di cautela standard per chi utilizza la rete per commettere crimini informatici in serie.
Nel frattempo, all’interno della giunta guidata dal cattolico De Luca c’è da star certi che una notizia del genere provocherà non poche apprensioni.
A memoria un caso simile a Potenza non si ricorda. La scorsa amministrazione era stata colpita da una vicenda altrettanto scottante, e un ex assessore è tuttora a processo per aver favorito un imprenditore amico in cambio di «una serie di utilità, ivi comprese diverse prestazioni sessuali offerte da giovani donne». Ma a quei tempi nessuno sbandierava la sua moralità per marcare le distanze dai predecessori, e proclami del genere stridono non poco con scivoloni di questo tipo. Sempre a prescindere da qualsiasi valutazione sull’immagine dell’istituzione Comune.
Tratto dal quotidiano della Basilicata
E’ la disavventura capitata nei giorni scorsi a un membro della giunta comunale del capoluogo guidata dal sindaco Dario De Luca.
L’assessore, di cui non sveliamo il nome per ragioni di riservatezza (finché non saranno chiari i contorni di tutta la vicenda), ha spiegato al Quotidiano che il fattaccio risale «a una decina di giorni fa», di essere stato vittima di un «tentativo di fake», e di aver già denunciato l’accaduto agli organi inquirenti.
«Non ho fatto niente di male - ha aggiunto -, e comunque è qualcosa che attiene alla mia sfera privata». Poi ha persino negato l’esistenza del video. «Io ne ho visto solo alcuni “screensaver” - sono state le sue parole - e per quel che so potrebbe essere un montaggio».
Secondo il Quotidiano, che quel video è riuscito a visionarlo, è difficile che si tratti del lavoro di un esperto di effetti speciali, anche se la qualità delle immagini è bassa e la ripresa un po’ “scattosa”. Sullo sfondo si riconoscono dei mobili in legno scuro con degli oggetti depositati sopra. Né libri né faldoni di carte che lascino pensare a un ufficio del Comune. Tutti elementi che rafforzano l’idea di una sequenza filmata con una semplice webcam a bassa risoluzione.
La questione, che resta aperta, è piuttosto come sia potuta succedere una cosa simile e perché? Se si è trattato di una trappola per il politico, o di uno dei tanti ricatti di cui purtroppo restano vittime sempre più uomini allettati dall’idea della “conquista” via web. Anche perché a domanda sul punto il diretto interessato non ha escluso di aver ricevuto richieste di denaro, trincerandosi dietro il rispetto per il lavoro degli investigatori interessati del caso.
Spetterà quindi a loro cercare di risalire al computer da cui il video è stato caricato su Youtube, che con ogni probabilità è lo stesso da cui è gestito anche il finto profilo Facebook dell’“adescatrice” (già scomparso probabilmente a seguito di qualche segnalazione ai gestori del social network). Il passo successivo sarebbe scoprire l’identità di chi si celava realmente dietro il “fake”, ma non è escluso che abbia adottato qualche accorgimento per eludere questo tipo di controlli. Una forma di cautela standard per chi utilizza la rete per commettere crimini informatici in serie.
Nel frattempo, all’interno della giunta guidata dal cattolico De Luca c’è da star certi che una notizia del genere provocherà non poche apprensioni.
A memoria un caso simile a Potenza non si ricorda. La scorsa amministrazione era stata colpita da una vicenda altrettanto scottante, e un ex assessore è tuttora a processo per aver favorito un imprenditore amico in cambio di «una serie di utilità, ivi comprese diverse prestazioni sessuali offerte da giovani donne». Ma a quei tempi nessuno sbandierava la sua moralità per marcare le distanze dai predecessori, e proclami del genere stridono non poco con scivoloni di questo tipo. Sempre a prescindere da qualsiasi valutazione sull’immagine dell’istituzione Comune.
Tratto dal quotidiano della Basilicata