sabato 18 gennaio 2014

Sbarcano i Greci. Fuggono i lucani. Solo un milionario spreco di denaro.

di Eugenio Bonanata

Senise scommette sul turismo. Ma i visitatori chi li ospiterà?

Spesi milioni di euro per costruire un anfiteatro e inscenare spettacoli artistici sull’acqua. Prevista la collaborazione del regista Emire Kusturica. Un’impresa faraonica per attirare turisti in una terra depressa e priva delle più elementari strutture ricettive. E’ così che si risolleverà l‘economia della Basilicata? La stampa locale inneggia. Siamo nel paese dei balocchi.
La retorica dell’avvenimento. Ieri il pomposo taglio del nastro. E’ stata posta la prima pietra dell’anfiteatro da 2500 posti sulla diga di Montecotugno. 5 milioni di euro e poi altri 5 milioni per creare le infrastrutture che possano accogliere i turisti a Senise (Potenza). Già, perché, da maggio 2015 sulla diga ci saranno 15 spettacoli l’anno, da maggio a settembre, che rievocheranno il mito delle origini; cioè l’epico sbarco dei Greci nello Ionio. Peccato che sbarcheranno a Senise, un’area interna poco attrattiva, in preda all’emigrazione, alla desertificazione e al collasso dell’economia. Il paradosso è evidente. Eppure nelle ultime ore l’entusiasmo per l’avvio dei lavori dell’anfiteatro ha narcotizzato gli animi. Si ripongono tutte le speranze in un futuro immaginifico. Ma non sarà certo l’abbaglio del macroattrattore turistico a sollevare un’imprenditoria sonnecchiante e intere generazioni di giovani emigrati in massa. Domanda: dove saranno ospitate le folle di turisti che dovrebbero approdare, se l’unico hotel di Senise ad oggi ha una capienza di 40 persone? Ma stampa e politica, nelle ultime 48 ore, sembrano viaggiare sulle ali della fiaba. Tutti ammaliati, quasi istupiditi dal clima ludico che aleggia. Ci mancano solo Pinocchio e i balocchi.

“Ci sono le autorizzazioni per cementificare sull’alveo?” Francescantonio Terracina, dell’associazione RifiuTIAMOli di Senise, prova a tornare coi piedi a terra. Innanzitutto si chiede se costruire un anfiteatro sulle rive di una diga (Montecotugno) sia “tecnicamente possibile”. Si chiede se “affidati i lavori e pagati i progettisti, domani non possa emergere un problema di autorizzazioni a cementificare sull’alveo di un corso d’acqua che rientra nei confini del Parco del Pollino”. Magari, mette in guardia, “dopo aver speso un bel po’ di soldi, per problemi di autorizzazioni, ci renderemo conto che l’anfiteatro non potrà essere portato a termine”. Ma i dubbi vanno ben oltre il presente. Si rivolgono anche al passato. Alla miopia manifestata dalla politica. Perché se è vero che i soldi per il macroattrattore provengono dalle royalties dell’acqua che la Basilicata ha fornito alla Puglia, è anche vero che quei soldi non sono stati utilizzati per dare una risposta alle “vere” priorità economiche della zona. “Nella nostra area industriale – spiega – abbiamo realtà come Ovisud e Iris Biomedica, che 10 anni fa rappresentavano una speranza industriale, mentre poi sono state abbandonate al loro destino” . “Se non c’è un’economia alla base – osserva – non si può pensare di risolvere problemi atavici attraverso un attrattore turistico che non avrebbe un tessuto di base su cui attecchire”. Bisognava “prima investire su un’economia reale e poi pensare ad un incubatore culturale di arti, che coinvolgesse giovani e territorio”. E invece, osserva amaro Terracina, “lo sbarco dei Greci non ha valorizzato nessuna professionalità presente qui a Senise”.

Volare basso. Può sembrare una cassandra il signor Terracina. Ma le sue parole non possono che alimentare un dibattito su scala regionale. La scommessa dell’ex Governatore De Filippo e del direttore dell’Agenzia regionale per il Turismo, Giampiero Perri, puntava sui macroattrattori turistici. Dal volo dell’angelo (Castelmezzano) a quello dell’aquila (San Costantino Albanese). Dal monastero di S.Maria di Orsoleo (Sant’Arcangelo) alla Grancia e ai briganti (Brindisi Montagna). Ciò che accomuna queste esperienze artistiche lucane è la pomposità. Non accompagnata da un processo di crescita culturale e imprenditoriale del territorio. Pensare allo spettacolo senza preoccuparsi di dove sistemare le eventuali flotte di turisti, rispecchia un’incapacità di guardare al futuro. Si pensa alla Basilicata un po’ come si guardava a Cuba qualche decennio fa. Povertà da un lato, gusto dell’effimero dall’alto. Diciamola tutta: chi parla di ‘macroattrattori’ come “volano dell’economia lucana” prende in giro prima di tutto se stesso, e poi un’intera regione. Ma forse il vero obiettivo è alimentare le clientele dell’industria culturale. Fatta di piccole lobby sanguisuga. L’economia locale, invece, vola molto più in basso. Sbarcano i Greci. Fuggono i lucani!

Tratto sa Basilicata24.it