di Eugenio Bonanata
Senise scommette sul turismo. Ma i visitatori chi li ospiterà?
Spesi milioni di euro per costruire un
anfiteatro e inscenare spettacoli artistici sull’acqua. Prevista la
collaborazione del regista Emire Kusturica. Un’impresa faraonica per attirare
turisti in una terra depressa e priva delle più elementari strutture ricettive.
E’ così che si risolleverà l‘economia della Basilicata? La stampa locale
inneggia. Siamo nel paese dei balocchi.
La retorica dell’avvenimento. Ieri il pomposo taglio
del nastro. E’ stata posta la prima pietra dell’anfiteatro da 2500 posti sulla
diga di Montecotugno. 5 milioni di euro e poi altri 5 milioni per creare le
infrastrutture che possano accogliere i turisti a Senise (Potenza). Già, perché,
da maggio 2015 sulla diga ci saranno 15 spettacoli l’anno, da maggio a
settembre, che rievocheranno il mito delle origini; cioè l’epico sbarco dei
Greci nello Ionio. Peccato che sbarcheranno a Senise, un’area interna poco
attrattiva, in preda all’emigrazione, alla desertificazione e al collasso
dell’economia. Il paradosso è evidente. Eppure nelle ultime ore l’entusiasmo
per l’avvio dei lavori dell’anfiteatro ha narcotizzato gli animi. Si ripongono
tutte le speranze in un futuro immaginifico. Ma non sarà certo l’abbaglio del
macroattrattore turistico a sollevare un’imprenditoria sonnecchiante e intere
generazioni di giovani emigrati in massa. Domanda: dove saranno ospitate le
folle di turisti che dovrebbero approdare, se l’unico hotel di Senise ad oggi ha
una capienza di 40 persone? Ma stampa e politica, nelle ultime 48 ore, sembrano
viaggiare sulle ali della fiaba. Tutti ammaliati, quasi istupiditi dal clima
ludico che aleggia. Ci mancano solo Pinocchio e i balocchi.
“Ci sono le autorizzazioni per cementificare
sull’alveo?” Francescantonio
Terracina, dell’associazione RifiuTIAMOli di Senise, prova a tornare coi piedi
a terra. Innanzitutto si chiede se costruire un anfiteatro sulle rive di una
diga (Montecotugno) sia “tecnicamente possibile”. Si chiede se “affidati i
lavori e pagati i progettisti, domani non possa emergere un problema di
autorizzazioni a cementificare sull’alveo di un corso d’acqua che rientra nei
confini del Parco del Pollino”. Magari, mette in guardia, “dopo aver speso un
bel po’ di soldi, per problemi di autorizzazioni, ci renderemo conto che
l’anfiteatro non potrà essere portato a termine”. Ma i dubbi vanno ben oltre il
presente. Si rivolgono anche al passato. Alla miopia manifestata dalla
politica. Perché se è vero che i soldi per il macroattrattore provengono dalle
royalties dell’acqua che la
Basilicata ha fornito alla Puglia, è anche vero che quei
soldi non sono stati utilizzati per dare una risposta alle “vere” priorità
economiche della zona. “Nella nostra area industriale – spiega – abbiamo realtà
come Ovisud e Iris Biomedica, che 10 anni fa rappresentavano una speranza
industriale, mentre poi sono state abbandonate al loro destino” . “Se non c’è
un’economia alla base – osserva – non si può pensare di risolvere problemi
atavici attraverso un attrattore turistico che non avrebbe un tessuto di base
su cui attecchire”. Bisognava “prima investire su un’economia reale e poi
pensare ad un incubatore culturale di arti, che coinvolgesse giovani e
territorio”. E invece, osserva amaro Terracina, “lo sbarco dei Greci non ha
valorizzato nessuna professionalità presente qui a Senise”.
Volare basso. Può sembrare una
cassandra il signor Terracina. Ma le sue parole non possono che alimentare un
dibattito su scala regionale. La scommessa dell’ex Governatore De Filippo e del
direttore dell’Agenzia regionale per il Turismo, Giampiero Perri, puntava sui
macroattrattori turistici. Dal volo dell’angelo (Castelmezzano) a quello
dell’aquila (San Costantino Albanese). Dal monastero di S.Maria di Orsoleo
(Sant’Arcangelo) alla Grancia e ai briganti (Brindisi Montagna). Ciò che
accomuna queste esperienze artistiche lucane è la pomposità. Non accompagnata
da un processo di crescita culturale e imprenditoriale del territorio. Pensare
allo spettacolo senza preoccuparsi di dove sistemare le eventuali flotte di
turisti, rispecchia un’incapacità di guardare al futuro. Si pensa alla
Basilicata un po’ come si guardava a Cuba qualche decennio fa. Povertà da un
lato, gusto dell’effimero dall’alto. Diciamola tutta: chi parla di ‘macroattrattori’
come “volano dell’economia lucana” prende in giro prima di tutto se stesso, e
poi un’intera regione. Ma forse il vero obiettivo è alimentare le clientele
dell’industria culturale. Fatta di piccole lobby sanguisuga. L’economia locale,
invece, vola molto più in basso. Sbarcano i Greci. Fuggono i lucani!
Tratto sa Basilicata24.it