Il viaggio al contrario di un giovane lucano
Di Dino Collazzo
C'è chi sceglie di andar via alla
ricerca di una vita migliore e di un lavoro che in Basilicata è sempre più un
miraggio, e chi invece dopo tanto girovagare torna a casa e prova a ripartire
Non è facile vivere in Basilicata, come non è
facile rimanere al Sud. Molti giovani battono le strade già percorse in tempi
addietro dai loro nonni. Con una valigia piena di sogni e speranze e con una
laurea tra le mani, questi ragazzi lasciano la terra natia alla volta del
grande Nord e di un lavoro che gli garantisca una vita meno greve. Una scelta
spesso sofferta. Ma partire è l’unica vera alternativa per lasciarsi alle
spalle, incastonata tra le dolomiti lucane e il Pollino, risalendo per la piana
di Metaponto, l’angoscia della certezza che le cose da queste parti non possano
cambiare. “Munnu era , munnu è e munnu sarà”, ripetono come un
mantra i molti anziani, unici a sopravvivere all’immutabilità dei tempi.
In base ai dati dell’Istat su una popolazione
di 579.251 abitanti l’indice di vecchiaia indica che ci sono 150,6 anziani per
ogni 100 giovani. Più della metà di questi ultimi abbandona la Regione per non
tornare più. Dalla Basilicata, infatti, ogni anno vanno via circa 2 mila
cittadini. Ma per chi è riuscito a sfangarla c’è sempre qualcuno che invece è
ritornato indietro. Anch'io come molti conterranei sono partito alla ricerca di
fortuna. Mille lavori tra i più disparati pur di riuscire nell’impresa di avere
un giorno quello che mi ero sudato in tanti anni passati sui libri. Una
domanda però ha sempre accompagnato il mio percorso: “Perché devo
emigrare, perché altrove le cose funzionano e da noi tutto deve ridursi alla
logica del clientelismo o del rinunciare e piegarsi?”. Un pensiero che ha preso
forma nell’attimo in cui ho deciso di fare il percorso inverso e scegliere di
raccontare le vicissitudini e le angosce della mia terra. Qualcuno potrà dire
“non sei riuscito e allora torni a casa”, ma va da sé che non per forza c’è
sconfitta in una ritirata. Tutto può cambiare e mutare in pochi istanti.
E allora eccomi qua a provare a raccontare
una diversa realtà. Quella di chi ha scelto di rientrare o di restare per
tentare l’impresa di cambiare lo status quo delle cose. Roberto Saviano in un
articolo su l’Espresso (Emigranti di tutto il Sud, tornate) nel descrivere come
a emigrare oggi siano non solo le migliori menti che il meridione possa
sfornare ma anche capitali criminali, suggerisce un ritorno a casa. Combattere
i sodalizi criminali attraverso la voglia di investire e rilanciare i propri
territori. “Basterebbe poco – scrive Saviano - per invertire il circuito della
fuga e renderlo virtuoso: se solo si riuscisse a convincere le comunità di
emigrati a investire nelle regioni d'origine, allora la linfa potrebbe tornare
alle radic