Ci eravamo
illusi. Da perfetti ingenui ci avevano fatto credere il Parlamento dei
nominati- e dunque anche quello dei comprati e venduti, dei cialtroni, ladri e
portaborse – appartenesse solo all’universo distorto del berlusconismo.
Ci avevano detto e ripetuto mille volte che una volta spodestato il puttaniere
che non rispondeva alle domande, quell’incarnazione vivente del conflitto di
interesse, il Porcellum e l’impossibilità per i cittadini di scegliersi il
proprio candidato, sarebbe stato spazzato via.
Non era vero, era solo un
espediente: adesso apprendiamo dalla viva voce della signora Finocchiaro, che “se
qualcuno vuole una legge elettorale con le preferenze sappia che non siamo
disponibili”. La
classe politica non vuole più mettersi alla prova, questo è evidente, ma
che sia arrivati a concepire le leggi elettorali con la sola funzione di
mantenere col sedere in Parlamento gente che nessuno voterebbe più, nemmeno
sotto ipnosi, rappresenta il punto più basso raggiunto dalla politica.
Che il principale difetto
del Porcellum, i mezzo a tanti altri, fosse proprio l’eliminazione delle
preferenze è divenuto chiaro in sei lunghi anni di via crucis politica: questa
espropriazione dei cittadini dalle scelte dei propri rappresentanti favorisce
infatti due fenomeni paradossalmente opposti: da una parte premia la fedeltà
agli apparati piuttosto che le capacità, l’intelligenza e la fedeltà al Paese,
dall’altra favorisce l’infedeltà nel momento in cui qualcun altro si fa avanti
per garantire posti futuri. In ogni caso esclude che servilismo o tradimento,
correttezza o rapina, siano giudicati dagli elettori. Ecco perché l’etica che è
anch’essa una conquista della democrazia ha già da tempo abbandonato le aule del
potere.
Non è che la preferenza sia
la panacea di tutti i mali, ma essa è l’essenza del sistema democratico e
quanto meno è il male minore rispetto agli spettacoli indecenti cui siamo stati
costretti ad assistere. Purtroppo però ha un grave difetto per una classe
politica modesta anche nei casi migliori, ormai incarnatasi in casta e che
vuole continuane a durare oltre il tempo massimo: rischia di mandare a casa
anche i deus ex machina che hanno attraversato indenni stagioni politiche da
dimenticare e clamorosi errori. Non è certo un caso che sia stata proprio la
Finocchiaro ad aprire il fuoco contro le preferenze: una che 28 anni è in
Parlamento, non ha mai fatto o detto cose di un qualche rilievo, è stata causa
di rovinose sconfitte e ha pure qualche scheletrino nell’armadio, è oggi una
delle vittime designate per l’elettore che voglia portare in Parlamento qualche
persona valida.
E nemmeno è un caso che la senatrice difenda la posizione con
argomenti poco meno che risibili:’ Le preferenze, dice “fanno
lievitare i costi della campagna elettorale in maniera incredibile, basta
seguire qualunque campagna elettorale per le comunali per capire cosa significa
impegnarsi a ricercare la preferenza”. Cioè alle comunali sì e alle
politiche no? Non volete impegnarvi? Non volete preoccuparvi di trovare
sostegni nella società civile? Preferite che sia il partito a spendere i
soldi (di tutti i cittadini in questo caso) per portare un tingum bob esquire a
mettere o mantenere on. davanti al nome?
Ma mica è finita, dopo questa
concessione alla retorica dell’austerità fasulla, la senatrice, come da
cognome, tenta di infinocchiare: “Il controllo delle preferenze
garantisce, poi, in alcuni settori del Paese i tentativi della criminalita’
organizzata di inquinare la campagna elettorale. Complessivamente non mi pare
che sia un buon modo di innovare la legge elettorale”. Ma davvero la Finocchiaro pensa
che eventuali collusioni con la criminalità passino per il singolo candidato e
non per gli apparati di partito e i padroni delle tessere? Ma su, basta
offendere l’intelligenza e il buon senso, basta raccontare chiacchiere:
del resto se così fosse non avremmo un Parlamento dove la densità di inquisiti
e di fedine penali sporche è più alta che nei peggiori bar di Caracas.
Senza dire che come il
Porcellum era stato ideato dai berluscones per mettere in difficoltà Prodi e
successivamente per dotarsi di una maggioranza a prova di bomba, adesso
queste conversioni piddine, l’ennesimo anguillesco cambiamento, sono ideate per
unire l’inutile al dilettevole: conservare i posti e permettere a Monti la
sopravvivenza ai suoi macelli fin oltre il 2013. Siamo l’unico Paese al mondo,
a parte le dittature africane, a fare leggi elettorali a la carte. Ci
sarebbe da vergognarsi: ma si sa che i nominati non hanno queste sciocche sensibilità. Non sanno
vergognarsi, è questa la loro virtù.
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