A volte le immagini sintetizzano meglio delle parole , la storia , come in questo filmato fa di più , ricostrisce un percorso politico , quello della compagine amministrativa guidata da Leone a tre anni dal suo insediamento . Evidente che gli impegni presi con la città , che aveva consentito a Leone di vincere , a consuntivo e come magistralmente raccontato dalle immagini , sono stati tutti traditi. Vi consigliamo un attento e divertente visione di questo corto , che a oggi ha superato da Jonica TV che ad oggi ha superato le 3000 visioni , un documento eccezionale , e alcuni temi saranno in settimana ripresi dal nostro Blog
sabato 28 febbraio 2015
venerdì 27 febbraio 2015
Rimborsopoli, la Corte dei Conti condanna 22 consiglieri Anche Pittella e De Filippo chiamati a risarcire rimborsi
L’attuale deputato del Pd Vincenzo Folino è stato condannato a risarcire 7.538,08 euro.
Amministratori e consiglieri condannati a restituire le somme appartengono a partiti di tutti gli schieramenti. Secondo i giudici contabili hanno percepito rimborsi impropri per l'attività istituzionale
Amministratori e consiglieri condannati a restituire le somme appartengono a partiti di tutti gli schieramenti. Secondo i giudici contabili hanno percepito rimborsi impropri per l'attività istituzionale
POTENZA - Non s’è salvato nessuno. A parte due ex per cui gli
atti sono stati rimandati al pm. Né il presidente della Regione Marcello
Pittella, né il suo predecessore e attuale sottosegretario alla Salute Vito De
Filippo. E nemmeno il deputato Vincenzo Folino. Tutti condannati assieme ad
altri 18 ex consiglieri in carica tra il 2009 e il 2010 a risarcire le casse
del parlamentino lucano, chi più e chi meno, per 206mila euro complessivi. Dai
28mila euro di Gennaro Straziuso ai 1.200 di Giovanni Carelli.
Lo ha deciso la Corte dei conti di Potenza accogliendo le richieste della procura regionale contabile sul primo filone dell’inchiesta sulle “spese pazze” del consiglio regionale condotta dagli agenti del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Potenza. Il primo perché al vaglio degli investigatori restano i rimborsi degli anni successivi, e anche per questi gli inquirenti sembrano decisi ad adottare lo stesso metro.
Il collegio presieduto da Maurizio Tocca (consigliere Giuseppe Tagliamonte ed estensore Vincenzo Pergola) ha rivisto al ribasso le contestazioni per tutti, sulla base delle giustificazioni portate in udienza dai difensori. Ma in sostanza ha confermato l’impianto dell’accusa per cui i beneficiari del rimborso per le spese di segreteria e rappresentanza, oltre 2.500 euro al mese, avrebbero dovuto rendicontare non solo l’esborso, presentando il relativo scontrino (o fattura), ma anche il nesso tra la spesa e l’attività politica svolta. A cominciare dai pranzi, le cene, i caffè, e i pernottamenti in albergo. In caso contrario devono restituire al Consiglio regionale le somme utilizzate. E non spetta alla procura contabile dimostrare a cosa siano serviti realmente quei soldi, ma viceversa.
«La giurisprudenza della Corte dei conti – spiega la sentenza che è stata pubblicata ieri mattina - ha costantemente affermato che le spese di rappresentanza vanno rigorosamente giustificate e documentate, con analitica indicazione, per ciascuna di esse, delle finalità istituzionali perseguite, del rapporto di pertinenza tra attività dell’ente e spesa, della qualificazione del soggetto destinatario rispetto alla spesa, della sua natura e della sua legittima misura e che devono rispondere a rigorosi criteri di ragionevolezza esplicati attraverso una rigorosa documentazione delle circostanze e dei motivi che le occasionarono».
«Detto onere non risulta certamente soddisfatto nella maggior parte dei casi all’esame - proseguono i giudici della Corte dei conti - nei quali gli odierni convenuti, producendo i richiesti rendiconti, si sono limitati a depositare solo ricevute fiscali o fatture, da cui è evincibile unicamente che la spesa è avvenuta, ma del tutto inidonee a far emergere la sua finalizzazione “a rendere possibile l’esercizio del mandato”».
«Più in particolare - aggiungono - , se per le spese univocamente riferibili “all’esercizio del mandato” - come ad esempio, quelle relative alla stampa di pubblicazioni divulgative, ovvero rappresentate in fatture esplicitamente riportanti che la spesa era relativa a nolo sale per convegni (...) - può essere sufficiente la mera allegazione del documento fiscale sufficientemente analitico, altrettanto non può ritenersi per le spese di ristorazione, bar, o alloggio alberghiero (che costituiscono la preponderante parte delle spese contestate dall’attore), o gli acquisti di beni o servizi, in quanto privi di un’oggettiva ed immediata riferibilità alle esigenze “di rappresentanza”. Risponde, infatti, a criteri logico - giuridici di immediata percezione, nonché ai consolidati principi generali innanzi richiamati, che per quest’ultima categoria di spese, non distinguibili da quelle di carattere privato o effettuate per finalità di personale propaganda elettorale, il legittimo e trasparente utilizzo del denaro pubblico non possa prescindere da una adeguata dimostrazione del collegamento tra l’esborso sostenuto e l’ attività svolta per fini istituzionali».
Questo è quanto. Nessun giudizio morale, quindi. Ma soltanto un rilievo di carattere amministrativo-finanziario.
«La colpevolezza degli odierni convenuti - aggiunge ancora la Corte - risiede essenzialmente nell’avere inescusabilmente disatteso il “dovere di “dar conto” delle modalità di impiego del denaro pubblico in conformità alle regole di gestione dei fondi ed alla loro attinenza alle funzioni istituzionali”».
E non possono valere come causa di giustificazione i richiami delle difese «a un affidamento indotto da prassi decennali di rendicontazione senza alcun rilievo da parte del controllo interno sulle spese in trattazione, affidato all’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale».
Controlli che in realtà dal 2006 erano stati praticamente aboliti.
Se non per addebitare, in parte, la responsabilità «in ragione degli omessi dovuti controlli» ai membri dell’Ufficio di presidenza.
Per questo i giudici hanno deciso di ridurre del 20% le contestazioni a tutti, rinviando gli atti alla procura regionale perché lo addebiti ai membri dell’Ufficio di presidenza in carica all’epoca dei fatti.
Discorso a parte per due ex consiglieri, Emilia Simonetti e Vincenzo Viti, assistiti dall’avvocato Vincenzo Montagna. Per loro la Corte ha deciso di restituire gli atti al pm perché precisi le contestazioni residue dopo le giustificazioni accolte e le decurtazioni effettuate.
Lo ha deciso la Corte dei conti di Potenza accogliendo le richieste della procura regionale contabile sul primo filone dell’inchiesta sulle “spese pazze” del consiglio regionale condotta dagli agenti del nucleo di polizia tributaria delle Fiamme gialle di Potenza. Il primo perché al vaglio degli investigatori restano i rimborsi degli anni successivi, e anche per questi gli inquirenti sembrano decisi ad adottare lo stesso metro.
Il collegio presieduto da Maurizio Tocca (consigliere Giuseppe Tagliamonte ed estensore Vincenzo Pergola) ha rivisto al ribasso le contestazioni per tutti, sulla base delle giustificazioni portate in udienza dai difensori. Ma in sostanza ha confermato l’impianto dell’accusa per cui i beneficiari del rimborso per le spese di segreteria e rappresentanza, oltre 2.500 euro al mese, avrebbero dovuto rendicontare non solo l’esborso, presentando il relativo scontrino (o fattura), ma anche il nesso tra la spesa e l’attività politica svolta. A cominciare dai pranzi, le cene, i caffè, e i pernottamenti in albergo. In caso contrario devono restituire al Consiglio regionale le somme utilizzate. E non spetta alla procura contabile dimostrare a cosa siano serviti realmente quei soldi, ma viceversa.
«La giurisprudenza della Corte dei conti – spiega la sentenza che è stata pubblicata ieri mattina - ha costantemente affermato che le spese di rappresentanza vanno rigorosamente giustificate e documentate, con analitica indicazione, per ciascuna di esse, delle finalità istituzionali perseguite, del rapporto di pertinenza tra attività dell’ente e spesa, della qualificazione del soggetto destinatario rispetto alla spesa, della sua natura e della sua legittima misura e che devono rispondere a rigorosi criteri di ragionevolezza esplicati attraverso una rigorosa documentazione delle circostanze e dei motivi che le occasionarono».
«Detto onere non risulta certamente soddisfatto nella maggior parte dei casi all’esame - proseguono i giudici della Corte dei conti - nei quali gli odierni convenuti, producendo i richiesti rendiconti, si sono limitati a depositare solo ricevute fiscali o fatture, da cui è evincibile unicamente che la spesa è avvenuta, ma del tutto inidonee a far emergere la sua finalizzazione “a rendere possibile l’esercizio del mandato”».
«Più in particolare - aggiungono - , se per le spese univocamente riferibili “all’esercizio del mandato” - come ad esempio, quelle relative alla stampa di pubblicazioni divulgative, ovvero rappresentate in fatture esplicitamente riportanti che la spesa era relativa a nolo sale per convegni (...) - può essere sufficiente la mera allegazione del documento fiscale sufficientemente analitico, altrettanto non può ritenersi per le spese di ristorazione, bar, o alloggio alberghiero (che costituiscono la preponderante parte delle spese contestate dall’attore), o gli acquisti di beni o servizi, in quanto privi di un’oggettiva ed immediata riferibilità alle esigenze “di rappresentanza”. Risponde, infatti, a criteri logico - giuridici di immediata percezione, nonché ai consolidati principi generali innanzi richiamati, che per quest’ultima categoria di spese, non distinguibili da quelle di carattere privato o effettuate per finalità di personale propaganda elettorale, il legittimo e trasparente utilizzo del denaro pubblico non possa prescindere da una adeguata dimostrazione del collegamento tra l’esborso sostenuto e l’ attività svolta per fini istituzionali».
Questo è quanto. Nessun giudizio morale, quindi. Ma soltanto un rilievo di carattere amministrativo-finanziario.
«La colpevolezza degli odierni convenuti - aggiunge ancora la Corte - risiede essenzialmente nell’avere inescusabilmente disatteso il “dovere di “dar conto” delle modalità di impiego del denaro pubblico in conformità alle regole di gestione dei fondi ed alla loro attinenza alle funzioni istituzionali”».
E non possono valere come causa di giustificazione i richiami delle difese «a un affidamento indotto da prassi decennali di rendicontazione senza alcun rilievo da parte del controllo interno sulle spese in trattazione, affidato all’Ufficio di presidenza del Consiglio regionale».
Controlli che in realtà dal 2006 erano stati praticamente aboliti.
Se non per addebitare, in parte, la responsabilità «in ragione degli omessi dovuti controlli» ai membri dell’Ufficio di presidenza.
Per questo i giudici hanno deciso di ridurre del 20% le contestazioni a tutti, rinviando gli atti alla procura regionale perché lo addebiti ai membri dell’Ufficio di presidenza in carica all’epoca dei fatti.
Discorso a parte per due ex consiglieri, Emilia Simonetti e Vincenzo Viti, assistiti dall’avvocato Vincenzo Montagna. Per loro la Corte ha deciso di restituire gli atti al pm perché precisi le contestazioni residue dopo le giustificazioni accolte e le decurtazioni effettuate.
l.amato@luedi.it
giovedì 26 febbraio 2015
Policoro assiste sgomenta al taglio degli Alberi per le vie cittadine
Riceviamo e Pubblichiamo
da Flavio Frammartino
Inspiegabili
i tagli selvaggi degli alberi che abbellivano ed
ombreggiavano i
Anche
in via Puglia davanti all’istituto comprensivo Don Milani sono stati decapitati
degli alberi che la decoravano. Infatti nei giorni scorsi questa strada ha
subito lo stesso triste destino gia toccato ad altre zone della città : almeno
50 alberi sono stati sostituiti da orrendi marciapiedi di asfalto ; e per
ironia della sorte , i primi albericidi sono avvenuti a ridosso della Festa
dell’albero.
I
cittadini , preoccupati, hanno chiesto le motivazioni di questi interventi e l’unico
motivo adotto dell’Amministrazione Comunale è stato che le radici degli alberi
rovinavano l’asfalto e le fondamenta delle abitazioni. Esperti agronomi e
architetti ambientali hanno suggerito soluzioni alternative , quali il taglio
delle radici , la potatura mirata , o , pensando a un’ intervento più radicale ,
la sostituzione con alberi con radici
più profonde e meno invasive , più adatti ai viali alberati. Certo l’asfalto
non non rientrava tra le proposte razionali ed ecocompatibili , ma
probabilmente favorisce le ditte incaricate dei lavori.
Ad
oggi l’effetto è terribile ; i viali alberati , tanto simili ai Boulevards
parigini ,e vanto della città , non esistono più. Speriamo che l’amministrazione
si ravvedi , e per compensare la perdita , regali ai policoresi in bel parco .
Basta con l’edilizia sfrenata , il cemento
e l’asfalto
mercoledì 25 febbraio 2015
Il Governatore Pittella condannato per Rimborsopoli. Adesso dimissioni
Ed è la prima condanna che emette la giustizia amministrativa
, in
attesa di quella in sede penale. Marcello Maurizio Marcello Claudio alias
il Gladiatore Pittella attuale governatore della Basilicata , è stato ritenuto
colpevole con la sentenza della sezione giurisdizionale della corte dei conti
di potenza (n°8167 del 24/02/2015) di aver illecitamente sottratto al popolo Lucano 6.319 Euro. Cosi il nostro
amato gladiatore , aggiunge un’altra medaglia alla sua gloriosa carriera , dal
primo governatore di minoranza in Basilicata , al primo governatore a guidare
la Regione con una condanna , aspettando quella penale in discussione a
Potenza.
In un paese normale Europeo quello sognato dal mio amico Gianni Pittella ,
tipo la Germania o la Francia per non parlare dei paesi Scandinavi o negli
stati uniti , Bastava solo l’apertura dell’indagine , perché i politici si facessero
da parte , in Italia neanche le condanne
servono a farli vergognare. Tanto è vero questo concetto e la faccia di culo
che hanno questi signori Lucani , che hanno
avuto il coraggio di indicare tra gli
elettori del presidente della repubblica ,un consigliere Regionale , condannato anche in appello per Truffa alla Regione stessa.
Pertini avrebbe detto quel voto dalle mani sporche non lo voglio. Della serie ,
più rubbi più ti premio , se fai il cittadino onesto o l’imprenditore serio ,
mi organizzo per distruggerti.
Ma purtroppo per i cittadino allo sport del magna magna , non
vi era il solo Gladiatore , ma era in buona compagnia , per esempio vi è anche
il rispetto della quota Rosa , condannate due consigliere Regionali la mitica
Rosa Mastrosimone ( chi sa se il consigliere Carrera la conosce ) per una somma
di11.840 , e la Adeltina Salierno che riesce nell’impresa di superare la Rosetta
nostra con 12.171 . Ma il record spetta a Gennaro Straziuso che si classifica
primo , con la pregevole somma 28,744, 28 , per cui noi lo nominiamo Frega Popolo dell’anno , assegnandogli il
primo Premio . Ad onore di cronaca , non manca nell’elenco neanche il comunista
Frega Popolo , infatti tra i condannati vi è il mitico comunista Nardiello
Giacomo per 12.000 euro. Qua ci Vorrebbe la tagliola , altro che non violenza ,
Enrico Berlinguer , sono sicuro approverebbe.
martedì 24 febbraio 2015
Dopo la trasmissione di Presa diretta , Eni a mo di Intimidazione diffida la pro.ssa Colella. I Movimenti "diffidateci Tutti"
Prima di pubblicare , l’articolo di Nicola Bisceglia uscito su il
quotidiano della Basilicata ,
una nostra breve considerazione. L’Eni ormai all’ angolo , sui temi e sull’efficace
campagna dei movimenti messi in campo con l’apporto sostanziale della Professoressa
Colella e la capacità legale dell’avvocato Giovanna Bellizzi , non gli rimane
altro che , diffidare , permettendosi nel merito , di non rispondere alle
osservazioni della docente universitaria. Le tesi sostenute dalla professoressa,
tra l’altro sono condivise da altri illustri cattedratici. La cosa che
preoccupa di più e la richiesta di intervento fatto dalla multinazionale a 4
zampe , al ministro dell’istruzione e all’università della Basilicata. Se la
cosa si venisse confermata sarebbe un atto di inaudita gravità , che va a
ledere uno dei principi fondanti della nostra costituzione , la libertà di
pensiero e di insegnamento. Noi vogliamo essere tutti diffidate , anzi ci auto
diffideremo , perché siamo convinti delle tesi della professoressa , e che la
produzione di Petrolio in questi anni non ha segnato per la Basilicata nessun
sviluppo , ma ha significato solo inquinamento e morte.
La Basilicata e il petrolio, dopo Presa Diretta
Estrazioni, tra informazione e trasparenza
Estrazioni, tra informazione e trasparenza
A oggi i giacimenti lucani producono poco più di
ottantamila barili al giorno, mentre gli accordi prevedono che si possa
arrivare a 154.000, secondo la regione. Questo numero non convince appieno (ad
esempio l’inchiesta del Kilimangiaro parlava di 178.000 barili, citando una
fonte ministeriale), ma significherebbe comunque un sostanziale raddoppio della
produzione attuale
di NICOLA BISCEGLIA
Oltre un milione e mezzo di
telespettatori hanno seguito, domenica sera, la puntata di Presa Diretta
dedicata allo Sblocca Italia, che ha indagato anche in Basilicata.
La
qualità dell’inchiesta è stata all’altezza del team guidato da Riccardo Iacona,
che ha affrontato una serie di problemi legati alla legge. Abbiamo compreso,
una volta per tutte e se ce ne fosse ancora bisogno, che la questione riguarda
anche altri territori e che la Basilicata è un riferimento nazionale perché da
noi si estrae, da venticinque anni, la maggior parte del petrolio italiano.
La
redazione ha deciso di partire dalla manifestazione del 4 dicembre a Potenza,
come a sottolineare la distanza tra la piazza, che chiedeva di impugnare
l’articolo 38, e il Consiglio, che decideva di respingere la proposta di
impugnazione.
Le
modifiche effettuate da alcuni odg approvati e da emendamenti alla legge di stabilità,
che modificano l’art. 38, soddisfano i nostri amministratori e permettono al
Presidente Pittella di dichiarare, durante l’intervista al giornalista
Procaccianti che «non ci saranno ulteriori pozzi, allo stato attuale, per
quanto ci riguarda».
Un’affermazione
che potrebbe essere accolta come una vittoria, ma che va analizzata con
attenzione e verificata, posto che alcuni costituzionalisti sostengono che il
parere della regione non sia vincolante e che altre sette regioni hanno già
impugnato la legge.
A oggi i
giacimenti lucani producono poco più di ottantamila barili al giorno, mentre
gli accordi prevedono che si possa arrivare a 154.000, secondo la regione.
Questo
numero non convince appieno (ad esempio l’inchiesta del Kilimangiaro parlava di
178.000 barili, citando una fonte ministeriale), ma significherebbe comunque un
sostanziale raddoppio della produzione attuale.
Inoltre,
la domanda che si pone Iacona e che dovremmo porci tutti, è che quando si
analizzano i numeri economici, il costo dell’impatto ambientale non è mai
calcolabile, in particolare per una regione come la nostra che punta su turismo
ed eccellenze enogastronomiche. La puntata è andata benissimo dal punto di
vista dello share ed anche sul web ha avuto moltissimi contatti, tra cui lo stesso
Presidente che ha interagito in diretta.
Lo
scambio più interessante, a mio avviso, è avvenuto con Piersoft (open data
manager di Matera e membro della task force che ha seguito anche la liberazione
dei dati regionali), che ha consigliato al Presidente di continuare
l’operazione trasparenza sulla questione, rilasciando sul portale opendata
regionale i dati del monitoraggio ambientale dell’Osservatorio Val d’Agri,
fermi al 20 novembre. Ed è proprio dai dati che dovremmo partire per affrontare
la questione in modo oggettivo, come ha spiegato anche Alice Giorgio della
Fondazione Mattei durante un workshop dedicato ai dati del petrolio, in
occasione dell’open data day di Matera.
Se ARPAB,
Eni e Regione liberassero quotidianamente tutti i dati e le rilevazioni, i
cittadini sarebbero più informati e potrebbero quantomeno essere al corrente
della situazione oggettiva, al di là delle opinioni.
Da un mio
articolo di qualche settimana fa è nata una proposta, condivisa con la
direzione e inoltrata alla TGR qualche giorno fa, di un programma televisivo
realizzato ad hoc per fare chiarezza sui dati in modo definitivo, in un
confronto aperto e partecipato.
La
speranza è che il servizio pubblico regionale, che è stato al centro di
polemiche nel corso di questi mesi caldi, accolga la proposta e dia un esempio
di apertura, trasparenza e innovazione. Tenere alta l’attenzione sociale sulla
questione e informare in maniera trasparente, è un dovere che i media regionali
non possono evitare di assolvere.
lunedì 23 febbraio 2015
Della serie "E NOI PAGHIAMO "La finanza creativa costa alla Regione 32 milioni di euro
POTENZA
- I dati ora sono ufficiali. A causa dell’«operazione derivati», la
Regione
Basilicata ha perso nel 2014 5.141.095 euro, mentre dal 2006 ad oggi la perdita
è stata di ben
32.284.839euro. Sono cifre rese note dall'Ufficio Risorse Finanziarie e
Bilancio della Giunta su richiesta presentata dal capogruppo di Forza Italia in
Consiglio regionale Michele Napoli ed è riportato anche nel consuntivo relativo
all'esercizio 2014.
«Una perdita gravissima – è il commento di Napoli - alla luce della banale considerazione che con il passare degli anni diminuisce la quota di capitale del mutuo a copertura del quale furono originariamente stipulati dalla regione i contratti in derivati. Le perdite, in futuro, derivanti alla Basilicata in virtù degli «swap» (un meccanismo definito da «roulette», vale a dire se i tassi di interesse salgono la Regione ci guadagna se scendono, come è accaduto e come hanno previsto analisti ed esperti, la Regione ci rimette) non potranno che essere sempre più severe alla luce della sempre maggiore diminuzione dei tassi di interesse disposti dalle autorità monetarie. L’indebitamento – evidenzia il capogruppo di Fi – è nei confronti di diversi istituti di credito (Dexia Crediop spa e Ubs Investment Bank), tra l’altro, senza indire una gara d’appalto per scegliere le offerte più vantaggiose con il risultato che la Regione ci ha già rimesso una cifra altissima».
In tutta Italia, intanto, molte amministrazioni locali stanno cancellando queste operazioni finanziarie. A riferirlo è Maria Cannata, capo della direzione del Debito Pubblico del Ministero dell'Economia, nel corso della recente audizione in Commissione Finanze alla Camera dei Deputati, che ha registrato nello scorso anno l'estinzione da parte di pubbliche amministrazioni di ben 16 contratti in derivati, per complessivi 1 miliardo e 253 milioni di euro. Dal 2008, quando, cioè, è stato introdotto il divieto di sottoscrivere nuovi contratti per regioni ed enti locali, sono stati chiusi anticipatamente o scaduti 947 contratti di swap con un nozionale iniziale complessivamente cancellato di circa 16 miliardi di euro.
«Una soluzione che, a dispetto di quanto avviene nel resto del Paese, con ben 9 Regioni che hanno avviato le procedure per l’operazione «taglia-derivati» – afferma Napoli - la Giunta regionale non ha mai inteso adottare. Abbiamo sollecitato la Giunta a sottoporre i due contratti in derivati, attualmente in corso, a perizia tecnica che ne individui eventuali violazioni di legge; a richiedere alla Banca d’Italia la comunicazione dei dati relativi al valore di mercato negativo registrato dalla Regione per l’operazione finanziaria in derivati fin dal momento della stipula della stessa; ad agire in via di autotutela per l’annullamento degli atti amministrativi dei contratti».
«Una perdita gravissima – è il commento di Napoli - alla luce della banale considerazione che con il passare degli anni diminuisce la quota di capitale del mutuo a copertura del quale furono originariamente stipulati dalla regione i contratti in derivati. Le perdite, in futuro, derivanti alla Basilicata in virtù degli «swap» (un meccanismo definito da «roulette», vale a dire se i tassi di interesse salgono la Regione ci guadagna se scendono, come è accaduto e come hanno previsto analisti ed esperti, la Regione ci rimette) non potranno che essere sempre più severe alla luce della sempre maggiore diminuzione dei tassi di interesse disposti dalle autorità monetarie. L’indebitamento – evidenzia il capogruppo di Fi – è nei confronti di diversi istituti di credito (Dexia Crediop spa e Ubs Investment Bank), tra l’altro, senza indire una gara d’appalto per scegliere le offerte più vantaggiose con il risultato che la Regione ci ha già rimesso una cifra altissima».
In tutta Italia, intanto, molte amministrazioni locali stanno cancellando queste operazioni finanziarie. A riferirlo è Maria Cannata, capo della direzione del Debito Pubblico del Ministero dell'Economia, nel corso della recente audizione in Commissione Finanze alla Camera dei Deputati, che ha registrato nello scorso anno l'estinzione da parte di pubbliche amministrazioni di ben 16 contratti in derivati, per complessivi 1 miliardo e 253 milioni di euro. Dal 2008, quando, cioè, è stato introdotto il divieto di sottoscrivere nuovi contratti per regioni ed enti locali, sono stati chiusi anticipatamente o scaduti 947 contratti di swap con un nozionale iniziale complessivamente cancellato di circa 16 miliardi di euro.
«Una soluzione che, a dispetto di quanto avviene nel resto del Paese, con ben 9 Regioni che hanno avviato le procedure per l’operazione «taglia-derivati» – afferma Napoli - la Giunta regionale non ha mai inteso adottare. Abbiamo sollecitato la Giunta a sottoporre i due contratti in derivati, attualmente in corso, a perizia tecnica che ne individui eventuali violazioni di legge; a richiedere alla Banca d’Italia la comunicazione dei dati relativi al valore di mercato negativo registrato dalla Regione per l’operazione finanziaria in derivati fin dal momento della stipula della stessa; ad agire in via di autotutela per l’annullamento degli atti amministrativi dei contratti».
domenica 22 febbraio 2015
Rimborsopoli, nuovi rinvii a giudizio nel secondo filone. Il 20 marzo prima udienza
Di Leo Amato
POTENZA - Dovranno comparire il 20 marzo davanti al collegio del Tribunale di Potenza i 9 ex consiglieri
Autilio, difeso dai colleghi Nicola Roccanova e Donatello Cimadomo, è stato prosciolto non aver commesso il fatto, in ordine all’accusa di peculato, e perché «il fatto non costituisce reato» in relazione al falso.
Anche per alcuni degli altri imputati (Roberto Falotico, Agatino Mancusi, Franco Mattia, Giacomo Nardiello, Nicola Pagliuca, Vincenzo Ruggiero, Mario Venezia, Vincenzo Viti e l’attuale presidente dei Acquedotto lucano Rosa Gentile), il giudice ha stabilito il non luogo a procedere per parte delle contestazioni contenute nei capi d’imputazione. Ma ha accolto comunque la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Francesco Basentini per tutte le restanti, e per 2 commercialisti e la titolare di un ristorante di Potenza, che sono accusati di reati collegati.
Tra le anomalie nella contabilità dei gruppi consiliari esaminate dagli agenti della mobile di Potenza, e i militari di finanza e carabinieri spicca l’acquisto dell’auto del cugino-commercialista di Viti a spese del Pd, e il riacquisto della stessa 20 mesi più tardi, ma per sè, a un terzo del valore iniziale. Come pure il capestro attorno al collo del precario della Comunità montana “stretto” dall’allora presidente-consigliere regionale ex Udc Vincenzo Ruggiero. Il pranzo “alla romana” per gli auguri di Natale organizzato dall’ex assessore Gentile, che poi si è fatto rimborsare l’importo per intero. E ancora fatture false, notti in albergo con accompagnatori e accompagnatrici “non autorizzate”, più una tavolata di compleanno.
Dei 39mila euro di contestazione iniziale solo quelli dell’ex consigliere dell’Udc poi passato a La Destra, Vincenzo Ruggiero, ne valevano 33mila e rotti. Poi seguiva con poco più di 2mila l’ex assessore Gentile. E a scendere Viti e tutti gli altri per cifre inferiori ai mille euro.
Le ipotesi dell’accusa vanno dal peculato, alla violenza privata passando per la truffa e il falso.
Ruggiero infatti è accusato come ex capogruppo Udc in consiglio e al contempo presidente della Comunità montana Basso Sinni di aver costretto un precario impiegato nell’ente a firmare contratti fasulli di collaborazione con il gruppo e richieste di rimborso benzina per le trasferte sostenute.
«Dietro la minaccia - scrivono i pm - che ove **** non avesse sottoscritto i predetti documenti avrebbe avuto “seri problemi nell’ambito lavorativo e certamente avrebbe perso il posto”». Solo parole? A quanto pare no dato che a giugno 2012 dopo «l’ennesima richiesta» e il «secco rifiuto» del precario sarebbe arrivato puntuale il licenziamento dall’ente.
Autilio, difeso dai colleghi Nicola Roccanova e Donatello Cimadomo, è stato prosciolto non aver commesso il fatto, in ordine all’accusa di peculato, e perché «il fatto non costituisce reato» in relazione al falso.
Anche per alcuni degli altri imputati (Roberto Falotico, Agatino Mancusi, Franco Mattia, Giacomo Nardiello, Nicola Pagliuca, Vincenzo Ruggiero, Mario Venezia, Vincenzo Viti e l’attuale presidente dei Acquedotto lucano Rosa Gentile), il giudice ha stabilito il non luogo a procedere per parte delle contestazioni contenute nei capi d’imputazione. Ma ha accolto comunque la richiesta di rinvio a giudizio avanzata dal pm Francesco Basentini per tutte le restanti, e per 2 commercialisti e la titolare di un ristorante di Potenza, che sono accusati di reati collegati.
Tra le anomalie nella contabilità dei gruppi consiliari esaminate dagli agenti della mobile di Potenza, e i militari di finanza e carabinieri spicca l’acquisto dell’auto del cugino-commercialista di Viti a spese del Pd, e il riacquisto della stessa 20 mesi più tardi, ma per sè, a un terzo del valore iniziale. Come pure il capestro attorno al collo del precario della Comunità montana “stretto” dall’allora presidente-consigliere regionale ex Udc Vincenzo Ruggiero. Il pranzo “alla romana” per gli auguri di Natale organizzato dall’ex assessore Gentile, che poi si è fatto rimborsare l’importo per intero. E ancora fatture false, notti in albergo con accompagnatori e accompagnatrici “non autorizzate”, più una tavolata di compleanno.
Dei 39mila euro di contestazione iniziale solo quelli dell’ex consigliere dell’Udc poi passato a La Destra, Vincenzo Ruggiero, ne valevano 33mila e rotti. Poi seguiva con poco più di 2mila l’ex assessore Gentile. E a scendere Viti e tutti gli altri per cifre inferiori ai mille euro.
Le ipotesi dell’accusa vanno dal peculato, alla violenza privata passando per la truffa e il falso.
Ruggiero infatti è accusato come ex capogruppo Udc in consiglio e al contempo presidente della Comunità montana Basso Sinni di aver costretto un precario impiegato nell’ente a firmare contratti fasulli di collaborazione con il gruppo e richieste di rimborso benzina per le trasferte sostenute.
«Dietro la minaccia - scrivono i pm - che ove **** non avesse sottoscritto i predetti documenti avrebbe avuto “seri problemi nell’ambito lavorativo e certamente avrebbe perso il posto”». Solo parole? A quanto pare no dato che a giugno 2012 dopo «l’ennesima richiesta» e il «secco rifiuto» del precario sarebbe arrivato puntuale il licenziamento dall’ente.
Dal quotidiano della Basilicata
sabato 21 febbraio 2015
Pittella contestato durante il tour nelle scuole «Ogni nuovo pozzo sarà un'altra barricata»
In questi giorni il presidente sta incontrando gli studenti lucani per confrontarsi sui temi legati a petrolio ed estrazioni. Ai cancelli dell'Itis di Picerno è stato accompagnato da cori e critiche dure di un gruppo di cittadini. «La Basilicata non va trivellata, ogni nuovo pozzo sarà una barricata», hanno scritto i No Triv raccontando l'accaduto
Pittella contestato da un gruppo di cittadini all'uscita dalla scuola di Picerno
La firma della contestazioni arriva tramite comunicato stampa. È con una nota che il gruppo No Triv del Vulture racconta l'accaduto.
In mattinata il presidente della Regione Marcello Pittella si è recato all'Itis di Picerno, nell'ambito del tour che sta facendo nelal scuole lucane per confrontarsi con gli studenti sui temi del petrolio.
All'uscita dall'incontro, ai cancelli della scuola, c'era ad attenderlo una delegazione dei No triv del Vulture : «Vergogna!», il coro con cui è stato accompagnato.
«In questi giorni - scrive la sigla in una nota - il presidente sta incontrando studenti lucani per sostenere l'assurdo mito di un petrolio che non inquina e porta ricchezze in ambienti dove, senza un contraddittorio,né il benché minimo studio a supporto delle sue affermazioni, la sua "informazione" diventa disinformazione. La Basilicata non va trivellata, ogni nuovo pozzo sarà una barricata».
«La gestione del petrolio degli ultimi vent'anni, resa ancora più violenta dallo Sblocca Italia, consiste in ultima analisi nell'esporci a malattie per poi metterci in ospedali a 100 metri dalla causa del malessere, dando valore pari a zero alla vita dei cittadini».
Anche Pittella ha commentato quanto accaduto, toccando l'episodio in un post sulla sua pagina Facebook, in cui ha provato a riassumere incontri, emozioni e tematiche affrontate nella settimana. La tappa di Picerno è stata parte del viaggio.
«Mi fermo, spiego, racconto i dati, spiego ancora. Ai ragazzi chiedo di informarsi, di discutere senza preconcetti, di coltivare la cultura della consapevolezza, senza la quale non cresciamo».
«Mi passano davanti le tante persone incontrate, i ragazzi di Picerno questa mattina e le loro tante domande a cui provo a dare risposte chiare, esortandoli a non smettere mai di pretendere chiarezza da parte delle istituzioni. Fare il presidente, a volte significa perdere, essere chiacchierati, spesso dover soccombere e quasi sempre dover conciliare. E qualche volta significa anche gioire per i successi. Vi confesso che non mi piace la Basilicata che si schiera contro se stessa e contro le sue vittorie».
il Quotidiano della Basilicata
In mattinata il presidente della Regione Marcello Pittella si è recato all'Itis di Picerno, nell'ambito del tour che sta facendo nelal scuole lucane per confrontarsi con gli studenti sui temi del petrolio.
All'uscita dall'incontro, ai cancelli della scuola, c'era ad attenderlo una delegazione dei No triv del Vulture : «Vergogna!», il coro con cui è stato accompagnato.
«In questi giorni - scrive la sigla in una nota - il presidente sta incontrando studenti lucani per sostenere l'assurdo mito di un petrolio che non inquina e porta ricchezze in ambienti dove, senza un contraddittorio,né il benché minimo studio a supporto delle sue affermazioni, la sua "informazione" diventa disinformazione. La Basilicata non va trivellata, ogni nuovo pozzo sarà una barricata».
«La gestione del petrolio degli ultimi vent'anni, resa ancora più violenta dallo Sblocca Italia, consiste in ultima analisi nell'esporci a malattie per poi metterci in ospedali a 100 metri dalla causa del malessere, dando valore pari a zero alla vita dei cittadini».
Anche Pittella ha commentato quanto accaduto, toccando l'episodio in un post sulla sua pagina Facebook, in cui ha provato a riassumere incontri, emozioni e tematiche affrontate nella settimana. La tappa di Picerno è stata parte del viaggio.
«Mi fermo, spiego, racconto i dati, spiego ancora. Ai ragazzi chiedo di informarsi, di discutere senza preconcetti, di coltivare la cultura della consapevolezza, senza la quale non cresciamo».
«Mi passano davanti le tante persone incontrate, i ragazzi di Picerno questa mattina e le loro tante domande a cui provo a dare risposte chiare, esortandoli a non smettere mai di pretendere chiarezza da parte delle istituzioni. Fare il presidente, a volte significa perdere, essere chiacchierati, spesso dover soccombere e quasi sempre dover conciliare. E qualche volta significa anche gioire per i successi. Vi confesso che non mi piace la Basilicata che si schiera contro se stessa e contro le sue vittorie».
il Quotidiano della Basilicata
venerdì 20 febbraio 2015
Emergenza nomadi nella zona Lido.Leone non da seguito all'ordinanza Vinci.
POLICORO – A volte ritornano. E quando lo fanno
non passano inosservati.
foto di repertorio zingari lido Policoro |
di Gabriele Elia
dal corriere di Policoro
giovedì 19 febbraio 2015
NDRANGHETA" POLICORO base operativa di narcotraffico e armi" Un boss lucano per il gli zingari di Corigliano
33 fermi tra Calabria, Puglia e Basilicata. In manette Filippo Solimando,
il fratello Giacomo, il suo "alter ego", Giambattista Serio e un
albanese di Bernalda. Indagato anche Gerardo Schettino, ex carabiniere di
Scanzano Jonico
di LEO AMATO
POTENZA - Da Policoro a Corigliano e ritorno.
«Cooptato» dal cognato nel clan degli zingari: un gruppo di rom, che hanno
scelto le regole e i codici della ‘ndrangheta, conquistandosi il rispetto delle
storiche famiglie calabresi a colpi di kalashnikov. Poi la latitanza col boss,
durante la faida per il monopolio sui traffici di droga, e l’ascesa alla guida
del “locale”. Fino al ritorno a casa, dove aveva spostato «la base operativa
del narcotraffico» per «sfuggire ai controlli delle forze dell’ordine», col
sostegno del fratello, di un ex carabiniere e dei loro uomini di fiducia.
C’è Filippo Solimando, 46enne di Policoro, al centro
dei traffici di droga e armi per cui ieri mattina l’antimafia di Catanzaro ha
spiccato 33 fermi eseguiti in contamporanea tra Calabria, Puglia e Basilicata.
Tonnellate di marijuana, chili e chili di coca ed eroina, e un arsenale (dieci
kalashnikov, due mitragliette e cinque pistole) che a marzo aveva fatto tremare
Reggio Calabria, dove gli inquirenti temono che fosse in piedi un piano per
colpire un imprecisato «obiettivo istituzionale».
L’inchiesta condotta dall’élite delle Fiamme gialle e
dalla compagnia di Policoro è partita a febbraio del 2013 dal sequestro ad
Aprilia di 1.340 chili di marijuana nascosti sotto un carico di arance, che un
autotrasportatore di Policoro, Giuseppe Todaro, doveva consegnare a un
misterioso acquirente rimasto nell’ombra.
Da Todaro, condannato in direttissima a 6 anni di
reclusione, gli investigatori sono risaliti al fornitore albanese della droga e
agli intermediari di Corigliano, che gestivano una flotta di pescherecci
utilizzati per importare la merce in Italia. Ma non sono passati inosservati
nemmeno i suoi rapporti con Giacomo Solimando, 50enne fratello di Filippo e
tuttora residente a Policoro. E quando hanno scoperto le chat che utilizzavano
per comunicare, la linea di comando del presunto clan è apparsa davanti ai loro
occhi. Con i ruoli e le direttive impartite dal boss, in viaggio tra Madrid,
Parigi, e il Sud America per contrattare partite di cocaina con un cartello
paraguaiano.
Stesso schema anche lì: le organizzazioni locali
forniscono la merce, e in cambio di un grosso sconto sul prezzo (da 25mila a
8mila dollari a chilo) ci pensavano gli zingari a organizzare il trasporto.
Magari sfruttando le loro entrature nel porto di Gioia Tauro, dove avrebbero
potuto rimuovere la merce e contraffare i sigilli in tranquillità, prima che i
container ripartissero verso una destinazione lontana. Mettendosi a
disposizione anche per la consegna ad altri acquirenti italiani del cartello.
Un “conto terzi” contrattato in prima persona da Filippo Solimando, forte di un
riconoscimento criminale talmente grande da evitare il tradizionale scambio di
“ostaggi”, che sarebbe prassi nel mondo del traffico internazionale di
stupefacenti.
Assieme a lui e al fratello l‘antimafia di Catanzaro
ha disposto il fermo del fratello di altri due lucani: Giambattista Serio,
38enne di Policoro considerato l’«alter ego» di Giacomo Solimando, e il 32enne
albanese Arben Zela, che risulta residente a Bernalda.
dal quotidiano della Basilicata
Rimborsopoli, le richieste del pm Oricchio «Da restituire oltre 300 mila euro»
Udienza alla Corte dei Conti per gli ex consiglieri. Le difese chiedono prove testimoniali e sospensione in attesa del processo penale
di ALFONSO PECORARO
La richiesta è quella che gli imputati
hanno già conosciuto leggendo il loro atto di citazione: ossia risarcire la
Regione Basilicata di oltre 300 mila euro, indebitamente rimborsati ai
consiglieri regionali della ottava e nona legislatura, che avevano autoqualificato,
“quali spese di rappresentanza, esborsi sostenuti privatamente”.
L’ha confermata il procuratore regionale
della Corte dei Conti Michele Oricchio nell’udienza che si è celebrata ieri
dinanzi alla Sezione Giurisdizionale regionale per la Basilicata presieduta dal
giudice Tocca, consiglieri Pergola e Tagliamonte, al termine della sua
requisitoria.
Ovviamente il motivo del contendere
riguarda l’indagine popolarmente conosciuta come Rimborsopoli e che ha visto
coinvolti - in quattro distinti filoni, come ha precisato il pm - i singoli
consiglieri e i gruppi dell’ottava legislatura e i singoli consiglieri e i
gruppi della nona, nel periodo che riguarda il 2009 e il 2010.
Al termine dell’attività di indagine,
partita il 4 dicembre del 2012, dopo la ricezione di un esposto anonimo, la
Procura della Corte dei Conti ha evidenziato un indebito esborso per la finanze
regionali di 314 mila euro, dato dal complesso dei rimborsi richiesti ed
ottenuti da ciascun consigliere per spese non immediatamente riconducibili
all’espletamento del mandato.
Oricchio nella sua requisitoria ha preso le mosse proprio dal comportamento degli accusati che avrebbero “svolto illegittima e dannosa azione verso la collettività”, oltretutto “non essendoci nessun nesso logico, ontologico e giuridico tra la richiesta di rimborsi e l’effettivo svolgimento del ruolo di rappresentanza.
Oricchio nella sua requisitoria ha preso le mosse proprio dal comportamento degli accusati che avrebbero “svolto illegittima e dannosa azione verso la collettività”, oltretutto “non essendoci nessun nesso logico, ontologico e giuridico tra la richiesta di rimborsi e l’effettivo svolgimento del ruolo di rappresentanza.
In sostanza, Oricchio ha spiegato come
ogni singolo consigliere avesse ricevuto l’anticipazione delle spese di
rappresentanza (2517 euro mensili), essendo poi tenuto alla restituzione di
quanto non speso. L’oggetto del contendere per la magistratura contabile dello
Stato è proprio la definizione di queste “spese di rappresentanza”: gran parte
di quelle rendicontate - secondo l’accusa - non vi rientrerebbero, per cui
rappresentano degli indebiti rimborsi.
«Dalle pezze giustificative - ha detto
il pm - non emerge uno stretto legame dell’azione svolta in qualità di
rappresentante della collettività». Per essere più specifici Oricchio contesta
pasti, cene e incontri conviviali, ricevute di alberghi, ma anche acquisto di
profumi, fiori, piante e riparazioni di televisori. «Un uso allegro dei 2516
euro di acconto», ha ribadito.
Ovviamente - ed è il quadro più o meno
generico, venuto fuori dalle arringhe dei difensori degli ex consiglieri - ogni
caso non può essere assimilato a un altro. E di questo ne ha dato conferma
anche la Procura che ha voluto ribadire che i consiglieri Antezza, Restaino,
Ruggiero e Tisci non erano incorsi in abusi e la posizione del consigliere Di
Lorenzo era stata archiviata, vista l’esattezza delle controdeduzioni
presentate nelle fase istruttoria.
Così come il collegio ha preso atto
della richiesta di diversi legali di ammettere a una prossima udienza prove
testimoniali.
La ragione risiede nel fatto che oggetto
di contestazione sono fatti che risalgono al 2009 e al 2010, per i quali - è la
linea delle difese - servirebbe ascoltare testimoni. Oltretutto, fino al 2012 -
ossia all’epoca dello scandalo venuto alla luce nel Lazio e in Lombardia - non
esisteva una normativa precisa e che il legislatore nazionale ha disciplinato
la questione dei rimborsi spesa per gruppi e consiglieri solo dal 2013. Si
tratta, quindi, anche di una sorta di “prassi comune” l’essersi comportati
indistintamente - salvo rare eccezioni - con il medesimo modus operandi di
tutte le altre volte precedenti.
Ma Oricchio ha inteso anche tirare in ballo responsabilità di controllo. «L’Ufficio di Presidenza, per colpa grave, non aveva mai provveduto al sorteggio di chi doveva essere controllato, per cui la dirigenze deputata al controllo era impossibilitata a funzionare», ha spiegato.
Ma Oricchio ha inteso anche tirare in ballo responsabilità di controllo. «L’Ufficio di Presidenza, per colpa grave, non aveva mai provveduto al sorteggio di chi doveva essere controllato, per cui la dirigenze deputata al controllo era impossibilitata a funzionare», ha spiegato.
Il collegio adesso dovrà prendere
visione di fascicoli documentali decisamente corposi ed anche datati, così come
dovrà prendere in considerazione le richieste delle difese, tra le quali anche
una giusta individuazione del concetto di “rappresentanza politica” che a detta
dei consiglieri è molto più esteso della ristretta nozione che Oricchio
contesta. Ma in particolare va evidenziata la richiesta di sospendere il
giudizio innanzi alla magistratura contabile, in attesa della pronuncia
definitiva di quella penale, che sta agendo su una strada parallela sia pur
convergente per accuse.
Orientativamente, per una pronuncia si potrebbe attendere anche un paio di mesi.
Orientativamente, per una pronuncia si potrebbe attendere anche un paio di mesi.
mercoledì 18 febbraio 2015
Furto con scasso a Policoro, ennesimo atto Vandalico nella scuola Don Milani.
Continuano i furti nelle scuole di Policoro, la scuola elementare Don Milani
in via Puglia , è quella che i quest’anno è stata presa di
Mira. Infatti solo nell ultima settimana si sono consumati nella scuola due
furti che hanno provocato ingenti danni alla struttura con porte e vetri rotti e
attrezzatura scolastica rubata.
La porta blindata della scuola |
Sul luogo ieri mattina
è andato per un sopraluogo il Sindaco ,
per Rendersi conto dei danni e predisporre gli interventi di ripristino , che
sono di competenza del comune. Nel volto della preside la professoressa
Schettini, si leggeva lo sconforto per l’atto sconsiderato subito dalla sua
scuola , ma ci garantisce non solo che la scuola stamani sarà aperta , ma di
aver concordato con l’amministrazione comunale un pronto ripristino dello stato
dei luoghi.
Più volte da questo blog avevamo denunciato , che i furti che
sono aumentati a Policoro dismisura , non solo nelle scuole ma anche nei
condomini , siano diventati un preoccupante fenomeno , che desta allarme
sociale. Tutto questo nonostate l’intenso lavoro di indagine e contrasto delle
forze dell’ordine , ma che operano in condizione di limite. Pochi uomini e
mezzi , ed a volte , vedono sfumare in nulla il lavoro svolto , mancano tra l’altro
pene esemplari che servono da monito.
Abbiamo più volte sollecitato la prefettura e le
amministrazioni comunali , di dare attuazione e concretezza delle intese
sottoscritte tra le parti , come quelle promesse a mai realizzate , delle telecamere di video sorveglianza nei
punti centrali della città , una modalità che serve da deterrente e soprattutto
servirebbe ad aiutare le forze dell’ordine nelle loro indagini.
A ciò va aggiunto la richiesta che da tempo che sollecitiamo noi
di Policoro è tua e Policoro Futura e il consigliere Gianni Di Pierri di
chiedere più uomini e mezzi a carabinieri e Polizia , considerando la vastità
del territorio.
Il tempo delle chiacchere è finito quello dei tavoli non è più credibile , i
cittadini vogliono i fatti.
martedì 17 febbraio 2015
Gallitelli : Truffa a Policoro : l'opposizione faccia fronte unito , segnali tutto alla corte dei conti
Interpretando alcuni passaggi della relazione di Raffaele
Squitieri, Presidente
della Corte dei Conti, in occasione dell’inaugurazione
dell’anno giudiziario 2015, che lancia l’allarme sui pericoli seri per la collettività, e la rassegnata assuefazione
al malaffare, e la
polemica sulla gestione della raccolta dei rifiuti urbani a Policoro, credo che
sia arrivato il tempo di passare dallo scontro alle denunce all’organo
competente sulla gestione della finanza dell’Ente locale.
Il Presidente Squitieri ha affermato: “…….Non possiamo lasciare che prenda forza l'idea di una società
incapace di compiere scelte collettive, di perseguire, a livello di
amministrazione pubblica, obiettivi concreti e di garantire un sistema di
servizi efficiente e sostenibile" ha inoltre aggiunto che “la crisi economica e corruzione, procedono
di pari passo, in un circolo vizioso, nel quale l’una è causa ed effetto
dell’altra".
Da queste premesse si evince che il pericolo più serio per la
collettività è proprio la rassegnazione.
Ritengo che anche da noi sia arrivato il momento di compiere scelte
collettive per perseguire a livello di amministrazione obiettivi concreti per
garantire un sistema di servizi efficienti e sostenibili.
Se questo a tutt’oggi non è accaduto, penso che per i partiti
di opposizione sia arrivato il tempo di segnalare alla sezione regionale della
Corte dei Conti, organo di controllo sulla finanza locale, la legittimità e la
regolarità della gestione finanziaria nel nostro Comune e la rispondenza dei
risultati dell’attività amministrativa rispetto agli obiettivi stabiliti.
Inoltre, sarebbe opportuno conoscere la comparazione sui
costi, modi e tempi dello svolgimento dell’azione amministrativa e i controlli
sui rendiconti dei funzionari.
Auspico comunque che, l’azione amministrativa dei prossimi
giorni, sia in grado di operare in direzione di una ritrovata serenità delle
famiglie, e che finisca questa “spremitura
“ a fronte di servizi inesistenti e a un costo divenuto insostenibile per
l’economia della stragrande maggioranza dei cittadini.
Benedetto Gallitelli
lunedì 16 febbraio 2015
ACCUSE SULLA RACCOLTA DIFFERENZIATA, L'OPPOSIZIONE MINACCIA DENUNCE
POLICORO. SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI SOLIDI URBANI IN CITTA' E' CONTRAPPOSIZIONE TRA GIUNTA E OPPOSIZIONE
L'AMMINISTRAZIONE: "E' TUTTO A POSTO, SAREMO I PRIMI IN BASILICATADi Filippo Mele
POLICORO – Raccolta diffrenziata dei rifiuti nella bufera politica. Policoro futura e Policoro è tua, in conferenza stampa, hanno attaccato: "Il Comune sia dalla parte dei cittadini e faccia rispettare il contratto alla ditta aggiudicatrice. Denunceremo le irregolarità che abbiamo riscontrato a Corte dei conti e magistratura". Ma il sindaco Rocco Leone (FI): "Va tutto bene. Ci avviamo a diventare il Comune più differenziato della Basilicata. Che denuncino pure: sulla nostra moralità non si discute". Insomma, un bel "botta e risposta". Ma ecco Gianni Di Pierri (consigliere comunale di Policoro futura): "Abbiamo pagato per un anno la differenziata a costi raddoppiati per un servizio mai partito. Sarebbe partito una settimana fa ma non è vero perchè tutto è in rodaggio. La differenziata andrebbe fatta con mezzi nuovi non con quelli vecchi, tranne uno o due. Sarebbe motivo di rescissione del contratto ma l'amministrazione ha applicato solo una penalità. Le campagne sono abbandonate e la raccolta viene effettuata di giorno e non di notte. E manca il certificato antimafia dal contratto. Noi, tuttavia, siamo costruttivi. Vogliamo fare la differenziata ma vogliamo farla bene. Il Comune faccia rispettare il contratto". Ed Ottavio Frammartino, di Policoro è tua, ha ricarato la dose: "Denunceremo le irrregiolarità all'autorità anticorruzione, al prefetto, alla Procura della Repubblica ed alla Corte dei conti. E' macroscopico che Leone aggiudichi l'appalto alla Tradeco nel 2011, lo revochi nel 2013, e lo riaggiudichi alla stessa azienda nel 2014 ad un costo raddoppiato". Ma il sindaco Leone ha tagliato corto sul "fuoco di fila" delle accuse: "Siamo molto contenti di come sta andando la raccolta differenziata. La città sta rispondendo bene tranne qualche eccezzione. Anche l'abbandono di rifiuti è crollato. Solo qualcuno è stato sanzionato. Il sistema funziona. Diventeremo il primo tra i Comuni ricicloni della Basilicata e se i dati continueranno ad arrivare così potremo abbassare la tassa sui rifiuti". E l'opposizione che attacca? "Sa gettare solo discredito su questa amministrazione. Su un problema così delicato invece che incoraggiare i cittadini a fare la differenziata si è scagliata contro di noi con toni livorosi. Ed ha attaccato la moralità di questa amministrazione. Non è il caso. Denuncino pure a Corte di conti e Procura. Noi siamo assolutamente tranquilli".
UN SERVIZIO CHE ARRIVA CON SETTE MESI DI
RITARDO
ATTACCHI DEL PD ALL'ESECUTIVO DI ROCCO
LEONE
POLICORO
– Anche il Pd ha attaccato la Giunta guidata da Rocco Leone (FI) sulla
questione della raccolta differenziata. “Lunedì 2 febbraio 2015 – si legge in
un comunicato stampa - è partito il fantasmagorico servizio pensato
dall’amministrazione (3.620.000 euro quest’anno). Il servizio arriva con 7 mesi
di ritardo. Tanto che i cittadini si sono chiesti all’arrivo dei primi
salatissimi bollettini quale genere di servizio avessero pagato finora.
Sappiamo che il Direttore di esecuzione del contratto ha erogato sanzioni alla
ditta appaltatrice per inadempienze di cui che non sono state rese note le
motivazioni. Il Pd, sollecitato dalla preoccupazione che serpeggia tra i
cittadin non può non rilevare che l'attuazione del servizio presenta nodi
critici di notevole entità. Il timore è che la cittadinanza scivoli verso il nichilismo,
vedendo come le risorse cittadine vengano utilizzate”.
sabato 14 febbraio 2015
Scanzano , Montalbano e Nova Siri si consorziano per gli appalti , Policoro sceglie la città di Pulcinella.
F.to F. Mele |
Infatti i comuni si stanno organizzando in tal senso .
I comuni di Scanzano Jonico , Montalbano e Nova Siri , si sono consorziati tra di loro ,
per a costituzione di una centrale unica , aprendo la possibilità ad altri comuni del metapontino di aderire a questa iniziativa,
E il comune di Policoro ?
Ha scelto una centrale unica che fa capo a una società di Napoli.
Ma come , ci chiediamo non era il paese Leader del metapontino , Magari l’idea di una centrale unica doveva nascere da una iniziativa di questo comune che anche il comune capofila dei piani sociali , proponendo o candidandosi , per una sede della centrale , e chiedendo l’inclusione di tutti i comuni del piano stesso?
Ma se questi non riescono a gestire un appalto che sia un appalto senza una variante che sia una variante , figuratevi se erano capaci di tale iniziativa.
Ormai la decadenza è sotto gli occhi di tutti , e non è solo amministrativa , ma anche politica.
Da parte di questo Blog un Plauso ai sindaci Jacobellis , Devincenzis e Stigliano , l’unione fa la forza , si dice , e che sia il primo passo di intenti per una gestione comune di altri servizi.
venerdì 13 febbraio 2015
Così la Regione raschia la vita dei dializzati» Proteste negli ospedali: terapia posticipata o sospesa.
Tagli ai contributi regionali in Finanziaria;
i malati: «Atto gravissimo, ingiusto e ignobile».
Negli ultimi
due anni la Regione ha accumulato un debito di 6 milioni di euro
di MARIATERESA LABANCA
NON sarà il solito sciopero.
Protesteranno sì, ma di certo non scendendo in piazza. Molto peggio:
posticiperanno o rifiuteranno le cure per un giorno. Quelle cure necessarie per
la loro stessa vita. Perché quell’articolo 21 della nuova legge Finanziaria della
Regione «è una vergogna». Non usa mezzi termini il segretario regionale
dell’associazione emodializzati dialisi e trapianto (Aned), Donato Andrisani.
Parla a nome di molti malati, il rappresentante della onlus che in una lettera
particolarmente sentita accusa il presidente della Regione: «Altro che fondo
del barile, Pittella ha raschiato sulla pelle dei dializzati».
E non è l’unico
a esternare indignazione contro le nuove previsioni della legge di Stabilità.
Lo hanno fatto anche il Movimento 5 Stelle e Fratelli d’Italia, che in aula
avevano cercarto di cambiare l’articolo. Invano. Ma in prima fila ci sono
soprattutto loro: dializzati, trapiantati di rene, talassemici, pazienti
affetti da altre patologie del sangue e i loro familiari. Protestano contro il
taglio ai contributi regionali che fino a oggi sono stati erogati a favore dei
pazienti affetti da questi tipi di patologie. Risale al 1981 la legge regionale
che istituiva tali contributi. Prevedeva che la Giunta procedesse
all’adeguamento economico in base al solo reddito individuale. Fino al primo
gennaio del 2015 le fasce erano così scaglionate: 238 euro per redditi
individuali fino a 26.000 euro, 119 per redditi compresi tra i 26 e i 31 mila
euro. Cifre che da quindici anni non venivano aggiornate. «Dopo i confronti con
gli uffici regionali -
spiega il segretario della onlus - ci aspettavamo
modiche, ma con una sostanziale conferma del sostegno ai pazienti»
. E, invece,
la scelte della Giunta sono andate in tutt’altra direzione. Nuove fasce di
reddito, questa volta in base all’Isee (reddito familiare e non più
individuale, che - spiega Andrisani - «per senso di responsabilità eravamo
stati noi a proporre»), con una sensibile diminuizione dei contributi: 240 euro
fino ai 5.000 euro, 180 fino ai 10.000, 120 per coloro che non superano i
14.000, 60 euro fino ai 20 mila. Nessun sostegno, invece, a coloro che hanno un
Isee superiore a tale somma. «Questo significa - spiega il segretario - che per
tantissimi pazienti, “colpevoli” di avere un reddito familiare lordo superiore
a 5.000 euro e di non vivere nell’agiatezza economica, dedita ai bagordi e ai
lussi più sfrenati, il beneficio economico sarà notevolmente ridotto o
addirittura azzerato».
«E’ un atto gravissimo, ingiusto e ignobile», le parole sono di Andrisani ma rappresentano il pensiero di molti pazienti affetti da tali patologie che per questi motivi hanno deciso di mettere in atto proteste negli ospedali. Si parte oggi dal Madonna delle Grazie di Matera, dove i pazienti posticiperanno la terapia di un’ora. Domani sarà la volta di Tinchi, dove la protesta sarà ancora più pensate: rifiuteranno le cure per un giorno. Poi, iniziative di questo genere, verranno ripetute anche al San Carlo di Potenza e negli altri centri dove si effettua la dialisi. E intanto questa mattina è stata fissata, sempre a Potenza, una conferenza stampa, presso il Centro dialisi di via Zeno Colò. Ma per l’Aned non è solo di una questione di contributi. «E’ che la Giunta - spiega ancora Andrisani - è completamente assente rispetto alle tante problematiche che riguardano la dialisi e la nefrologia». Per il segretario mancano strutture e anche personale in numero adeguato. E ancora: «Non esiste un programma di prevenzione delle malattie renali. Abbiamo presentato alla Regione, per ben due volte un documento di indirizzo per la malattia renale cronica, stilato dal gruppo di lavoro costituito presso il Ministero della Salute, di cui fa parte anche l’Aned». Ma l’associazione - denuncia - non è stata mai ricevuta dall’assessore alla sanità, Franconi. La prevenzione e la diagnosi precoce, quindi, con i risparmi economici che ne conseguirebbero, rimangono sulla carta. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso: «Per far quadrare conti che non tornano a causa di sperperi che andrebbero ricercati altrove, si è pensato bene di tagliare i diritti dei malati». C’è da dire che questo tipo di contributo è previsto solo in alcune regioni, anche se altrove esiste una sorta di compenso per le spese di viaggio sostenute per raggiungere i centri di dialisi. Per di più la Regione Basilicata si è indebitata nei confronti dei malati per sei milioni di euro, per non aver erogato tutti i contributi previsti dalla legge del 1981. Sono 480 i pazienti lucani che si sottopongono a dialisi per una spesa complessiva pari a 24 milioni di euro. Mentre, i trapiantati di rene sono circa 200 e la somma complessiva spesa dal servizio sanitario è di circa 3 milioni di euro. E’ la stessa Aned a fare i conti in tasca alla Regione: si tratta di 33 milioni euro. Ma il taglio, in una regione dove gli aiuti economici sono riconosciuti ormai danni, soprattutto in un momento di comprovate difficoltà economiche, per di più a discapito di fasce maggiormente deboli è stato avvertito come una vera e propria ingiustizia.
Ora, l’auspicio è che le proteste dei pazienti possano spingere la Giunta a fare dietro front. Dal canto suo, l’Aned annuncia battaglia, su tutti i fronti.
«E’ un atto gravissimo, ingiusto e ignobile», le parole sono di Andrisani ma rappresentano il pensiero di molti pazienti affetti da tali patologie che per questi motivi hanno deciso di mettere in atto proteste negli ospedali. Si parte oggi dal Madonna delle Grazie di Matera, dove i pazienti posticiperanno la terapia di un’ora. Domani sarà la volta di Tinchi, dove la protesta sarà ancora più pensate: rifiuteranno le cure per un giorno. Poi, iniziative di questo genere, verranno ripetute anche al San Carlo di Potenza e negli altri centri dove si effettua la dialisi. E intanto questa mattina è stata fissata, sempre a Potenza, una conferenza stampa, presso il Centro dialisi di via Zeno Colò. Ma per l’Aned non è solo di una questione di contributi. «E’ che la Giunta - spiega ancora Andrisani - è completamente assente rispetto alle tante problematiche che riguardano la dialisi e la nefrologia». Per il segretario mancano strutture e anche personale in numero adeguato. E ancora: «Non esiste un programma di prevenzione delle malattie renali. Abbiamo presentato alla Regione, per ben due volte un documento di indirizzo per la malattia renale cronica, stilato dal gruppo di lavoro costituito presso il Ministero della Salute, di cui fa parte anche l’Aned». Ma l’associazione - denuncia - non è stata mai ricevuta dall’assessore alla sanità, Franconi. La prevenzione e la diagnosi precoce, quindi, con i risparmi economici che ne conseguirebbero, rimangono sulla carta. Fino alla goccia che ha fatto traboccare il vaso: «Per far quadrare conti che non tornano a causa di sperperi che andrebbero ricercati altrove, si è pensato bene di tagliare i diritti dei malati». C’è da dire che questo tipo di contributo è previsto solo in alcune regioni, anche se altrove esiste una sorta di compenso per le spese di viaggio sostenute per raggiungere i centri di dialisi. Per di più la Regione Basilicata si è indebitata nei confronti dei malati per sei milioni di euro, per non aver erogato tutti i contributi previsti dalla legge del 1981. Sono 480 i pazienti lucani che si sottopongono a dialisi per una spesa complessiva pari a 24 milioni di euro. Mentre, i trapiantati di rene sono circa 200 e la somma complessiva spesa dal servizio sanitario è di circa 3 milioni di euro. E’ la stessa Aned a fare i conti in tasca alla Regione: si tratta di 33 milioni euro. Ma il taglio, in una regione dove gli aiuti economici sono riconosciuti ormai danni, soprattutto in un momento di comprovate difficoltà economiche, per di più a discapito di fasce maggiormente deboli è stato avvertito come una vera e propria ingiustizia.
Ora, l’auspicio è che le proteste dei pazienti possano spingere la Giunta a fare dietro front. Dal canto suo, l’Aned annuncia battaglia, su tutti i fronti.
giovedì 12 febbraio 2015
Lippo confessa altro che differenziata "siamo ancora in rodaggio" Video Blutv
Basta sentire l’intervista del
delegato munnezzaro e presidente del consiglio Lippo a blu tv che pubblichiamo per capire , che
ancora una volta , tragicamente avevamo ragione noi.
Fino adesso purtroppo
abbiamo azzeccato tutto , dall’aumento spropositato della tariffa più che
raddoppiata , facendoci diventare primi per costo in Basilicata e tra i primi in Italia , ma rimanendo saldamente
ultimi nella differenziata ,come l'infausta nostra previsione che a gestire l’appalto
sarebbe stata la stessa tradeco , che noi avevamo annunciato ben prima delle
aperture delle buste.
Poteri di chiaroveggenza o i
segnali di fumo e l’aria che si respirava nel comune ci portavano a queste
conclusioni?
Lasciamo a voi nostri numerosi lettori le considerazione del caso. Dice Lippo dandoci ragione o non conoscendo le questioni , visto la confusione che c’è in giro , che i trasponder previsti dal capitolato sono stati sostituiti da un micro chips , che è una tecnologia nuova.
Lasciamo a voi nostri numerosi lettori le considerazione del caso. Dice Lippo dandoci ragione o non conoscendo le questioni , visto la confusione che c’è in giro , che i trasponder previsti dal capitolato sono stati sostituiti da un micro chips , che è una tecnologia nuova.
Ritenere un comune micro chip
una tecnologia nuova e non matura denota la poca dimistichezza della presunta
generazione 2.0 , con la tecnologia , ma le due cose non necessariamente sono
alternative.
Ma il problema vero chi ha
deciso questo modifica sostanziale del capitolato d’appalto?
Il dirigente , il Dec , il
sindaco in persona , o Lippo insieme a Columella ?
Con quale atto e in base a quali relazione
tecnica prestazionale si è acconsentito a tale modifica, considerando che la
legge vieta drasticamente tale modifiche , e che la dove questo avvenisse devono essere nel merito motivate e
giustificate ?
Dato che noi non abbiamo visto
questi atti , e visto che paghiamo il servizio , abbiamo il diritto di
sapere , loro il dovere di non nascondere gli atti , e se siamo ad una scelta
arbitraria il Dec prcedere ad segnalare l’anomalia alle autorità , ormai non più rinviabile dopo questa intervista.
2) Lippo dopo l’annuncio che
il 2 febbraio parte la raccolta , in questa intervista confessa che anche il mese
di febbraio è un mese di rodaggio. E siamo all’undicesimo mese , qui le cose sono due o siamo scemi noi , o
loro stanno fuori di testa.
Noi stiamo pagando il nuovo
servizio da un anno , nessuno ha concesso la proroga della nuova tariffa ai
cittadini , ragione per cui ci possiamo permetterci di dire senza paura di
essere smentiti , che ci hanno truffato.
Lippo confessa , davanti all’evidenza
, che i mezzi non sono tutti nuovi (della serie avevamo ragione noi “su 4 solo
1 è nuovo) ma dice che a “regime “
saranno tutti nuovi . Ancora , dopo 11
mesi ? Ragione per cui quando diciamo che questa amministrazione sta con l’azienda e non
tutelano i cittadini , diciamo il vero.
Anche qui il Dec faccia ciò che prevede il capitolato , che parla a chiare lettere e senza indugio “di rescissione di contratto “.
Anche qui il Dec faccia ciò che prevede il capitolato , che parla a chiare lettere e senza indugio “di rescissione di contratto “.
Lippo , ormai campione delle
mistificazione e esper di Bugie , prima annuncia nel comunicato a pagamento su
RTM che ci sarà un risparmio di 1 milione di euro , ma poi se lo rimangia ; motivando il dietro front , con una balla ( in
linguaggio volgare la strunzata) quando afferma che la discarica nel 2011
costava 50 euro ed oggi 180 , a giustificazione dell’impossibilità per i
cittadini che con questo appalto si hanno dei risparmi in favore dei cittadini attuando la
differenziata.
Nel 2011 anzi quando loro sono
andati ad amministrare le discariche mediamente costavano da 115 a 125 lorde ,
oggi quella di Pisticci 160 , ma problema e che se noi differenziamo , questo
non sarebbe un problema , perche in
discarica dovresti portare solo il 35%
come prevede il capitolato redato dall’esper.
Ad essere precisi i cittadini
differenziano , l’amministrazione porta tutto in discarica , quindi niente
differenziata niente calo della tariffa.
Tra l’altro sono così confusi
, che ancora dopo un’anno non sanno dove portare IL DIFFERENZIATO , sposano un idea , i cittadini ne assumono
gli oneri , e loro stanno ancora GUARDANDOSI IN GIRO , PER CAPIRE DOVE PORTARE
IL DIFFERENZIATO. NON è PASSATO UN GIORNO UN MESE , 6 MESI , MA UN ANNO...... UN ANNO
DOMANI LA SECONDA PARTE
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