giovedì 28 febbraio 2013

Basilicata choc: il boom di Grillo. Liuzzi e Petrocelli: «Pronti a tagliarcilo stipendio»


Parlano di neoparlamentari del Movimento 5 Stelle: progetti, propositi e impegno civile
di ANTONELLA CIERVO
Basilicata choc: il boom di Grillo.
Liuzzi e Petrocelli: «Pronti a tagliarcilo stipendio»
IL deputato Mirella Liuzzi oggi compie 28 anni. E’ un compleanno destinato a rimanere tra i suoi ricordi più forti, così come l’esperienza che l’ha portata dai banchetti in piazza in cui raccoglieva firme per le battaglie del Movimento Cinque Stelle a uno dei luoghi di maggior rappresentatività istituzionale: il Parlamento.
Delle giornata trascorse a convincere i materani, ma non solo, a sostenere col loro nome le iniziative del movimento di Beppe Grillo, Mirella ha fatto più volte riferimento durante la campagna elettorale. Oggi, insieme al neo senatore Vito Petrocelli, di quei temi sa che diventerà interprete. Niente inciuci, ha detto Beppe Grillo sul suo sito, poche ore dopo la vittoria. Tra pochi giorni i due esponenti lucani entreranno in edifici dei quali Cinque Stelle ha parlato spesso per metterne alla berlina gli sprechi e i difetti. E’ Vito Petrocelli a commentare per primo: «Faremo il nostro dovere. Voteremo le proposte positive e bocceremo quelle negative». Aggiunge Mirella Liuzzi: «Per quanto riguarda i privilegi della casta, noi faremo quello che è già accaduto in Sicilia, in Emilia e in Piemonte: ci dimezzeremo lo stipendio. Creeremo un fondo e decideremo a cosa destinarlo. In Sicilia le somme sono andate a favore delle micro imprese, ma si potrebbe prevedere una legge ad hoc. Il nostro grande successo - prosegue la Liuzzi - ci dà diritto ad una cifra astronomica, pari quasi a 200 milioni di rimborsi elettorali.
Non li accetteremo e anche in questo caso, con un’altra norma, potremo destinarli allo Stato o ad un progetto specifico». «Per tutto il resto - ricorda Vito Petrocelli - abbiamo già sottoscritto il codice degli eletti e in quel testo è specificato che il nostro compenso massimo sarà di 5000 euro lordi mensili con somme rendicontate per i rimborsi di vitto e alloggio, tutte pubblicate on line sul portale del Movimento. I rimborsi forfettari - chiarisce ancora il senatore Petrocelli - previsti per ogni parlamentare verranno presi per la quota effettivamente presa anche per quanto riguarda gli assistenti personali». Mirella Liuzzi, laureata in comunicazione politica, ha lavorato in un ente di formazione di Matera fino a qualche mese fa, ma il contratto non è stato rinnovato. Di raccolta fondi e campagne civili e marketing si intende bene, dopo aver lavorato per Greenpeace e Amref, due delle organizzazioni internazionali più accreditate per iniziative a favore dell’ambiente e battaglie civili. Vito Petrocelli fa il geologo da anni: «E’ complicato farlo in Basilicata, nonostante ce ne sia bisogno. Mi occupo principalmente di sistemi di certificazione ambientale, da almeno tre anni. Sul caso Basilicata ci sarebbe da dire molto - spiega, lasciando intendere che questa potrebbe essere una delle prossime battaglie su cui tornare a concentrare l’attenzione. iniziative a favore dell’ambiente e battaglie civili. Vito Petrocelli fa il geologo da anni: «E’ complicato farlo in Basilicata, nonostante ce ne sia bisogno. Mi occupo principalmente di sistemi di certificazione ambientale, da almeno tre anni. Sul caso Basilicata ci sarebbe da dire molto - spiega, lasciando intendere che questa potrebbe essere una delle prossime battaglie su cui tornare a concentrare l’attenzione». 
Tratto dal Quotidiano della Basilicata

mercoledì 27 febbraio 2013

De filippo perde anche a Santarcangelo. Il terremoto Grillino non scuote l’arroganza del PD Lucano. La maggioranza elegge come niente fosse successo il nuovo presidente del consiglio Regionale. Dopo tusmani elettorale gli aspetta quello dell’inchiesta magna magna.


Ieri come niente fosse la maggioranza del ex partito padrone regionale , incurante dello Tusmani che la ha travolta , riunisce il consiglio ed elegge il consigliere Antonio Santochirico presidente del consiglio Regionale  che subentra a Follino eletto alla camera per il PD. Nessuna riflessione , si continua come prima facendo finta di non aver preso la botta e che botta. Intanto un altro dato è eloquente , non solo il Pd non è più il partito acchiappa voti , ma perfino a Santarcangelo feudo del presidente De Filippo è il secondo partito scavalcato dal PDL e insediato da vicino dai grillini. Il segno dei tempi , logorati sfiancati elettoralmente ed fra poco anche travolti dall’inchieste delle spese magna magna della magistratura , gli amici di Filippo Bubbico famoso per le cravatte di seta continuano a spartirsi il potere e quel poco che ne rimane con la stessa Logica. Antonio Santochirico ex tutto dall’acquedotto lucano a assessore all’ambiente , tenuto ai margini nella  prima parte della legislatura , viene premiato perché allineato alle primarie con l’uomo di Montescaglioso, vera macchina da guerra della spartonzola Lucana. Nessuno si è chiesto o si chiede se dopo questo voto e due anni di governo regionale del niente non sarebbe stato meglio fermarsi e magari pensare seriamente a dare una svolta pensando ad elezioni anticipate visto che questo voto è il risultato in primis di una politica fallimentare del PD regionale. Intanto ai soliti noti Bubbico Follino ecc. che non si è riusciti a Rotamare , in parlamento siederanno due uomini di Grillo , Vito Petrocelli e Liuzzi Marilena , e due di sinistra e Libertà l’operaio Barozzino che ha sconfitto l’imprenditore Benedetto e il sindaco di Rionero Antonio Placido. Dai primi due ci aspettiamo molto , ma visto la loro storia anche Placito e Barrozino possono dare una mano per abbattere questo schifo di sistema lucano.

martedì 26 febbraio 2013

Di Poco 29,54 a 29,18 alla camera Vince il PD. Primo partito Grillo. In Basilicata il centrosinistra perde circa il 20% , a Policoro clamorosa sconfitta di Bersani tre deputati e senatori al PD uno a Sin Lib. Benedetto bocciato

PD e PDL a Policoro e in Basilicata dimezzano i voti del 2008

Se al livello nazionale il PD non vince e grillo stravince diventando con il 25,55 il primo partito  , quella in basilicata si può definire una disfatta per il partito di Speranza e Bubbico  , che perdono come partito il 13 % passano dal 38 al 25 , mentre il centrosinistra perde circa 10 punti passando dal 44 al 34.

 In provincia di Matera i Grillini diventano il primo partito col 26% distaccando il PD che raccoglie solo il 23 mentre il PDL è terzo con il 22. Buono il risultato di Sin Libe con il 5,95.
 A Policoro vince il centrodestra con il 32, 90% segue il centrosinistra con il con il 28 ,90 e subito dopo viene Grillo con 26,81.

Primo Partito a Policoro  è il PDl con il 27,73 pari a 2341 voti seguito da Grillo con 2296 pari al 26, 86 subito dopo viene il PD con il 18,08 pari a 1557. Vogliamo ricordare che sia il PD rispetto all'altra volta dimezza i voti ( 2008 3249 pari al 32%) ma la stessa sorte tocca al PDL che passa dal 45, 9 del 2008 (4599 voti) agli attuali  2341.

I candidati locali prendono nel caso della camera con serafino Di Sanza 631 voti pari al 7,41% , grande sud con Viola 167 voti, mentre Monti con Antonello Ripoli prende 615 voti pari al 7,99.

Gli eletti della Basilicata sono alla Camera per il Pd che prende 3 deputati , Speranza , Follino e M. Antezza , per sinistra e liberta il sindaco di Rionero Domenico Placido , per PDL Latronico e cinquestelle Liuzzi Mirella.

Al senato sono eletti 3 per il PD , Fattorino , Bubbico e Margiotta, 1 per  Sinistra e Libertà l'operaio Fiat Barrozzino per cinque stelle il policorese Vito Petrocelli, PDL Viceconte e per Monti Casini che rinuncerà ed entrerà Tito di Maggio

lunedì 25 febbraio 2013

a policoro al senato primo partito il PDL che la spunta per 98 voti su cinque stelle. grande sconfitto il PD.

 Definitivi dei voti a policoro al SENATO
PDL 2175
CINQUE STELLE 2074
pd 1594
monti 613
centro demogratico 343
sinistra e libertà 258
fRATELLI d'iTALIA 170
rc 100

cala del 20% l'affluenza alle urne a Policoro. (44 contro 64) Polemica sugli scrutatori

L'affluenza bassissima alle urne a Policoro è risultato di una campagna elettorale che non è mai cominciata, ma anche della crisi della rapporto tra la città e i partiti. Probabilmente domani questa analisi sarà confermata da un risultato che si annuncia straordinario da parte dei partiti antisistema. 20% in meno Policoro e un meno 9% in basilicata . numeri e cifre destinati a salire oggi.

Inoltre il boom degli scrutatori , anche a Policoro com e in tutta Italia nessuna rinuncia , anzi la corsa ai seggi nella speranza che qualcuno non si presentasse è andata a vuoto. La crisi e il bisogno di soldi e l'elemento di questa situazione. Polemiche invece per la scelta degli stessi , che Leone e l'amministrazione avevano promesso che avrebbero fatto tenendo conto dei Bisogni delle persone ed a sorteggio. Invece molti ci hanno segnalato che il criterio non è stato rispettato , nomi e persone scelte nell'elenco con situazione familiare normali , addirittura in un caso una intera famiglia , ci dicono legata a un consigliere componente della commissione , ciò il solito schifo della clientela alla faccia dei criteri che loro stessi si danno. La cosa dannosa e che si fanno proclami sui giornali per poi smentirsi il giorno dopo, a lungo andare questa situazione porterà danni incalcolabili. Chiediamo all'opposizione e allo stesso sindaco che ci ha detto  di non saperne niente, di verificare quando da noi affermato e smentirci nel caso di notizia falso diversamente agire con chi non ha rispettato i criteri promessi e le scuse alla città.

domenica 24 febbraio 2013

affluenza alle urne alle 22 a Policoro 44 contro il 64 delle precedenti elezioni. In provincia di matera 47 contro il 57. In basilicata l'affluenza alle 22 è stata del 46 contro il 55 della precedente tornata elettorale


affluenza urne alle 12 a Policoro , ha votato il 9,43%

l'affluenza a Policoro alle urne alle 12 è di 9,43 , nelle precedenti elezioni hanno votato il 12,62% 

Oggi seggi aperti. Noi per il voto utile , Ingroia alla camera e Grillo al senato. Intervento del candidato RC, Antoni Palagiano n° 2 Lista alla camera Ingroia


Oggi si vota dalle 7 alle 22 e domani dalle 7 alle 15. Da tempo questo blog e in genere la Lista  Policoro è Tua in primis Ivano Farina e Antonio Rizzo hanno fatto sapere l'orientamento di voto per le politiche , quello che noi consideriamo utile per questo paese , alla Camera per Ingroia e al Senato per Grillo. Vi terremmo informati inoltre sia dell'affluenza alle urne che dei risultati elettorali locali e nazionali , aggiornando costantemente il blog. Inoltre oggi postiamo un articolo del candidato  Lucano di Rivoluzione civile Dott.re Palagiano , un medico pediatra che trav le altre cose ha fatto una battaglia importante contro gli sprechi della sanità e si Impegno nel caso Inglaro , affinchè si affermasse l'autodeterminazione dei malati terminali.

Intervento del Dott.re Palagiano


Abolizione della modifica dell'articolo 18 e della riforma Fornero sulle pensioni. Due provvedimenti che non tutelano più i lavoratori, gli operai e le classi più deboli. Penso che sia la prima norma da cancellare da parte del prossimo governo. È la Rivoluzione Civile di Antonio Ingroia, quella che vuole portare avanti i diritti dei cittadini, contro quello di banche e poteri forti.
In Basilicata ci sono molte questioni aperte, prima fra tutte quella del petrolio. Rivoluzione Civile ha fatto propria la proposta lanciata da Greenpeace per uno sviluppo sostenibile, che allontani le estrazioni petrolifere dalle coste, punti su un'energia sostenibile e abbandoni gli idrocarburi. Porto Marghera, Casale Monferrato (ricordate l'amianto?), l'Ilva di Taranto.
L'Italia ha già dato. Non bisogna avere la memoria corta. Gli elettori devono sapere che a fronte di qualche posto di lavoro, non si può mettere a repentaglio la salute. In questi posti abbiamo visto morti, malattie, bambini nati anche con malformazioni. Il petrolio che viene raccolto in Basilicata arricchisce solo le grandi multinazionali, che soltanto le briciole lasciano ai cittadini. Bisogna aprire gli occhi.
La Basilicata è una terra bellissima, un panorama bellissimo e ha tante altre possibilità di dare lavoro ai suoi abitanti. Dare posti di lavoro vuol dire inventarsi nuova occupazione.
Crediamo che in Basilicata è attraverso l'agricoltura, il turismo e l'artigianato locale possa riempirsi questo vuoto. L'enologia, la gastronomia (siamo nel paese dell'aglianico), ci sono tante possibilità per i cittadini di ritrovare il loro sostegno e le fonti di guadagno.
Voglio rivendicare con orgoglio che in questa legislatura a cui ho partecipato come deputato, non ho mai, dico mai, votato provvedimenti ignobili (come la legge di Stabilità, che ha finanziato le calamità naturali escludendo gli alluvionati di Basilicata, o il Salva Italia che ha liberalizzato le estrazioni petrolifere) che hanno penalizzato le realtà locali. Sono decisioni che sono passate grazie alle pressioni di Bossi e di Maroni messe in atto durante tutta questa legislatura.

on. Antonio Palagiano
Candidato alla Camera dei Deputati per Rivoluzione Civile

sabato 23 febbraio 2013

Piovono pemessi delle compagnie petrolifere a trivellare il nostro mare E noi continuamoli a votare

Ricordiamo ai nostri elettori che i provvedimenti di liberalizzazione sulle trivelle sono state approvate dal governo Monti è votati all'unanimità dal partito unico della casta Italiana PD_PDL_UDC. Domai e dopodomani ricordiamocene
 pubblicato daKarakteria in data 20 febbraio 2013
Sono ben 11 le istanze di ricerca di idrocarburi nel Golfo di Taranto da parte di molte società petrolifere interessate all'estrazione di petrolio nel mar Jonio che è di scarsa qualità ma conveniente perchè in italia le compagnie possono pagare  royalties e compensazioni ambientali particolarmente  basse rispetto a quelle pagate nel resto del mondo.
Dopo l'Appenine Energy Srl e la Shell anche l'Eni presenta, con l'istanza d 67, richiesta di cercare idrocarburi nel Mar Jonio ma in questo caso rispetto a tutte le altre società petrolifere, l'Eni ha ricevuto anche l'esclusione VIA (Valutazione d'Impatto Ambientale) per la fase iniziale.
L'esclusione della VIA preclude ai comitati di cittadini di poter partecipare attivamente ad una fase amministrativa importantissima escludendo, di fatto, la possibilità di presentare osservazioni ed esprime parere negativo alla ricerca di idrocarburi in mare a cuasa del grave pericolo di danno ambientale che tale attività industriale comporta.
E' per questo motivio che il Comitato Mediterraneo NO TRIV ha deciso di inviare, al Ministero dell'Ambiente, richiesta di motivazione della esclusione VIA (Valutazione d'impatto Ambientale) per l'istanza dell'Eni.
In effetti, per la prima volta un comitato di cittadini si avvale di una direttiva della Corte di Giustizia Comunità Europea che nel 2009 ha indicato l'obbligo delle autorità amministrative competenti di comunicare ai cittadini che ne hanno fatto richiesta, dei motivi per i quali la decisione di esclusione della valutazione degli impatti ambientali è stata assunta.
Inoltre, il Comitato Mediterraneo NO TRIV chiede che il Ministero dell'Ambiente non si limiti a considerare ogni singola istanza delle società petrolifere separatamente ma di valutarle complessivamente.
Se una sola richiesta di ricerca e poi di estrazione di petorlio in mare può avere conseguenze anche gravi sull'ambiente e sulla salute dei cittadini, appare quanto meno necessario considerare tali effetti moltiplicati per ogni singola autorizzazione richiesta dalle società petrolifere.
La comunità Europea ha assunto un indirizzo di tutela ambientale molto forte con la decisione del Consiglio del 17 dicembre 2012 e pubblicata sulla Gazzetta ufficiale dell'Unione Europea il 9.1.2013.
Ll'UE ha così aderito al protocollo relativo alla protezione del Mare Mediterraneo dall'inquinamento derivante dall'esplorazione e dallo sfruttamento della piattaforma continentale, del fondo del mare e del sottosuolo.
La Comunità Europea si impegna, quindi, a proteggere il Mare Mediterraneo dalla attività petrolifere offshore, mentre l'Italia disattende nei fatti tali principi autorizzando un numero esoribitante di ricerca petrolifera in mare.
E' per questi motivi che il Comitato Mediterraneo No Triv ha anche deciso di sottoporre la questione alla Comunità Europea con una formale denuncia illustrando la necessità di agire con tempestività per fermare una politica di sfruttamento intensivo in un Golfo come quello di Taranto a forte vocazione turistica.

                                    Il portavoce del COMITATO MEDITERRANEO NO TRIV
                                                        Avv. GIOVANNA BELLIZZI

venerdì 22 febbraio 2013

Scandalo Fenice, Sigillito contrattacca: "De Filippo e Santochirico sapevano


'ex dg dell'Arpab replica punto su punto davanti al gup. Poi il pm chiede un rinvio per riconsiderare le accuse
di di LEO AMATO
Scandalo Fenice, Sigillito contrattacca:
"De Filippo e Santochirico sapevano"
Vincenzo Sigillito, ex dg Arpab

di LEO AMATO
POTENZA - A un certo punto ha tirato fuori persino un fascicoletto di 9 pagine intitolato “Allegato 3: inesattezze, falsità, interpretazioni forzate e commenti fuorvianti nelle indagini e nella richiesta di rinvio a giudizio”. Così alla fine il pm, che è rimasto in silenzio per tutto il tempo, mentre il gup stava già assegnando la data della prossima udienza di qui a un paio di settimane, ha chiamato un time out, chiedendo un rinvio un po’ più lungo per approfondire quanto emerso.
Fosse un incontro di pugilato l’udienza del processo sullo scandalo Arpab-Fenice-Pallareta che si è svolta ieri mattina è andata ai punti all’ex dg dell’Agenzia regionale per l’ambiente Vincenzo Sigillito. Doveva essere il giorno del suo interrogatorio e così è stato, con l’avvocato Tuccino Pace nel ruolo della guida che ha accompagnato l’uomo nero del più importante processo in materia di ambiente e pubblica amministrazione che si ricordi in Basilicata lungo l’impervio sentiero descritto nelle informative dei carabinieri del reparto operativo di Potenza. Sigillito, da par suo, ha scansato gli ostacoli più impegnativi lungo la via e quando è arrivato il momento di piazzare un allungo non si è fatto trovare impreparato difendendo i suoi e attaccando la procura accusata di emettere giudizi politici. 
Tipico il caso di uno degli interinali assunti dall’Agenzia, attraverso la Tempor, che era stato messo in ferie per fare da autista al suo amico nonché consigliere regionale e all’epoca assessore regionale all’ambiente Erminio Restaino. Restaino si sarebbe dimesso proprio a seguito di questa inchiesta, che lo vede imputato del reato - di per sé originale - di concorso esterno in un’associazione a delinquere che avrebbe avuto come scopo tra l’altro quello di procacciargli consenso attraverso le assunzioni di amici e parenti di amici. E Sigillito ha negato di essere stato a conoscenza della fede restainiana del lavoratore in questione prima della sua assunzione. 
L’ex dg non è stato tenero con i responsabili della sede materana che prima del suo arrivo avevano tenuto in un cassetto i dati sulla contaminazione della falda sotto il termovalorizzatore Fenice, e ha deposito nel fascicolo del gup anche la relazione appena conclusa della commissione d’inchiesta sul caso istituita dal consiglio regionale evidenziando quanto affermato a proposito dell’assenza di un reale incremento di patologie nella zona legate all’inquinamento.
A proposito della conversazione intercettata nel suo ufficio con il gestore della discarica di Venosa, a quel tempo anche socio di Fenice spa e considerato il trait d’union con la ditta proprietaria del termovalorizzatore, Sigillito ha spiegato di essersi rivolto a lui in qualità di esperto di problematiche ambientali. In più ha negato di avergli fornito notizie riservate sull’inchiesta della procura di Melfi sull’inquinamento provocato dell’impianto. Rispetto invece all’inerzia che gli viene contestata per non aver chiuso i forni dell’inceneritore di fronte all’evidenza di quanto stava accadendo si è aggrappato alle decisioni del Tar Basilicata che hanno annullato la sospensiva dell’autorizzazione decisa dalla Provincia dopo l’esplosione del caso. Ma non solo. 
L’ex dg ha infatti riferito di aver informato della situazione seppure in maniera informale già dal 2008 il governatore Vito De Filippo e l’allora assessore Vincenzo Santochirico. L’uomo nero dello scandalo sembra essersi stancato di fare il capro espiatorio.
    
A un certo punto ha tirato fuori persino un fascicoletto di 9 pagine intitolato “Allegato 3: inesattezze, falsità, interpretazioni forzate e commenti fuorvianti nelle indagini e nella richiesta di rinvio a giudizio”.
Così alla fine il pm, che è rimasto in silenzio per tutto il tempo, mentre il gup stava già assegnando la data della prossima udienza di qui a un paio di settimane, ha chiamato un time out, chiedendo un rinvio un po’ più lungo per approfondire quanto emerso.Fosse un incontro di pugilato l’udienza del processo sullo scandalo Arpab-Fenice-Pallareta che si è svolta ieri mattina è andata ai punti all’ex dg dell’Agenzia regionale per l’ambiente Vincenzo Sigillito.
Doveva essere il giorno del suo interrogatorio e così è stato, con l’avvocato Tuccino Pace nel ruolo della guida che ha accompagnato l’uomo nero del più importante processo in materia di ambiente e pubblica amministrazione che si ricordi in Basilicata lungo l’impervio sentiero descritto nelle informative dei carabinieri del reparto operativo di Potenza. Sigillito, da par suo, ha scansato gli ostacoli più impegnativi lungo la via e quando è arrivato il momento di piazzare un allungo non si è fatto trovare impreparato difendendo i suoi e attaccando la procura accusata di emettere giudizi politici.
Tipico il caso di uno degli interinali assunti dall’Agenzia, attraverso la Tempor, che era stato messo in ferie per fare da autista al suo amico nonché consigliere regionale e all’epoca assessore regionale all’ambiente Erminio Restaino. Restaino si sarebbe dimesso proprio a seguito di questa inchiesta, che lo vede imputato del reato - di per sé originale - di concorso esterno in un’associazione a delinquere che avrebbe avuto come scopo tra l’altro quello di procacciargli consenso attraverso le assunzioni di amici e parenti di amici.
E Sigillito ha negato di essere stato a conoscenza della fede restainiana del lavoratore in questione prima della sua assunzione. L’ex dg non è stato tenero con i responsabili della sede materana che prima del suo arrivo avevano tenuto in un cassetto i dati sulla contaminazione della falda sotto il termovalorizzatore Fenice, e ha deposito nel fascicolo del gup anche la relazione appena conclusa della commissione d’inchiesta sul caso istituita dal consiglio regionale evidenziando quanto affermato a proposito dell’assenza di un reale incremento di patologie nella zona legate all’inquinamento.
A proposito della conversazione intercettata nel suo ufficio con il gestore della discarica di Venosa, a quel tempo anche socio di Fenice spa e considerato il trait d’union con la ditta proprietaria del termovalorizzatore, Sigillito ha spiegato di essersi rivolto a lui in qualità di esperto di problematiche ambientali. In più ha negato di avergli fornito notizie riservate sull’inchiesta della procura di Melfi sull’inquinamento provocato dell’impianto. Rispetto invece all’inerzia che gli viene contestata per non aver chiuso i forni dell’inceneritore di fronte all’evidenza di quanto stava accadendo si è aggrappato alle decisioni del Tar Basilicata che hanno annullato la sospensiva dell’autorizzazione decisa dalla Provincia dopo l’esplosione del caso.
Ma non solo. L’ex dg ha infatti riferito di aver informato della situazione seppure in maniera informale già dal 2008 il governatore Vito De Filippo e l’allora assessore Vincenzo Santochirico. L’uomo nero dello scandalo sembra essersi stancato di fare il capro espiatorio.

giovedì 21 febbraio 2013

Sentenza Tribunale dei Ministri ;scorie Nucleare a Scanzano Jonico , Bubbico sapeva


TRIBUNALE DI CATANZARO
COLLEGIO PER IL TRIBUNALE DEI MINISTRI
DECRETO DI ARCHIVIAZIONE
Il Tribunale, riunito in Camera di Consiglio e composto:
l. Carlo Fontanazza Presidente 2. Carmen Misasi Giudicen3. Lucia Monica Monaco Giudice
Nel procedimento n. 91/2007 Mod. 21 a carico di Giovanardi Carlo Amedeo a cui è riunito il procedimento n. 94/2007 Mod. 21 in ordine al seguente reato:
violazione dell'art. 595 c.p. per avere offeso la reputazione diCarelli Giovanni, Presidente della Provincia di Matera al momento del fatto, dichiarando in un'intervista al giornale “II Quotidiano” del 18.2.2006, che il Presidente della Provincia di Matera sapeva ed aveva dato l'assenso al Governo, sull'utilizzo di Terzo Cavone, in cambio di 5.000 miliardi di lire, per la Regione, come sito unico per la messa in sicurezza delle scorie radioattive in territorio di Scanzano, negando poi tale accordo al momento della protesta popolare e imputando la responsabilità al Governo Nazionale. Ciò contrariamente al vero riguardo la posizione del Presidente dello Provincia di Matera
violazione dell'art. 595 c.p, per avere offeso lo reputazione diBubbico Filippo, Presidente della Regione Basilicata al momento del fatto, dichiarando in un'intervista al giornale “II Quotidiano” del 18.2.2006, che il Presidente della Regione Basilicata sapeva ed aveva dato l'assenso al Governo, sull'utilizzo di Terzo Covone, in cambio di 5.000 miliardi di lire, per la Regione, come sito unico per la messa in sicurezza delle scorie radioattive in territorio di Scanzano, negando poi tale accordo al momento dello protesta popolare e imputando la responsabilità al Governo Nazionale. Ciò contrariamente al vero riguardo la posizione del Presidente della Regione Basilicata.
Fatti commessi in Castrolibero (CS) luogo di stampa e di prima diffusione del giornale, in data 18.2.2006, con querela in data 3.3.2006
Letti gli atti; Concluse le indagini; Visto il parere del P.M. in data 19.12.2007, che ha concluso per lo trasmissione degli atti alla Camera dei Deputati per le determinazioni di competenza;
OSSERVA
…Nel merito ritiene il Collegio che non sussistano le condizioni per sostenere lo fondatezza della notizia di reato in giudizio.
In particolare, dalla documentazione prodotta dall'indagato, emerge come i querelanti, per espressa indicazione di esponenti del Governo e, segnatamente, del Ministro Matteoli e delSottosegretario Letta (cfr. verbale del Consiglio dei Ministri del 13.11.2003) erano stati informati, onde acquisire le loro determinazioni, sull'ipotesi di indicare come sito di stoccaggio delle scorie radioattive, il Comune di Scanzano Jonico. In particolare, era stato riferito al Ministro Giovanardi, quale membro del Governo, da parte dei predetti soggetti istituzionali e formalmente in un verbale del Consiglio del Ministri, che il Sindaco del Comune era d'accordo, avendo chiesto, però, un intervento in favore del Comune di tipo indennitario, che era d'accordo anche la Provincia, e che il Presidente della Provincia, odierno querelante, aveva richiesto preliminarmente un parere legale ad un avvocato, e che il Presidente della Regione, odierno querelante, se pur si era dichiarato contrario,aveva assicurato di non cavalcare in seguito la protesta popolare, e di volere chiedere misure di accompagnamento e cioè vantaggi economici di natura risarcitoria per la Regione. Da ciò emerge documentalmente, che l'indagato, al momento delle sue dichiarazioni al giornale, oggetto di denuncia, fosse certo perché in possesso di tali informazioni della cui attendibilità non vi era motivo di dubitare, di riferire cose vere circa lo posizione dei querelanti, criticati perché in seguito erano venuti meno ai loro impegni politici assunti con il Governo, cavalcando lo protesta popolare. Né le forme usate dall'indagato nella comunicazione con il giornalista appaiono esorbitanti il limite della continenza, essendosi limitato a richiamare i fatti, ed avendo esposto le proprie critiche con espressioni in sé non offensive ed in modo sereno. D'altra parte,l'importanza della questione politica e la posizione del dichiarante come Ministro, nonché la posizione pubblica dei querelanti, giustificavano la necessità dell'esternazione oggetto di contestazione. Tali circostanze impongono, allo stato, di ritenere non integrata l'illiceità del fatto.
P.Q.M
Il Tribunale, Dispone l'archiviazione dei procedimenti così riuniti e la restituzione degli atti al P.M.; Manda alla Cancelleria per quanto di competenza.
Depositato In Cancelleria
PS. Caro Senatore non ti agitare la sentenza non c'è la data il generale ne Giggino u flop , ma semplicemente e agli atti del tribunale di Catanzaro.

mercoledì 20 febbraio 2013

Sito Unico Nazionale: Bubbico sapeva. Era d’accordo?

Domani su questo Blog in esclusiva la sentenza del tribunale dei Ministri di Catanzaro che inchioda Bubbico e company.


La pubblicazione del verbale del Consiglio dei Ministri tenutosi il  13.11.2011 (L'indipendente Lucano del 12.11.2011) riporta al centro dell'attenzione civica la questione della moralità della politica: quando l'azione politica è morale? Quando un politico compie atti immorali? E non ci riferiamo certo al moralismo bacchettone con cui si vorrebbe eludere il problema. La moralità politica coincide col compiere atti ed assumere decisioni nell'interesse del bene comune. L'immoralità, ovviamente, è l'opposto. Non essendo professori e nemmeno cultori di filosofia, andiamo nel pratico, sul terreno degli esempi. È morale il politico che, avendo dati sull'inquinamento prodotto da Fenice, non li partecipa ai suoi concittadini? Che non assume decisioni conseguenti?
Ecco che la questione del deposito unico delle scorie nucleari italiane è attualissimo poiché l'immoralità politica in questa martoriata Lucania è attualissima e dilagante. Filippo Bubbico (all'epoca Governatore della Basilicata) giura di non essere stato affatto consenziente al piano (diventato decreto legge) che mirava a concentrare in Scanzano Jonico, piccola municipalità della piccola Basilicata, tutte le scorie nucleari presenti in Italia. Intanto occorre evitare di mischiare fischi per fiaschi. Distinguiamo due aspetti: 1) Bubbico sapeva dell'ipotesi "Scanzano"?2) Era disponibile ad una protesta solo di facciata, al cosiddetto accoglimento morbido?

Ci sono almeno otto atti formali che incastrano Bubbico sulla prima  questione. Filippo Bubbico sapeva che Scanzano era nel "mirino" nucleare, storia iniziata quando al Governo c'era Massimo D'Alema. Ecco le prove:

1) 7.11.2000 - Carlo Chiurazzi (assessore regionale) scrive al Ministro dell'Ambiente On. Willer Bordon (1° governo D'Alema). Carlo è    consapevole e consenziente circa l'insediamento unico nazionale di scorie nucleari;
2) 10.9.2001 - la Giunta regionale (presieduta da Filippo Bubbico) costituisce un gruppo di lavoro composto da docenti emeriti dell'Università di Basilicata e dirigenti apicali della Regione Basilicata per esprimere una valutazione tecnico-scientifica sullo studio realizzato dal gruppo di lavoro Stato-Regioni circa gli elementi emersi dall'evoluzione degli studi della SOGIN (società posseduta interamente dal Ministero del Tesoro e deputata alla gestione e stoccaggio delle scorie nucleari) e dell'ENEA. Delibera n. 1932;
3) 9.7.2002 - L'assessore Carlo Chiurazzi ritira la delibera, mai più riproposta, di presa d'atto dello studio redatto dal "comitato scientifico" che  determinava l'inidoneità della Basilicata ad ospitare il sito unico nazionale per lo stoccaggio delle scorie nucleari;
4) 11.3.2003 - Il Comune di Montalbano Jonico (amm.ne di centro-sinistra), con delibera n. 9, approva un ordine del giorno inerente "indicazione area per lo stoccaggio nucleare";
5) 31.3.2003 - Il Comune di  Bernalda (amm. ne di centro-sinistra), con delibera n. 15, approva un ordine del giorno sull'ipotesi di stoccaggio di materiale nucleare nella zona metapontina;
6) 31.3.2003 - Il Comune di Rotondella (amm.ne di centro-sinistra), con delibera n. 7, approva un ordine del giorno sull'individuazione del sito nazionale di deposito dei rifiuti radioattivi;
7) 4.8.2003 - Il Comune di Pisticci (amm. ne di centro-sinistra), con delibera n. 39, approva un ordine del giorno sull'ipotesi di stoccaggio di materiali nucleari nella zona del metapontino;
8) 4.10.2003 - Il gruppo consiliare della "Margherita" alla provincia di Matera (amm.ne di centro-sinistra), promuove un convegno a Rotondella con i vertici della Sogin dal tema emblematico: "Sogin: opportunità e prospettive".
Sulla seconda questione, diversamente, non abbiamo prove ma solo indizi: 1) Poteva Nino Carelli (Presidente della Provincia) trattare con un "noto avvocato" e dichiararsi disponibile al sito unico senza avvisare la figura apicale dell'amministrazione regionale? 2) Potevano Gianni Letta (sottosegretario alla Presidenza del Consiglio) e Altero Matteoli (Ministro per le Politiche Ambientali) inventarsi la balla della "disponibilità di Bubbico a non fare barricate"? Oggi Bubbico chiama in causa non meglio specificati "poteri occulti" che vorrebbero vendicarsi di lui che impedì l'insediamento delle scorie a Terzo Cavone (Scanzano Jonico). Buttiamola in casciara, se vi pare. Ma è proprio certo che quell'operazione fu scongiurata solo e soltanto da un imprevisto e imprevedibile sussulto di civismo dei lucani che i padroni del vapore ed i piccoli ras locali (Bubbico compreso) mai avrebbero pensato capaci di tanta determinazioni. Sottoposti come erano (e sono) agli abusi ed ai soprusi di quattro miserabili politicanti che fanno dell'immoralità lo status quo. Dal Verbale del Consiglio dei Ministri del 27.11.2003 ...Presidente BERLUSCONI: "Altero (Matteoli, ndr), tu sai quanto ti voglio bene e quanto ti stimo.
Tuttavia, in franchezza e in coscienza, ho dato la mia adesione e ho condiviso la decisione dell'altro Consiglio perché, a mia espressa domanda, mi si è risposto che non c'era alcun problema a livello locale (siamo d'accordo con comune e provincia, la regione non farà chiasso); questo mi è stato detto. Invece, è caduta la ragione prima della nostra adesione e il sindaco cavalca la protesta; poi non c'è stata neppure comunicazione. La gente non sa che è un problema che abbiamo ereditato dagli altri, che è un problema che  coinvolge la pericolosità di molti siti; non abbiamo fatto una comunicazione adeguata. Ora, sarà anche colpa mia che, in questi giorni, sono molto impegnato sul progetto di Costituzione europea, ma in effetti non abbiamo governato a dovere un problema delicato e difficile e le reazioni che ci hanno scatenato contro non sono contro di te, sono contro il Presidente del Consiglio e contro Forza Italia; siamo noi che abbiamo avuto il calo di quattro punti. Siamo qui a fare politica, a prendere delle decisioni, ma se non abbiamo il consenso non c'è decisione che tenga. Ecco perché sono molto perplesso nell'insistere sulla proposta di Scanzano, perché la protesta non era prevista per le assicurazioni esplicite che avevo avuto".






martedì 19 febbraio 2013

MONNEZZA E RANDAGISMO: ecco uno spaccato di vita quotidiana nella citta' di Policoro


Oggi vediamo un video che abbiamo preso da Facebook , dove è evidente lo stato di abbandono che vive la città. Infatti scrive Domenico Pangaro Interista che ha postato il filmato "MONNEZZA E RANDAGISMO: ecco uno spaccato di vita quotidiana nella citta' di POLICORO(video).....questa e' ad oggi la realta' che si vive e si respira nella citta' d'Ercole. a questo punto chi dovremmo ringraziare per questo splendido colpo d'occhio????...... dobbiamo ancora prendere in giro la cittadinanza per quanto tempo????....... e ancora.... i continui scarica barili avranno modo di cessare per il bene della comunita'???....oppure oltre a doverci difendere dai cani randagi dovremmo successimamente armarci di di scopa e quantaltro per scacciare RATTI E quantaltro che e' ancora peggio dalle nostre case..... ai posteri l'ardua sentenza......!!!!!! Fino ad oggi abbiamo visto tante parole e promesse fatti nessuno........ anzi in alcune zone la situazione è peggiorata..........


lunedì 18 febbraio 2013

Le spese folli del consiglio regionale lucano. Vacanze e signorine così così.La piccola miserevole mignottocrazia

Vacanze e signorine così così. Al vaglio il rischio di altri sperperi come quelli già accertati: tra le carte anche soggiorni all’estero

POTENZA - C’è la signorina di dubbia professione che ha disconosciuto il contratto di collaborazione a suo nome, e piuttosto ha ammesso una frequentazione “a chiamata” con il consigliere. Ci sono le fatture di ristoranti oltreconfine che sembrano accessorie di un periodo di beata vacanza con i propri cari, più che di impegnative missioni internazionali. Pranzi di compleanno per sé e per i propri familiari. Fatture inesistenti, fatture contraffatte, fatture usate più volte, spese personali (anche le più banali), e tanto altro ancora: tipo portaborse fantasma, e schede carburante che farebbero la felicità di qualunque distributore. Tutto pagato con soldi pubblici, e raccolto in un unico grande libro che rischia di travolgere un’intera classe dirigente, senza distinzioni tra destra e sinistra. Perché in Basilicata la mangiatoia per anni è stato un fatto bipartisan.Sono al vaglio dei pm Eliana Franco e Sergio Marotta da mercoledì i risultati del lavoro di quasi quattro mesi sulla documentazione giustificativa del “rimborso” per spese di segreteria e rappresentanza, che tra il 2010 e il 2011 è finito in tasca a 48 tra consiglieri, assessori esterni più il governatore, che si sono avvicendati nel parlamentino di via Verrastro. Certo se si vanno a guardare le presenze, rispetto ai lavori dell’assemblea, c’è chi è stato più assiduo e chi molto meno. Ma poco conta, dato che il rimborso lo intascavano lo stesso, e perdipiù in maniera anticipata a colpi di 2.600 euro al mese. Poi però bisognava presentare le proverbiali “pezze”, ed è qui che a quanto pare si sarebbe scatenato il più squallido dei saccheggi alle casse dell’assemblea. All’inizio era solo un sospetto alimentato dagli scandali del Lazio e della Campania che il Quotidiano della Basilicata aveva provato a smentire chiedendo di vedere le carte. Ma in tanti si sono opposti, e gli uffici hanno eretto uno scudo di protezione invocando la privacy dei consiglieri, nemmeno si trattasse della loro biancheria sporca. Poi sono arrivati in forze finanza, carabinieri e polizia, e non si sono limitati a una scorsa veloce: hanno esaminato ogni singolo scontrino risalendo alla fonte per accertarne la veridicità. E ne è venuto fuori di tutto.Ai due magistrati spetterà adesso il compito di portare avanti un’inchiesta destinata a restituire la dubbia moralità di tanti, tantissimi per essere precisi, e la sfrontatezza, se non proprio l’arroganza e la presunzione d’impunità, di tutti gli altri, sempre in numero considerevole, che con ogni probabilità verranno chiamati a renderne conto davanti al Tribunale. Soltanto in pochi finora sarebbero andati esenti da segnalazioni: si parla di 9 in tutto nell’arco delle due legislature, ma concentrati perlopiù tra quelli non rieletti della prima, per cui sono stati presi in considerazione gli ultimi sei mesi e basta. A pensar male si capisce anche perché, se si considera che tra le spese ammissibili per legge al rimborso ce ne sono diverse riferibili a una campagna elettorale, con la possibilità - utilissima in occasione di simili ricorrenze - di giustificare ora per allora pure il “non speso” già erogato in precedenza. Legale ma immorale, tanto per restare in tema, dato che il contributo di cui si parla era stato previsto per «l’esercizio del mandato senza vincoli di mandato», mentre il rinnovo del mandato è cosa molto diversa. Resta aperta la questione dei tempi, vista la mole e la complessità degli accertamenti effettuati che richiederebbero uno studio più che approfondito. D’altra parte c’è però l’esigenza di impedire che altri soldi vengano sperperati da chi ha dimostrato leggerezza, o peggio, nell’utilizzo di risorse pubbliche. Qui però il discorso andrebbe diversificato, distinguendo i singoli consiglieri dai capogruppo e dagli assessori in carica che ogni giorno firmano delibere di spesa più o meno impegnative a seconda del rispettivo portafoglio. Per i primi di fatto la questione quasi non si pone, una volta reintrodotti - da un lato - i controlli dell’ufficio economato per l’anno 2012 (quelli sostanzialmente aboliti dal 2005, ndr) e tagliati - dall’altro - i rimborsi stessi con la spending review sugli sprechi degli enti locali. Per i rimanenti, al contrario, la questione potrebbe essere presa molto sul serio, come avvenuto anche in altre regioni dove sono scattate misure cautelari di vario tipo. Un’eventualità che potrebbe comportare una proroga sui termini di chiusura delle indagini fissati per aprile e la trasmissione degli atti al gip per un ulteriore vaglio di quanto emerso finora.
Tratto dal Quotidiano della Basilicata di Leo Amato

domenica 17 febbraio 2013

l'ITALIA GIUSTA QUELLA DA ROTTAMARE

IL SENATORE BUBBICO EX GENERALE (POI VI DIREMO PERCHè EX) è IL PRIMO FIRMATARIO DELL'EMENDAMENTO CHE FISSAVA CONDIZIONI FAVOREVOLI PER MPS.

sabato 16 febbraio 2013

Corruzione, cancro da 60 miliardi è la terza causa di danno all'erario


Corruzione, cancro da 60 miliardi
è la terza causa di danno all'erario

Un fenomeno in costante crescita, per la Corte dei conti si è annidato nelle pubbliche amministrazioni. Il guardasigilli ha annunciato una riforma contro le nuove forme di reato nei rapporti imprese-Stato di EMANUELE LAURIA


ROMA - È una voragine in cui sprofondano i conti pubblici. Sessanta miliardi di euro che, in un Paese chiamato a stringere la cinghia, rappresentano il costo della corruzione. Il fenomeno, hanno spiegato i giudici contabili, è in costante crescita "e si è insediato e annidato dentro le pubbliche amministrazioni". Finendo per costituire la terza causa di danno all'erario. 

L'ultimo allarme, fatto risuonare nel corso di un'audizione alla Camera dal presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino, ha trovato pronta eco nelle tabelle di Transparency International, che vedono l'Italia scendere in due anni dal 63° al 69° posto dell'indice di percezione della corruzione. Siamo in compagnia del Ghana e delle Isole Samoa e quartultimi in Europa davanti solo a Grecia, Romania e Bulgaria. Non sono numeri vuoti: Transparency ha stimato che per ogni peggioramento in classifica si perde il 16 per cento degli investimenti dall'estero. Al contrario, scalando qualche gradino, si attrarrebbero preziose risorse.

L'economia reale, insomma, risente oggi più che mai dell'effetto nefasto del malaffare. Nelle capitali politiche del Continente, anche in questo campo, hanno puntato gli occhi sul nostro Paese: il Greco, l'organismo del consiglio d'Europa deputato alla prevenzione e al contrasto della corruzione, in un recente rapporto ha espresso preoccupazione per la mancanza di un programma nazionale coordinato e per l'indipendenza "solo parziale" delle strutture chiamate a fronteggiare il ritorno delle mazzette negli uffici pubblici. D'altronde, l'istituzione di un'autorità unica anti-corruzione sganciata dal potere politico è prevista anche da diverse convenzioni internazionali, dell'Ocse come dell'Uncac, un'organizzazione di Stati nata per combattere le infiltrazioni illecite nell'amministrazione.

Il tutto mentre la nuova legge contro la corruzione, varata dal governo Berlusconi nel marzo del 2010, dopo il sì del Senato attende ancora il via libera definitivo della Camera. Il ministro della Giustizia Paola Severino ha annunciato una riforma per sanzionare nuove figure giuridiche come la corruzione privata all'interno delle imprese. Il crimine, per adesso, corre più veloce delle norme. 

Battaglia impari per la Corte dei conti
nel 2010 recuperati solo 293 milioni

E' una battaglia impari, quella contro la corruzione. Basti pensare che, a fronte del costo plurimiliardario del fenomeno, la Corte dei conti nel 2010 è riuscita a recuperare nel complesso"solo" 293 milioni. Di questi 32,19 milioni sono il risultato delle 47 sentenze emesse dalle quattro sezioni d'appello con le quali sono stati condannati per danni patrimoniali da reato contro la pubblica amministrazione 90 funzionari pubblici. E bisogna aggiungere 4,73 milioni per danni all'immagine. Le sezioni regionali della Corte invece hanno emesso 350 sentenze con condanne al pagamento di 252,68 milioni per danni patrimoniali e altri 3,57 per danni all'immagine della pubblica amministrazione. Ma incombono le citazioni in giudizio da parte delle procure regionali della Corte: delle 227 depositate, 95 riguardano reati di truffa e falso, 50 peculato e 40 concussione e corruzione. Nel Lazio il maggior numero di citazioni, poi Calabria, Sicilia e Campania.

"Tassa" di mille euro sul contribuente
ma nel calcolo non c'è il sommerso
Che la corruzione non sia soltanto un aspetto del malcostume italico è ormai un fatto assodato. In una visione più prosaica, ha invece un peso economico che incide, su ogni contribuente, per circa mille euro a testa. E frena gli investimenti esteri. I sessanta miliardi di "buco" stimati dalla Corte dei conti rischiano di essere solo una buona approssimazione perché, come spiega il presidente della Corte dei conti Luigi Giampaolino, i reati di corruzione sono caratterizzati da "una rilevante difficoltà di emersione ed esiste una scarsa propensione alla denuncia, non solo perché si tratta di comportamenti che spesso nascono da un accordo fra corruttore e corrotto ma anche perché, nell'ambiente in cui sorgono, anche le persone estranee al fatto, ma partecipi all'organizzazione, non dimostrano disponibilità a denunciare fenomeni di tal tipo". 

L'Italia al 69° posto nel mondo
in Ue peggio solo Grecia e Romania
In una scala che va da 0 (molto corrotto) a 10 (per niente corrotto), l'Italia anche quest'anno ha una valutazione molto negativa: 3,9 punti. La stessa dell'anno scorso, ma con un arretramento nella posizione in classifica poco edificante: Transparency international, organizzazione con sede a Berlino, ora colloca il nostro Paese al 69° posto. E quart'ultima in Europa, davanti solo a Grecia, Romania e Bulgaria. Dato che ha portato la presidente della sezione italiana di Transparency, Maria Teresa Brassiolo, a lanciare un appello: "Fate il possibile per abbattere il livello di corruzione diminuendo i costi pubblici e quindi il debito". "Sono necessarie - afferma Walter Forresu, membro del board - misure strutturali che riducano in maniera drastica il costo della governance e della politica". Fra le proposte di Transparency Italia l'adozione di codici di condotta per i membri del parlamento e del governo.

In 5 anni reati in costante aumento
prescrizione fenomeno inquietante
Anche la magistratura ordinaria registra un aumento dei reati contro la pubblica amministrazione: in particolare i procedimenti per concussione, nei cinque anni fra il 2005 e il 2010, sono stati in costante aumento: da 114 a 144 quelli per cui hanno proceduto otto grandi uffici giudiziari (Milano, Torino, Venezia, Firenze, Roma, Bari, Napoli e Palermo). Il dato, fornito dal governo italiano, è contenuto in un rapporto del Greco datato 14 giugno 2011. L'organismo del consiglio europeo non ha mancato di far notare che "i procedimenti giudiziari falliti per la scadenza dei termini di prescrizione è ritenuta causa, almeno nella percezione del pubblico, di una parte inquietante della corruzione". Il governo Berlusconi, nei dati inviati a Strasburgo, si è vantato di una diminuzione del 3 per cento del numero delle prescrizioni, dal 2009 al 2010.

Soppresso l'alto commissariato
manca un'authority indipendente

Il tema lo hanno posto, a più riprese, organizzazioni internazionali come l'Ocse e l'Uncac (nazioni unite contro la corruzione): l'esigenza, per i Paesi che lottano il malaffare, di costituire un'autorità anti-corruzione "indipendente, stabile, efficace". In Italia questa struttura non esiste, da quando - nel 2008 - il governo ha soppresso l'alto commissariato trasferendone le funzioni al dipartimento della funzione pubblica presso la presidenza del Consiglio. Il Greco, organismo del consiglio d'Europa, nel denunciare una situazione italiana in chiaroscuro, ha additato in un rapporto datato 14 giugno 2011 la mancanza di un programma nazionale coordinato contro la corruzione e parlato di una "parziale indipendenza" delle unità organizzative italianeSoppresso l'alto commissariato manca un'authority indipendente.

Nella nuova legge un piano nazionale
l'osservatorio e l'incompatibilità
Un piano anti-corruzione nazionale che sarà l'insieme di singoli programmi regionali, da presentare in Parlamento e periodicamente aggiornare. E ancora: un osservatorio che fornisca alle istituzioni dati e statistiche ufficiali sul fenomeno. Quindi norme sulla ineleggibilità alla Camera e al Senato di condannati in via definitiva. Il disegno di legge, varato il primo marzo 2010 dal governo Berlusconi, ha avuto a giugno l'ok del Senato ma attende di essere esaminato dalla Camera. In ogni caso, il ddl che giace a Montecitorio non è sufficiente, secondo il nuovo Guardasigilli Paola Severino: "Ci sono figure giuridiche nuove come la corruzione privata all'interno delle imprese, cioè una forma di corruzione - ha detto il ministro a Repubblica - che non riguarda pubblici ufficiali". 

Rapporto stretto con il riciclaggio
prima "industria" del nostro Paese
La corruzione come parte di una zavorra economica più pesante, quella dei costi dell'illegalità. È una particolarità del caso-Italia. Se è vero che, come denuncia il Gafi (gruppo d'azione finanziario internazionale contro il riciclaggio), "è stretto il rapporto fra corruzione e riciclaggio in Europa", è vero pure che quest'ultima voce nel nostro Paese ha una rilevanza non secondaria: 150 miliardi, il 10 per cento del Pil. "È la prima industria italiana", segnala il procuratore antimafia Piero Grasso nel libro "Soldi sporchi" scritto con Enrico Bellavia. E la corruzione, il fatturato delle mafie, il pizzo, l'evasione fiscale fanno crescere ancor di più il peso del malaffare sul debito pubblico. "Un furto da 330 miliardi", secondo Luciano Silvestri della Cgil. L'ultima cifra da raccontare: quella dello spread fra un Paese onesto e uno fuorilegge.