Ritorniamo sulla questione del terremoto
con un ottima nota di Antonio Nicastro , non per fare facile allarmismo ma per
chiedere prevenzione. Intanto subito il comune deve darci certezza della Tenuta
sismica dei Locali pubblici in primis le scuole , poi Comune prefettura e
Provincia tutte ogni uno per le proprie competenza pubblicare sui propri siti i
PIANI DI EMERGENZA ; PERCHE' I CITTADINI LI DEVONO CONOSCERE PER METTERLI IN
PRATICA; Prevenzione significa preparare le persone
INOLTRE CHIEDIAMO A VOI LETTORI DI QUESTO BLOG , DI SUGGERIRCI
INIZIATIVE DI SOLIDARIETà PER DARE UNA MANO ALLE PERSONE COLPITE DAL TERREMOTO
IN EMILIA.
Il tragico terremoto che ha colpito l’Emilia, un area fino ad oggi
ritenuta simicamente tranquilla, i gravi danni arrecati al patrimonio artistico
e monumentale, ci hanno particolarmente impressionati, il pensiero è andato
alla sera del 23 novembre 1980 e si sono risvegliate paure
ormai sopite.
Una notizia, fra le tante provenienti dall’epicentro del sisma, merita un
doveroso approfondimento.
In Emilia stava per essere creato il primo deposito sotterraneo di
gas metano in Italia, nonostante l’opposizione delle popolazioni, dei
sindaci, della stessa Regione Emilia Romagna, l’iter autorizzativo era quasi
completato e la società Erg Rivara Storage era pronta a
stoccare a 2.800 metri di profondità 3,7 miliardi di metri cubi di
metano in 19 pozzi.
La terribile scossa del 20 maggio scorso ha avuto come
epicentro proprio l’area dove è previsto il maxideposito di gas, fra gli
effetti sul suolo causati dal terremoto sono ben evidenti le spaccature nel
terreno per cui il fronte di chi si oppone alla realizzazione del deposito è
tornato a rumoreggiare evidenziando che se il sottosuolo a cavallo delle
province di Modena, Ferrara e Bologna fosse stato “riempito”
di gas con ogni probabilità si sarebbe verificata una immane tragedia. Per
questo motivo il ministro dell’ambiente Corrado Clini ha
dichiarato di voler sospendere il rilascio delle autorizzazioni.
Le vicende del terremoto emiliano devono essere occasione di dibattito
in Basilicata, regione notoriamente classificata altamente
sismica, in relazione ai progetti che prevedono, fra l’altro, la
realizzazione in Valbasento di un deposito da 1,4
miliardi di metri cubi tra Grottole, Ferrandina, Pisticci e
Salandra a cura del colosso russo Geogastok.
Qui in Basilicata, al contrario di quanto accade in Emilia, le autorità
locali sono favorevoli alla realizzazione del deposito di gas, i
sindaci dei comuni in cui ricadono i pozzi svuotati dal gas estratto negli anni
passati hanno più volte sollecitato la Regione Basilicata ad accelerare le
pratiche per concedere le autorizzazioni.
A cercare di resistere alcune associazioni ambientaliste, non tutte
(Legambiente, per esempio non si è mai occupata di queste faccende) e pochi
cittadini particolarmente sensibili.
In Basilicata, dunque, regione ad elevatissimo rischio sismico,
non si è affrontato il problema deirischi indotti che la
realizzazione di un deposito sotterraneo di gas può causare. Strano davvero.
Nell’Emilia, erroneamente ritenuta zona a basso rischio il problema è stato
affrontato in maniera molto incisiva con assemblee pubbliche con la
partecipazione di eminenti scienziati, geologi, esperti della materia per cui
il fronte dell’opposizione ha avuto ragione in virtù di quanto accaduto con la
forte scossa del 20 maggio.
In Basilicata si tende a banalizzare le proteste dei cittadini e delle
associazioni ambientaliste, non ci si sofferma a studiare i possibili rischi
derivanti da un sisma di intensità elevata, non si sa cosa succederebbe ai
tanti kilometri di gasdotti che dovrebbero attraversare la nostra regione per
stoccare il gas nelle viscere della terra. Si sorvola su un aspetto
fondamentale afferente la salute dei lucani, ignorando il principio di
precauzione presente nella nostra Costituzione e si spera di creare
sviluppo con l’obolo delle compagnie che vengono ad “investire” in Basilicata.
Il passato ed il presente non hanno insegnato nulla agli amministratori
lucani che ancora credono alla favola delle royalties.
Senza strumentalizzare alcuna vicenda degli ultimi anni della storia della
Basilicata, limitandoci a leggere la realtà sociale, c’è da rimanere
interdetti.
Fallito il progetto di industrializzazione, nei poli chimici in Valbasento e
a Tito scalo, rimangono i segni di un devastante inquinamento che
tarda ad essere eliminato, centinaia di lavoratori ammalatisi nelle fabbriche
che utilizzavano l’amianto, migliaia di metri quadri di terreni resi
inutilizzabili perché irrimediabilmente contaminati, non sono stati risparmiati
i corsi d’acqua.
Dal sogno industriale infranto si è passati a quello “energetico”. Ed ecco
il famoso accordo con l’ENI che ha autorizzato le estrazioni
petrolifere in un’area a forte vocazione agricola e turistica senza pretendere
il rispetto degli accordi sul monitoraggio ambientale e sanitario, una
macchia della politica nostrana che in tutti questi anni ha dormito alla grande.
Dopo quindici anni di estrazioni la Valdagri non è diventata
il Texas lucano, anzi…… tutti i Comuni ai margini dei pozzi
hanno le stesse problematiche di tutti i comuni dell’interno della Basilicata e
devono fare i conti con unospopolamento spaventoso e con una
economia collassata.
Possiamo affermare, senza temere di essere smentiti, che il
petrolio non ha portato lo sviluppo promesso. Ha però contribuito a
devastare l’ambiente e le condizioni di salute di molti lucani.
Un altro polo petrolifero si sta realizzando nella valle del Sauro,
un nuovo centro oli è in costruzione, nuove condotte attraverseranno la regione
per congiungersi all’oleodotto che arriva a Taranto, il tutto in
una zona sismica fra le più importanti d’Italia e dove le sole
“prove” di nuove estrazioni creano già allarmi e preoccupazione ed anche oggi,
come ieri, si opera senza che le Istituzionioperino un
benché minimo monitoraggio ambientale.
Alla luce di quanto poteva succedere nella pianura padana non
sarebbe il caso di verificare se tutte le installazioni presenti e future
presenti in Basilicata potranno reggere in presenza di eventuali, tocchiamo
ferro, nuovi terremoti? Sperando che le notizie di stampa di questi
giorni che parlano di “probabili” scosse di una certa importanza che
potrebbero interessare l’Appennino meridionale e la Sicilia nel giro di un
anno, siano destituite di ogni fondamento.
http://www.protezionecivile.gov.it/resources/cms/documents/pericolos_d0.pdf
http://www.rainews24.rai.it/it/canale-tv.php?id=27506
http://www.palermomania.it/news.php?id=38594
Ti sbagli, caro
Astronik, non hai letto la gazzetta di domenica .... il prof Doglioni, geologo
numero 1 in Italia ha detto che è tutt'apposto. Dormi tranquillo. Dimenticavo,
gli studi di Doglioni sono stati usati dalla Erg per giustificare la
presenza del deposito di gas in emilia romagna, quello che la Regione Emilia
non ha autorizzato e dove i cittadini, quando questi prof (c'era anche Boschi e
non so se c'era anche Doglioni) sono passati gli hanno gridato "venduti
... venduti ... venduti". Occorre ricostruire le regole di questa nazione
inserendone una per prima: o si è prof universitari o si è consulenti di enti
pubblici e società private ... o si è procuratori o si è consulenti della
Regione .... di banche eccetera eccetera.
Anche questa è la
basilicata.
QUINDI NOI NON CI FIDIAMO