Noi proviamo a farlo lo stesso, ma non è di facile lettura l'esito delle primarie cittadine del Pd. Non tanto per la vittoria di Gianluca Marrese, che era quasi scontata, quanto per l'affluenza al voto e le dinamiche che lo hanno prodotto in questi termini.
Per quanto riguarda l'affluenza al voto i democratici hanno di che gioire: quasi 3000 persone a testimonianza della voglia di partecipazione e del potere di coercizione che mantiene il partito: data la larga affluenza non si può negare infatti il dato della presenza di un voto di opinione, come d'altra parte non si può credere alle incredibili parole della segreteria cittadina che ritengono che il voto di opinione sia stata l'espressione della totalità dei voti.
I due pretendenti reali, le figure per cui il partito aveva sollevato i propri apparati e i propri poteri forti erano Marrese e Montesano, la partita si è giocata prevalntemente fra loro e alla fine ha vinto il bubbichiano grazie ad uno scarto di soli 51 voti.
Nessuna novità, nessuna rivoluzione, nessuna sorpresa, nessuno stravolgimento dei pronostici nella terra dell'immobilismo e del moderno feudalesimo. Una encomiabile capacità di mobilitazione, un'organizzazione impeccabile, un bellissimo abito nuovo sul corpo malato di una storia ormai troppo vecchia.
Il voto di opinione ha giocato la sua minima parte, un ruolo ben più determinante lo hanno giocato amici e parenti dei candidati a sindaco e soprattutto dei 96 candidati consiglieri delle almeno 6 liste presenti nella coalizione di centro sinistra, di sicuro non completamente estranei ai giochi di partito e agli spifferi delle correnti.
Il fatto inoppugnabile è comunque che la partita si è giocata prevalentemente all'interno delle correnti del Pd e l'apparato l'ha vinta (1060 voti per Marrese, 1011 per Montesano, solo 844 per Labriola): l'apparato dal potere incantatore, l'apparato delle promesse e dai "debiti" da restituire, l'apparato che sposta i voti come scatole dal peso leggero e detiene la volontà e l'anima delle persone, decide della loro esistenza e della loro sopravvivenza materiale e sociale; l'apparato che ancora una volta non ha ragionato in termini di governabilità e di sviluppo collettivo, non ha ragionato sulla base dei progetti e delle proposte, ma solo sulla base delle sue lotte interne e degli interessi delle correnti.
Indicativo è anche il dato che sembra essere sfuggito a tutti e che invece dovrebbe far riflettere: 72 ribelli all'interno del Pd (50 schede nulle, alcune con dei bei disegnini e 22 bianche), 72 persone che con tutta probabilità dovevano esserci per forza domenica al comune, ma che di nascosto hanno disobbedito alle regole e ascoltato il loro orgoglio.
Un altro fatto importante, anzi fondamentale ai fini dell'esito del responso finale è sicuramente il voto degli stranieri: in tutto 155 (90 cittadini comunitari in prevalenza rumeni e 65 extracomunitari, quasi esclusivamente albanesi). Trattandosi dell'anello sociale ed economico più debole e facilmente ricattabile della comunità policorese, si può ipotizzare a ragione interi pacchetti di voto nelle mani dei loro datori di lavoro (sarebbe meglio incominciare a riutilizzare la parola "padroni") che si sono spostati a secondo degli interessi di chi li ha accompagnati. E non sono pochi e non soltanto all'interno del Pd quelli che stanno usando gli stranieri della nostra città come merce di scambio o numeri anche per presenziare e affollare conferenze. Questo è vergognoso e lesivo della dignità umana, ma Spartaco è attorniato, intimorito e solo di questi tempi in questa regione ed già è tanto se almeno una di quelle 72 schede nulle fosse la sua.
Alla fine dei conti, comunque il dato è questo: Chiurazzi ha perso, per poco ma ha perso. Bubbico ha vinto, non da solo ma ha vinto e ora può dire e chiedere ancora di più e, in vista delle politiche del 2013, aumenta il suo peso che ultimamente sembrava stesse calando.
Ha vinto Antonio Di Sanza che, allontanato proprio da Marrese, sta rientrando piano piano nel partito da gran competitor; Di Sanza che ha accettato di appoggiare il suo acerrimo nemico proprio per rientrare nei giochi e -si vocifera - per una imminente carica e un'improvissa competenza e passione per l'Acquedotto lucano.
Ha vinto Marrese al quale spetterà il complicato compito di tenere iniseme una coalizione che è una Torre di Babele destinata a crollare presto, minata com'è non solo dalle differenze di linguaggi e vedute, ma dagli interessi di partito e dai diversi interessi economici dai quali sono sostenuti, dai venti tremendi delle correnti e dai livori che queste primarie, altro che pacificare, stanno acuendo.
Marrese, sindaco di Policoro, all'indomani dell'imminente crollo dell'amministrazione potrà dire che la torre è crollata per colpa degli altri e poco importa: lui intanto avrà iniziato il suo cursus honorum (la sua carriera politica).
Se quest'analisi è esatta ha vinto la peggiore politica immaginabile, ma speriamo di sbagliarci.
Tornando al voto e ai vincitori, sicuramente hanno vinto anche Leone e il centro destra che, non sono rimasti a guardare domenica. Voci, commenti e testimonianze raccontano che hanno portato anche loro più di qualcuno a votare alle primarie e speravano in Marrese: fra i tre il candidato più debole e più facilmente attaccabile.
Tratto da Karakteria.org